1. Aiuto

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"Mi stringe come se volesse distruggere il mondo e salvare soltanto me."
-Charles Bukowski


Sentendo delle voci maschili provenire da dietro di me, accelero il passo spaventata. Non sono solita essere preoccupata quando cammino per strada, o sentirmi allarmata e in pericolo, ma stavolta la situazione mi agita davvero.

È da qualche minuto che sento dei passi dietro e, dopo essermi girata, mi sono resa conto che tre ragazzi stanno camminando troppo vicini a me e, ogni tanto, cercano di richiamare la mia attenzione. Sto cercando di ignorarli in ogni modo, anche perché dal modo di fare non sembrano molto sobri, perciò non ha senso che io provi ad allontanarli o che. La cosa che mi conviene fare è entrare nel primo posto affollato e perdermi tra le persone. Non ho intenzione di recarmi alla stazione per aspettare il pullman con questi tipi alle calcagna.

"Dai bella, vieni a farci un po' di compagnia." mi fischiano dietro e reprimo la voglia di girarmi e fare loro un dito medio. "Siamo così tristi e soli." scoppiano immediatamente a ridere dopo aver pronunciato queste parole e io vengo attraversata da un brivido di terrore. Non voglio essere paranoica, ma questi non si stufano e la situazione sembra, per questo, essere sempre peggiore.

Accelero ancora il passo sentendo il mio fiato affannarsi e nello stesso istante, a qualche metro da me, noto qualcuno che è fermo in attesa del suo ordine davanti a una piccola pizzeria che solitamente fa consegne fino a tardi. Osservo la sua figura attentamente e, raccogliendo tutto il coraggio del mondo, gli cammino incontro e mi sistemo accanto a lui. Non ho idea di chi sia, ma penso sia un'ottima scusa per allontanare questi tre tizi e convincerli a lasciarmi in pace.

"Eccomi, scusami se ho fatto tardi." uso un tono di voce abbastanza alto per far sì che loro sentano "Mi hanno trattenuto a lavoro più del dovuto." cerco di mostrarmi sorridente e convincente, mentre il ragazzo sconosciuto gira appena la testa e posa i suoi occhi chiari su di me. Mi scruta con aria confusa e io strabuzzo appena gli occhi come a chiedergli di reggermi il gioco.

Lui sposta lo sguardo dietro di me, sui ragazzi che stanno continuando a fischiare e si stanno avvicinando, e poi riprende a guardarmi come se ora avesse capito ogni cosa. "Ehi, eccoti, finalmente. Ho già ordinato una pizza anche per te." mi sorride dolcemente e rilascio un sospiro di sollievo sentendo le sue parole e il suo tono di voce abbastanza alto, quasi quanto il mio.

I ragazzi ci passano dietro sbuffando e prendendosi in giro tra loro dicendosi che era ovvio che 'non sono una che l'avrebbe data facilmente', reprimo un conato di vomito e mi stringo nel giubbotto mentre il ragazzo accanto a me si mette davanti e delicatamente posa una mano sul mio braccio. Alzo lo sguardo sui suoi occhi e lo osservo mentre mi scruta con una nota di preoccupazione.

"Ehi, va tutto bene? Hai bisogno di bere un po'?" annuisco incapace di pronunciare una frase di senso compiuto e lui subito chiede una bottiglietta d'acqua alla pizzeria, poi me la porge. La afferro con le mani che tremano e ne bevo qualche sorso, obbligandomi a riprendere pieno controllo del mio corpo, respirando profondamente.

"Grazie." mormoro al ragazzo che mi sta fissando in attesa che gli dica come sto "Dico davvero, grazie per avermi retto il gioco, mi hai letteralmente salvato."

Lui scuote appena il capo, come a sminuire il suo gesto, poi indica l'interno della pizzeria "Posso offrirti una pizzetta calda? Ne ho davvero prese due." solo ora che mi sto calmando mi rendo conto del suo forte accento straniero "Credo serva per aiutarti a calmarti."

Ci penso su un momento e poi, dopo aver sentito il mio stomaco lamentarsi visto che a lavoro non ho avuto un minuto libero per poter mangiare, annuisco in modo imbarazzato. "Va bene, però lascia che ti dia i soldi della mia pizzetta, per favore. Mi sentirei troppo in colpa visto quello che è appena successo."

"Sicura? Non mi costa nulla offrirtela, anzi... se posso aiutarti in qualche modo, visto ciò che è successo, mi farebbe piacere." me lo propone senza nessuna nota di malizia o senza voler risultare strafottente.

Gli sorrido in segno di ringraziamento e poi annuisco appena "Sono sicura, mi dici quanto ti devo e mi sentirò meno in debito." anche se avermi aiutata senza nemmeno conoscermi non è un debito che certamente si può estinguere così facilmente.

"Va bene. Ho fame comunque, ordineremo anche una porzione di patatine. Ti va?" gli faccio un gesto affermativo con la mano e lui comunica immediatamente l'ordinazione alla pizzeria, affacciandosi alla piccola finestrella che dà sulla strada.

Io bevo qualche altro sorso e poi mi batto la mano sul viso, rendendomi conto di non essermi nemmeno presentata mentre lui mi sta offrendo da mangiare. Mi accorgo solo ora che sto tornando un po' in me. "Comunque non mi sono presentata. Io sono Esmeralda, piacere." gli porgo la mano e lui me la stringe immediatamente.

"Piacere, io sono Alexis." sorride ancora con dolcezza e cordialità e poi la sua attenzione viene richiamata dal pizzaiolo che lo avvisa che il suo ordine è pronto. "Pago io e poi mi dai la tua parte dopo." non aspetta nemmeno risposta ed entra dentro la pizzeria, così io lo seguo per non restare fuori da sola. Lui mi rivolge immediatamente uno sguardo rassicurante, notandomi e intuendo la paura che ho di restare fuori in questo momento, e poi mi fa gesto di avvicinarmi. "Comunque se vuoi un passaggio a casa, posso farlo."

Sgrano immediatamente gli occhi e scuoto il capo. Non penso sia il caso che salga in macchina con qualcuno che non conosco. Sì, è gentile e sembra un bravo ragazzo, ma non so nulla di lui e, purtroppo, non mi fido così ciecamente. "Non so se sia..." mi interrompe subito alzando la mano, capendo anticipatamente ciò che sto per dire, poi rivolge il suo sguardo al pizzaiolo e inizia a parlare con lui

"Eugenio, spiega alla ragazza che sono affidabile, voglio solo darle un passaggio a casa." sorrido sentendo il suo tentativo di farmi convincere dall'uomo dietro il bancone che, subito, ride scambiandosi uno sguardo con la donna che sta facendo i conti, poi annuisce in direzione di Alexis.

"Puoi stare più che tranquilla, non ci sono cattive intenzioni nella sua testa. Potrei dire che è il ragazzo più bravo che conosca." il biondo accanto a me ringrazia l'uomo, un po' con fare imbarazzato, poi cambiano discorso mentre Alexis si avvicina a pagare.

Io rimango ferma e in silenzio a osservare la scena, pensando se sia giusto o meno accettare quel passaggio. Insomma, la sola idea di continuare a camminare da sola con la possibilità di incontrare nuovamente quei tipi mi mette i brividi. Inoltre Alexis sembra essere conosciuto qui dentro e che le persone abbiano una buona opinione di lui.

Persa nei miei pensieri, mi rendo conto che ha finito di pagare e ha già in mano il vassoio con le pizzette e le patatine, perciò salutiamo gentilmente e usciamo dalla pizzeria. Io mi stringo nel giubbotto, poi giocherello con la bottiglietta che mi ha aiutato a calmarmi, mentre alzo lo sguardo sul suo e mi rendo conto che sta per parlare.

"Hai tempo per dirmi se vuoi che ti accompagni a casa, ma almeno per mangiare sarà meglio sedersi in macchina, fa letteralmente troppo freddo per restare qua fuori." sospiro leggermente e poi annuisco in segno affermativo, mentre lui indica una FIAT 500 rossa parcheggiata a pochi metri da noi "Quella è la mia auto. Finalmente mangiamo, non ce la faccio più."

Ridacchia e io lo seguo a ruota, trovando contagioso il suo modo di ridere, poi si dirige verso la sua 500 e io gli cammino dietro, in silenzio. In fin dei conti mi ha aiutata senza nemmeno conoscermi e mi ha offerto un aiuto anche dopo, vedendomi scossa e impaurita, perciò penso che mangiare con lui, per quanto strano possa sembrare, potrebbe non essere una cattiva idea.

Nota: 23:37 ehi raga... questa storia non me l'ha chiesta nessuna, ma la volevo io e l'ho scritta. È un po' diversa dal solito ma mi andava e quindi è vostra.

Aspetto commenti. Buonanotte, baci. Ele🤍

Semplicità||Alexis SaelemaekersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora