41. La porta della vita

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[Pov Izuku]

Izuku aprì gli occhi ritrovandosi a fissare un limpido cielo azzurro, qualche nuvola bianca ne schiariva la superficie mentre i raggi del sole ci passavano attraverso. Si mise seduto guardandosi intorno, a circondarlo una distesa di erba ricoperta da fiori di albero di pesco. Si alzò in piedi togliendosi alcuni petali dai capelli, poi vide una porta bianca apparire dal nulla, la maniglia color oro con una chiave infilata nella toppa.

«Ma che...»

Provò a cercare qualcuno, una qualsiasi persona che potesse spiegargli la situazione. Il nulla. Silenzio più totale, tranne che per i cinguettii degli uccelli in lontananza. Decise di camminare così da raggiungere la porta, ci girò intorno confuso, ma alla fine mise la mano sulla maniglia. Gli salì il cuore in gola, fece scattare la chiave che creò un suono sordo, e un leggero venticello spalancò la lastra di legno attirandolo all'interno. Sgranò gli occhi confuso. Trattenne però il fiato appena riconobbe il posto in cui si trovava. Il lago, l'erba ricoperta di fiori bianchi e rossi, un sentiero sdrucciolato alle spalle. Era un luogo che frequentava da piccolo, e che ora visitava spesso insieme a Katsuki.

Delle voci acute lo fecero voltare. Vide due bambini sdraiati vicino ad un tronco d'albero. Si avvicinò piano piano, uno aveva la chioma bionda con le iridi cremisi, mentre l'altro sia i capelli che gli occhi verdi. Si bloccò capendo che si trattava di lui e di Bakugou.

«Possibile che sia...»

Un ricordo. Uno di quei ricordi persi nella profondità della sua memoria.

«Non voglio che vai via.» disse Katsuki strappando un filo d'erba.
«Neanche io, Kacchan. Ma mio papà vuole che vado via con lui.» sussurrò il piccolo Izuku, sull'orlo di scoppiare a piangere.
«Io non voglio!» il biondo scattò in piedi «Noi due dobbiamo sposarci da grandi! Non possono portarti via.»
«Kacchan...non urlare.» il verdognolo si passò la mano sul viso tirando su con il naso.
«Chiederò a mio papà di farti restare con noi!» continuò Bakugou mettendosi in ginocchio davanti a lui «Noi due staremo sempre insieme.»
«Mi mancherai, Kacchan.» sussurrò Izuku con un sorriso triste.

La versione in miniatura di Katsuki gli prese il viso tra le mani lasciandogli un piccolo e dolce bacio a stampo sulle labbra. Dovevano avere all'incirca sette e sei anni.

«Io ti ritroverò, Izuku-chan.»

Midoriya guardò quella scena con sgomento. Il ricordo di quei bambini, un ricordo tanto importante, come aveva potuto dimenticarlo? I due piccoli si abbracciarono, e lui venne tirato indietro da qualcosa che non riuscì a vedere. Attraversò di nuovo la porta, questa volta senza la sua volontà, e rotolò su un pavimento duro, che capì solo dopo essere quello di casa sua.

«Kacchan...» sussurrò il suo nome sperando di vederlo apparire.

Doveva essere un sogno mescolato ad attimi della sua vita già passati. Strinse le mani fino a far diventare le nocche bianche, poi una risata attirò la sua attenzione. Quella di Katsuki. Di scattò si alzò raggiungendo il salotto, ma si fermò quando vide una versione di se stesso tra le braccia di Bakugou. Ridacchiavano sul divano, sussurrandosi qualcosa, e il biondo gli accarezzava la pancia picchiettando le dita sulla pelle lasciata nuda.

«Dovresti andare a lavarti se vuoi uscire per cena.» disse Midoriya lanciandogli una occhiata.
«Non riesco a smettere di pensare che qui dentro c'è il mio piccolo, o piccola.» Katsuki si piegò mettendo le labbra sulla sua pancia «Natsuki? Sono papà.»
«Ma smettila!» il verdognolo scoppiò a ridere «Sono solo di sei settimane, ancora non può sentirti.»
«Hah? Impossibile.» borbottò l'altro, che però si bloccò «Aspetta. Se già aspettavi un bambino vuol dire che...cazzo. Gli ho fatto male mentre facevamo...»
«Kacchan, sei troppo paranoico.» Izuku gli accarezzò i capelli «Non gli hai fatto niente. La dottoressa questa mattina ha detto che è tutto apposto.»

Bakudeku [Omegaverse] •Chained•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora