Iniziazione

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POV MADISON

I miei incubi sono come un tornado che mi risucchia e mi risputa fuori quando ne ha voglia. Non mi abbandonano più.
Un minuto prima sono di nuovo chiusa dentro a quelle quattro pareti di cemento e il minuto dopo vengo ributtata nella realtà. Ammaccata e stanca.

Mi sveglio di soprassalto annaspando e cerco con la mano Travis di fianco a me ma non lo trovo.
Mi alzo di scatto e sento la testa pulsare tremendamente facendomi rivenire in mente quello che ho fatto ieri sera, e cazzo, sono stata proprio stupida.
Controllo la sveglia sul comodino e sono appena le cinque di mattina, non so neanche l'ora precisa per andare.  Mi metto a sedere sul bordo del letto e mi porto le mani sulla testa, che cogliona.

Dopo qualche secondo sento la porta aprirsi e la sua presenza è così ingombrante che non potrei non rendermi conto di lui e del suo sguardo ardente su di me «Sgridami pure sono pronta» alzo lo sguardo e nel suo non trovo rabbia, neanche delusione solo tanto nervosismo. Non mi rincuora affatto.

«Non lo farò, il tuo dopo sbronza ti servirà da lezione, ti avrei svegliata tra qualche minuto tieni questa intanto» mi porge il bicchiere che tiene in mano, che diavolo c'è lì dentro?
Come se mi leggesse nel pensiero mi risponde.
«È una aspirina per il mal di testa, bevi, non ho intenzione di ucciderti bambolina» sorride appena ed io mi rilasso un po'.

«Grazie, sono stata così stupida, mi dispiace veramente» mi sento troppo in colpa.
Proprio prima del nostro incarico dovevo fare la cogliona. Volevo solo sentirmi normale per una sera.

Si abbassa mettendosi sulle ginocchia e mi circonda con le sue braccia massicce «Smettila bambolina non fa niente» mi accarezza dolcemente i capelli «Ora vestiti che dobbiamo andare»

Annuisco incapace ribattere, pensavo si sarebbe arrabbiato di più, anzi lo immaginavo furioso e invece...
Mi meraviglia sempre di più il suo atteggiamento.

Mentre mi vesto vengo assalita dal panico.  L'ansia ormai ha preso possesso del mio copro e non riesco a scrollarla di dosso.
Non ho mai fatto nulla per loro di questo tipo ed ho paura, una paura fottuta.

Decido di indossare una maglia nera piuttosto leggera, pantaloni cargo sempre neri e i miei anfibi. Lego i capelli in una coda alta e sono pronta.

Prendendo spunto dall'abbigliamento di Trav ovviamente, sono praticamente la sua copia in miniatura.

Mi sorride non appena entro in salone, insieme scendiamo verso la jeep senza parlare.
Lo vedo che è nervoso, forse meno di prima ma la cosa non mi rassicura lo stesso, non lo fa per niente.

Sbuffo e inizio a guardare fuori dal finestrino non appena parte. Allunga una mano sulla mia coscia e questo mi aiuta appena a distendere i nervi fin troppo tesi «Andrà tutto bene bambolina»

«Lo spero» gli dico stringendogli la mano.
La città è ancora immersa nel silenzio mentre ci dirigiamo al capannone degli Heil poco fuori dalla metropoli.

Quando arriviamo non riesco a credere ai miei occhi, sembra un fottuto rimessaggio di auto.
Anzi no è più simile ad un concessionario perché sono quasi tutte nuove di zecca o almeno lo sembrano.
Sono talmente lucide che mi ci potrei specchiare.
Faccio un giro su me stessa guardando l'immensità del capannone, hanno stile quello non gli si può negare.

C'è troppo silenzio e la cosa non mi piace per niente.
Di punto in bianco a rompere la calma ci pensano dei passi provenienti da una scala a chiocciola, Derek.
Probabilmente al piano di sopra ci saranno degli uffici o non saprei e non so se ho voglia di scoprirlo.

«Buongiorno ragazzi» ci accoglie con un sorriso smagliante «per la signorina questo è il nostro Angar dove teniamo tutte le bestioline, Travis tu già lo conosci» fa segno con la mano di seguirlo ed io guardo Trav per intimarlo a venire con me con un cenno della testa, non ci vado da sola con lui.

Un ritorno inaspettatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora