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Cercai di accantonare i pensieri su Rafe in un angolo almeno per il resto della giornata, per quanto le parole di Topper avessero risvegliato qualcosa in me quel giorno avevo ben altro da fare. Avevo impiegato tutto il resto della giornata lavorativa al Wreck a pensare ad un possibile piano per sistemare le cose con i miei amici e alla fine, dopo numerosi ragionamenti contorti e senza senso, una lampadina si accese nella mia mente, finalmente avrei potuto fare qualcosa di concreto per aggiustare i miei rapporti con i pogues, che al momento avevano tutta l'aria di essere un vaso in mille pezzi.

La prima tappa del mio piano maleficò fu l'alimentari di Paul, amico fidato di mia madre che non si faceva problemi a vendermi dell'alcol. Ero pronta a spendere tutti i soldi ricavati nell'ultima settimana per due bottiglie di vodka pura, scelta molto obiettabile dato il suo sapore di detersivo per i piatti ma, nonostante il gusto vomitevole la vodka aveva il potere di stendermi e io sapevo benissimo il mio limite e i diversi stadi che mi faceva attraversare. L'idea era quella di usarli a mio vantaggio.

"Hey Paul" dissi non appena la campanella attaccata la porta avvertì il proprietario della mia presenza.
"Alex da quanto tempo, come stai?" rispose amichevole. Paul era un tipo sulla quarantina e mandava avanti da ormai quindici anni l'attività di famiglia, l'alimentari. Lui e mia madre si conobbero grazie a mio padre, il quale era un suo caro amico  ma poi quando si trasferì sul versante dei kook non guardò più in faccia nessuno e la sua famiglia non fu l'unica cosa che abbandonò.
"Non mi lamento" invece mi lamentavo eccome, tutta la mia esistenza era una lamentela costante, mi succedevano cose brutte e avevo una tendenza a ingigantire tutto, facendo due calcoli non avevo mai pace.
"Menomale" mi rivolse un sorriso cordiale mentre io vagavo tra le mensole degli alcolici alla ricerca del mio obbiettivo.
"Tu come stai?" chiesi mentre prendevo le bottiglie che mi interessavano.
"Tutto ben- Woah per chi sono quelle?" indicò i miei due futuri acquisti.
"Una è per mamma e l'altra è per me, ma se ti fa stare meglio sono entrambe per mia madre" gli feci un occhiolino complice e lui sbuffò senza rifiutare però i miei soldi, prima di pgare però aggiunsi anche un pacchetto di Chesterfield blu, il mio solito.
Mentre osservavo i miei soldi svanire mi consolai con il pensiero di fare pace con i miei amici e che il mio piano sarebbe andato a gonfie vele.

Tornai a casa a passo spedito e speranzosa. Con la vodka io avevo quattro stadi: nel primo c'era tutta l'euforia iniziale che comprendeva iperattività e una felicità scostante, il secondo era caratterizzato dalla vista un po' offuscata e dalle parole che andavano a rallentatore, come tutto il resto del corpo, il terzo stadio era quello in cui dicevo tutte le cose senza collegare mente e cervello, anche chiamato lo stadio della verità, avrei potuto dire i peggiori segreti e non rendermene conto, infine c'era il quarto stadio, quello in cui basicalmente non riuscivo più a fare niente e mi limitavo a dormire pregando di non finire in coma etilico.

Ovviamente la mia meta era il terzo stadio, quello mi avrebbe permesso di dire ogni cosa senza un freno nè un limite, mi avrebbe dato la fiducia che ormai i miei amici avevano perso.

Mi misi una maglietta oversize a maniche corte e degli shorts elasticizzati, non sapevo in che condizioni sarei tornata a casa quindi pensai che fosse meglio partire già indecente. Presi uno zaino per mettere dentro i due sieri della verità e con la mia magliettona e una sigaretta tra le labbra uscii di fretta di casa.
Anche se non parlavo con gli altri da ormai due giorni sapevo benissimo che a quest'ora si sarebbero trovati in spiaggia per uno dei loro party-non party. Non mi interessa cosa avrebbero detto, io andavo lì con un obbiettivo e non me ne sarei andata finchè non avessero sentito ogni singola parola che avevo da dire.

Arrivata sulla spiaggia vidi subito un fuocherello che mi aiutò a localizzarli, un passo in più verso la realizzazione era andato, ora toccava a tutto il resto, alla parte difficile.

Appena mi videro le risate cessarono e tutti gli occhi si puntarono su di me come se fossi un'aliena appena scesa sulla Terra per sterminare la razza umana o chissà quale altro essere.

"Non sei la benvenuta qui" disse John b con la testa bassa, probabilmente non avendo il coraggio di dirmi quelle cose guardandomi negli occhi.
"Non mi interessa, dovete sentire quello che ho da dire" dissi decisa.
"Perchè dovremmo? Fino ad'ora non hai fatto che mentirci" rispose cauto Pope nonostante le sue parole avevano ben poco di cauto.
"Dovresti andare a casa Alex" rispose triste Sarah ma io non volli sentire ragioni, non mi sarei mossa da quella maledetta spiaggia nemmeno con una gru.
"No"
"Vattene" JJ si alzò in piedi fronteggiandomi.
"Non prima che mi abbiate ascoltata" ribattei decisa.
"Puoi anche parlare ma non ci fidiamo per un cazzo di te" mi urlò ad un palmo dal viso e nonostante avessi chiuso gli occhi impaurita per un momento cercai di non scompormi.
"Lo so" ammisi.
"Allora perchè rimani?" chiese Kie.
"So che non vi fidate più di me ma dovete sapere tutta la verità e ho un modo per dirvela in modo che vi possiate fidare" lentamente estrassi dallo zaino la prima bottiglia.
"Vuoi ubriacarti per provarci che possiamo ancora fidarci di te?" domandò Pope scettico.
"In vino veritas" alzai la bottiglia accennando un sorriso.
"Quella è vodka" rispose JJ acido.
"Allora in voka veritas" ribattei e anche se fece di tutto per nasconderlo sul suo viso apparve un timido sorriso.

Per entrare nel terzo stadio avrei dovuto bere circa dodici shottini, non avevo tempo da perdere così decisi che la cosa più giusta era scolarmeli tutti di fila e pregare di non dover tornare a casa con l'ambulanza. Più liquido facevo scendere nella mia gola e più sentivo l'alcol bruciarmi e offuscarmi la mente togliendomi ogni possibilità di pensare. A furia di mandare giù bicchierini su bicchierini i miei occhi si colorarono di un rosso opaco facendomi entrare nel secondo stadio, la vista offuscata infatti a stento mi permetteva di riconoscere le facce dei miei amici, l'unica cosa che riucivo a vedere era che stavano beneficiando della seconda bottiglia divindendosela tra loro senza esagerare, così che potessero rimanere coscienti nel mio interrogatorio.

Gli ultimi due shottini furono il biglietto di entrata nel terzo stadio, quelli che mi fecero perdere del tutto il contatto tra il cervello e la lingua, ormai i filtri non esistevano più e in quello stato sarei riuscita a dire anche le cose che nascondevo persino a me stessa.

"Sei pronta?" disse Pope una volta capito che era arrivato il momento, io mi limitai ad annuire.
"Ora ti farò delle domande e tu dovrai raccontarmi tutto, senza omettere niente intesi?" continuò come se stesse sul serio facendo un interrogatorio e io mi sentii come una serial killer a dover testimoniare i reati commessi.
"Tanto non avrei la forza di mentire" dissi con una leggera risatina alla fine.
"Meglio, quand'è stata la prima volta che tra te e Rafe c'è stato qualcosa?" chiese piano sotto gli sguardi truci di tutti.
"Dopo che ci ha aggrediti al country club" risposi per poi approfondire "Io ero andata a casa sua per cercare Sarah ma trovai lui e mi beccò nella sua stanza, non so perchè ero entrata lì, fatto sta che mi mise le mani al collo minacciandomi ma lo trovai sexy, insomma lo era eccome, e quindi ci baciammo" I miei amici e Sarah in particolare, fecero tutti un'espressione confusa, in effetti il passaggio tra mani al collo e lingua in bocca poteva sembrare amibiguo lo riconoscevo.
"Perchè non l'hai detto a nessuno?" chiese questa volta Sarah.
"Inizialmente mi vergognavo di me stessa, che pogue sarei stata dai" sebbene le mie parole fossero più vere del fatto che ci trovavamo su una spiaggia, la mia voce risultava scherzosa e sembrava come se stessi per scoppiare a ridere da un momento all'altro.
"Quando hai accettato il nostro piano di vendicarci avevi seriamente intenzione di farlo?" Pope tornò a fare le domande.
"Si ma dopo quel bacio stare vicino a Rafee era troppo rischioso" feci una pausa "infatti mentre facevo finta di provarci abbiamo fatto sesso" mi scappò una risatina mentre gli altri assunsero una faccia disgustata.
"Perchè non ci hai mai detto niente?" urlò JJ chiaramente arrabbiato con me.
"Avevo paura di perdervi" abbassai lo sguardo.
"Si perchè lui è un coglione Alex" continuò ad urlare il biondo ma Sarah lo richiamò.
"Io ci ho provato ad ignorarlo scusate" una lacrima scese dal mio occhio sinistro, la quantità di alcol presente nel mio corpo rendeva impossibile controllare le  emozioni che sentivo tutte amplificate come se me le stessero sparando a tutto volume nelle orecchie.
"E perchè non ci sei riuscita cazzo?!" mi gridò in faccia JJ alimentando i rubinetti dei miei occhi.

"Perchè mi sono innamorata porca puttana!" urlai davanti ai volti scioccati dei miei amici.

𝐛𝐚𝐝 𝐢𝐝𝐞𝐚 𝐫.𝐜.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora