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Il giorno dopo mi svegliai scossa e frastornata, quella notte non dormii niente e lo stress causato dal mio non-riposo era ai limiti della decenza. Nonostante ciò non potevo semplicemente restare a casa a poltrire, e forse non mi sarebbe nemmeno andato, mia madre era ancora turbata, seppur fossero passati anni da quando mio padre l'aveva lasciata lei non si era mai ripresa del tutto, non ne  aveva nemmeno avuto il tempo, aveva subito dovuto pensare a far entrare il denaro che sarebbe mancato in assenza di Richard. Comunque dovevo andare al Wreck, magari lavorare mi avrebbe distratta o comunque mi avrebbe tenuto impegnata.

Che diavolo voleva Richard da me? Mi aveva abbandonata, mi aveva lasciata senza un padre e ora si rifaceva vivo con uno squillo al telefono? Non l'avrei mai accettato no, aveva perso il diritto di avere un legame con me nel momento in cui varcò la soglia di casa non tornando più, nel momento in cui tradì mia madre con una kook, nel momento in cui si dimenticò di avere una figlia. Ero incazzatissima, non aveva nemmeno chiamato a me personalmente no, aveva chiamato a casa, io probabilmente non avrei nemmeno risposto vedendo il suo numero, in realtà il suo numero nememno lo avevo, non si era degnato di avere un contatto con me, nemmeno via telefono, ed ora sembrava essersi svegliato tutto d'un tratto. Non ero più la ragazzina dolce e carina che si era lasciato alle spalle anni fa, ed era colpa sua se io ero diventata così, forse dare la colpa del mio carattere a lui poteva risultare un po' immaturo da parte mia ma non mi importava, in quel momento non mi fregava un cazzo di niente, mi sentivo come una bomba, pronta ad esplodere da un momento all'altro.

Questo fu tutto quello a cui pensai mentre mi dirigevo sul luogo di lavoro, non volevo sentire nessuno, ero come un cane con la rabbia, avrei morso chiunque avesse tentato di rivolgermi la parola. Prima di poter parlare con qualsiasi persona non fosse la mia coscienza, mi sarei dovuta sbollentare, ero consapevole di aver avuto tutta la notte per farlo, ma per me dormirci su non era nemmeno un'opzione.

"Cattivo umore?" chiese Kate con il suo solito sorriso che avrebbe contagiato chiunque, chiunque apparte me, io mi limitai a rivolgerle un occhiataccia, non volevo rispondere male ad una delle persone più gentili di tutta l'isola così evitai a prescindere di parlare. Fortunatamente la mia amica capii al volo e io ne fui veramente grata.

Mentre preparavamo i tavoli mi presi un bicchierone di caffè, anche se il sapore lasciava a desiderare lo bevetti tutto, ero consapevole che la caffeina non era proprio il calmante migliore per lo stress e la rabbia ma ero anche consapevole che le mie poche ore di sonno, se così le vogliamo chiamare, si sarebbero presto fatte sentire se non avessi fatto qualcosa a proposito.

Non appena i primi clienti arrivarono presi il mio taccuino per le ordinazioni e iniziai a vagare tra i tavoli servendo pasti a destra e sinistra. Anche le persone che stavo servendo avevano visto il mio cattivio umore, o perlomeno la mia brutta cera, era come se mi avessero appiccicato sulla schiena un cartello "DANGER" in avviso del pericolo ambulante che ero. Fortunamente però la giornata passò velocemente e senza intoppi, nessuno aveva fatto cadere piatti o chiesto informazioni a cui non avrei saputo rispondere, era una vittoria. Lo era, finchè un ragazzo che conoscevo ormai fin troppo bene non mi afferrò per un braccio mentre ero intenta a tornare a casa.

"Che diavolo fai!" scrollai la spalla per sottrarmi alla presa del biondo.
"So che Topper ti ha parlato" disse serio guardando prima il mio braccio che si era divincolato a lui e poi dritto nei miei occh, nonostante volessi solo andarmene gli feci segno di continuare.  "Non devi credere a tutto quello che ti ha detto"
"Pensi che sia veramente questo il problema!" sbraitai, come ogni volta voleva fare lo stronzo e tutti gli altri giorni avrebbe potuto farlo, ma non quel giorno, quel giorno l'avrei fatta io.
"Ho visto come prima mi guardavi" disse a denti stretti-
"No non hai visto un cazzo! Non sei l'unico ad avere cazzi per la testa Rafe" iniziai  a perdere pian piano la ragione, era questo il problema con me, non controllavo le mie emozioni, le tiravo fuori facendole esplodere come il Big Bang, quello portò agli estinzione dei dinosauri, il mio Big Bang invece avrebbe portato solo all'estinzione della mia sanità mentale.

"Cristo ancora con quei tuoi amichetti del cazzo" sbuffò scocciato.
"Fanculo non è per loro" gli urlai incazzata
"E' per quello che ti ho detto la scorsa mattina?" il suo tono era più pacato di qualche minuto prima ma sempre arrogante.
"No, hai messo in chiaro che volevi solo portarmi a letto, l'hai fatto e congratulazioni chi si è visto si è visto. Ora me ne sbatto altamente" gesticolai come un'indemoniata, e forse lo sembravo davvero, tant'è che continuai "Siete sempre voi kooks del cazzo, dovete rovinare tutto, dovete portare via tutto cazzo!" urlai e non mi resi nemmeno conto che in realtà non ce l'avevo più Rafe ma con mio padre, in qualche parte distorta nel mio cervello ero convinta di star parlando con lui.
"Mi dici che cazzo di problemi hai Alex!" mi urlò ad un palmo dal viso ed eravamo talmente vicini l'uno dall'altro che riuscivo a sentire il battuto del suo cuore accellerare.
"Sai Rafe, non sei l'unico ad avere un pessimo rapporto col paparino" dissi fredda sapendo di aver toccato un tasto dolente per lui.
"Vaffanculo Alex" fece un passò indietro per mettere distanza tra noi due.
"Vaffanculo Rafe" lo spintonai anche se per via della differenza di altezza e di peso non lo spostai nemmeno di un cm forse però in cambio ricevetti uno sguardo gelido, il blu cobalto che prima mi faceva sentire come immersa in un mare calmo e pacifico in mezzo ad un tramonto ora mi stavano facendo sentire come immersa in un lago ghiacciato che mi bloccava sotto la superficie facendomi congelare.

Dopo quell'occhiata trucida il biondo se ne andò e io me ne tornai a passi pesanti a casa, solo quando sentii la mia guancia bagnata mi accorsi di aver pianto, non sapevo nemmeno quando avevo iniziato, ero troppo concentrata a pensare a Rafe. L'avevo trattato da cani, non che lui mi avesse trattata meglio però avevp lasciato che mio padre mi trasfromasse nel biondo a cui pochi minuti prima avevo urlato contro. Forse aveva ragione, io e lui eravamo uguali, e forse anche Sarah aveva ragione, ci saremmo fatti del male a vicenda, o almeno io di certo oggi gli avevo fatto del male, l'avevo percepito dal modo in cui mi aveva guardata, come se non mi riconoscesse, come se fossi un'altra persona.

Mi fiondai in camera e la prima cosa che vidi furono le cartacce appallattolate sul pavimento, che da quando Rafe era andato via, non avevo più tolto. Presa dla momento le raccattai tutte in fretta e le strappai in ulteriori pezzi, per qualche ragione fare a brandelli le cose mi stava aiutando. Andai verso l'armadio intenta di fare a brandelli anche la maglia del biondo, quella che avevo usato come pigiama poche notti prima, ma quando la presi in mano riacquistai di colpo la consapevolezza di come mi ero comportata, avevo agito da pazza più totale. Anche se il biondo era stato il primo a comportarsi da stronzo non si meritava la sbroccata che gli avevo fatto, ora era certo che io e Rafe non avremmo più avuto niente a che fare, ci eravamo trattati di merda a vicenda e non eravamo così masochisti da riprovarci ancora, o perlomeno entrambi eravamo troppo orgogliosi per riparlarci.

Avevo mandato a puttane il mio piano di provare a capirlo e invece avevo fatto appello a tutto l'odio ripresso per i kooks che, con il ritorno-non ritorno di mio padre, si era risvegliato.
Quel breve "noi" che io e Rafe avevamo avuto ormai si poteva considerare un capitolo chiuso.

𝐛𝐚𝐝 𝐢𝐝𝐞𝐚 𝐫.𝐜.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora