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                                                                                                                                                                                                                                                                       "do you realize I love the way you look me in my eyes?"

"E se io non fossi capace di aiutarti?" lo guardai dritto in quel blu cobalto aspettando una risposta.
"Tanto non ho niente da perdere" disse disorientato, in quel momento lo vidi come un cucciolo di cane smarrito e io dovevo essere la persona che lo avrebbe riportato sulla strada, mi sembrava un compito troppo grande per una come me che aveva già mille problemi per la testa, glielo avrei potuto dire. Avrei tanto voluto, sulla punta della mia lingua si erano già stabilite le parole "ho altre preoccupazioni al momento, scusa ma non riuscirei a gestirlo", ormai erano lì, dovevano solo essere dette. Diedi un'altra occhiata al biondo che e mi vietai di farle uscire dalla mia bocca, piuttosto mi avvicinai a lui e appogiai una testa sulla sua spalla, non ero il ceo del conforto ma sembrò aiutarlo, infatti la sua tristezza si allievolì un minimo.

Rimasimo in quella posizione in completo silezio per circa una decina di minuti, però non era imbarazzante, anzi, per un attimo mi sembrò di esser tornata in riva al mare, la sera in cui io e Rafe condividemmo qualcosa di vero per la prima volta.

"Hai fame?" chiesi dopo quegli attimi di silenzio.
"Vuoi ordinare qualcosa?" chiese lui di rimando.
"L'altra volta hai fatto tu, ora tocca a me prenderti per la gola" mostrai un sorriso e mi alzai diretta a passo svelto in cucina, speravo che almeno in questo modo sarei riuscita a strappargli una risata, vederlo stare male per qualche motivo mi faceva stare male, era come se fossimo collegati da un filo invisibile che faceva provare a entrambi le stesse cose, quello che lui sentia si proiettava su di me facendomi provare lo stesso.

Vedendo che Rafe non mi aveva seguita tornai da lui e gli porsi entrambe le mie mai per alzarlo dal divano, fortunatamente non dovetti mettere forza perchè si alzò da solo, senza però rifiutare il mio aiuto-nonaiuto.
Liberai una mano dalla sua stretta e gli sfilai il cellulare dalla tasca sotto il suo sguardo attento.

"Si questa" feci partire "Do I wanna Know?" degli Arctic Monkeys e poi tornai in cucina trascinandolo per la mano come fosse un bambino. Aprì il frigo e rimasi stupita vedendo tutta la quantità di alimenti che vi erano, ormai la mia vista si era abituata al mio completamente vuoto che questo in confronto sembrava contenere un intero supermercato.

"Allora chef cosa mi prepari?" finalmente Rafe si fece trasportare dal mio di umore abbandonando il suo.
"Attualmente so fare solo i pancake" dissi prendendo le uova muovendo il bacino a tempo della canzone.
"Vasto repertorio" disse sarcastico e io gli sorrisi.

"Do I wanna Know? If these feeling flows both wayyys" cantai mentre il biondo si gustava la mia performance da casalinga doc.
Una volta aver preso tutti gli ingredienti iniziai ad aprire le uova sollecitando Rafe ad aiutarmi invece che ridere e basta, per quanto la vista fosse bella.
"Tu versi la farina un po' alla volta ed io invece mischio va bene?" chiesi con il mano il frustino e lui annuì.
Iniziai a mischiare man mano che lui aggiungeva la farina nella ciotola, per evitare di formare i grumi nell'impasto. D'un tratto il biondo ne prese una manciata e me la gettò in faccia ricoprendomi completamente.

"Pezzo di me-" prima che potessi finire la mia imprecazione lui me ne strofinò un'altra manciata sul viso. A quel punto fu guerra aperta, io infatti misi una mano nel sacco di farina e ne presi un bel pugno pronta a lanciarglielo dritto in faccia. Ben presto era diventato completamente infarinato e io scoppiai a ridere.

"Mi hai fatto diventare i capelli bianchi!" piagnucolò come un bambino.
"Da quando l'uomo focaccina ha i capelli?" scherzai provpcandomi uno sguardo omicida, Rafe infatti si avvicinò verso di me intento a mutilarmi ulteriormente con la farina, che ormai era praticamente finita. Arrivò a fronteggiarmi e mentre con lano libera mi bloccava, l'altra mi stava spiaccicando tutta la polvere bianca sulla mia cute per vendetta.

Il biondo scoppiò in una fragorosa risata mentre io assunsi un'espressione scioccata, tanto che le mie labbra formarono una perfetta "O". Mi fermai un attimo ad ammirarlo ridere di gusto fin quando non si accorse che lo stavo fissando, ormai erano più le volte che mi beccava ad osservarlo che quelle in cui ci parlavamo. I nostri occhi si incontrarono e il bianco sparso su tutta la sua faccia non fece altro che risaltare il blu delle sue iridi che risplendevano di una luce propria, come facevano le stelle. Poi inaspettatamente eliminò la distanza tra le nostre labbra unendole, la sua lingua picchiettò dolcemente sul mio labbro, che non persi tempo ad aprire per farla incontrare con la mia e creare ancora il nostro sapore mischiato. Posai le mie mani sul suo viso mentre le sue, all'inizio posate sui miei fianchi, scivolarono sul mio sedere e con una presa mi tirò sù mettendomi seduta sul piano cucina. Allacciai le mie gambe al suo busto a mo' di koala, mentre mi godevo quel contatto tra noi di cui non avevo mai abbastanza, ormai avevo capito una cosa su Rafe: creava dipendenza. Senza rendersene conto era come le droghe di cui faceva uso, e io ero diventata una cazzo di tossica. Nella fragranza del nostro bacio si fece spazio anche il sapore della farina e così entrambi scoppiammo a ridere al solo pensare che prima ci eravamo messi a tirarci addosso della farina come se fossimo dei bambini appena usciti dalle elementari. Così ci ritrovammo l'uno appoggiato sulla fronte dell'altro, con gli occhi mescolati in un solo colore e un sorriso da ebeti stampato in volto.

Una volta messa in ordine la cucina, lavorone che impiegò ore tra l'altro, io e Rafe andammo in bagno a darci una sciaquata, dato che eravamo sporchi lerci.
"Tieni" Rafe una volta che fui uscita dal bagno mi porse una sua maglietta pulita da indossare, proprio come aveva fatto la prima volta che avevo dormito da lui.
"Grazie" gli sorrisi e poi mi levai l'asciugamano, ovvero l'unica cosa che copriva il mio corpo oltre agli slip. Lui mi aveva già vista nuda e nonostante ciò sentivo il suo sguardo ispezionare ogni centimetro del mio corpo come se fosse la prima volta.

"Resti qui a dormire" chiese con una sorta di imperativo, come se quella non fosse veramente uan domanda ma un dato di fatto, lui voleva che restassi.
"Si" risposi solo sedendomi sul letto ed osservandolo, lui era lì davanti a me, con uan maglietta ianca che lasciava intravedere il suo corpo statuario e dei pantaloni di una tuta che evidentemente erano il suo pigiama, i suoi capelli erano ancora bagnati e un po' gocciolanti per via della doccia che si era fatto. Questo era il panorama che avrebbe fatto dire a qualunque ragazza "Porca puttana", ed io lo avevo a meno di un metro da me.

Mi infilai timidamente nel suo letto e venni subito affiancata da lui che mi sussurrò in un orecchio "Grazie."
Una semplice parola, magari poteva sembrare anche di poco conto o detta tanto per circostanza, ma per me valeva moltissimo, quella semplice parola mi fece credere che ci fosse veramente una speranza per noi due, che sarei riuscita davvero a farlo stare bene.

𝐛𝐚𝐝 𝐢𝐝𝐞𝐚 𝐫.𝐜.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora