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Il thè che Rafe mi aveva preparato fumava davanti a me e nonostante fossimo in piena estate una bevanda calda mi ci voleva proprio, il vampore che emanava infatti arrivava dritto sul mio viso e alleviava i miei nervi. Dopo che l'accaduto al Wreck il biondo aveva deciso di portarmi a casa e si era offerto di rimanere con me finchè non mi fossi sentita meglio. Apparentemente ci stavo davvero però non riuscivo a fermare i mille pensieri che correvano nella mia testa come dei treni in una stazione. Avevo talmente tante cose represse che non sapevo su quale focalizzarmi, la scelta era vastissima, la mia lucidità invece un po' meno.

"Un dollaro per un tuo pensiero" disse Rafe affiancandomi sul mio letto e io accennai un sorriso.
"Sai che non riufiuterei mai i bei vecchi soldi"
"Dico davvero, parlami Alex" mi poggiò delicatamente una mano sulla spalla per incitarmi e io iniziai finakmente a dare voce a tutte le cose che sfrecciavano nel mio cervello, sentendo di potermi aprire davvero con lui.
"Non lo so, in tutti questi anni ho sempre pensato che una volta che lo avrei rivisto gli avrei urlato le peggiori cose, gli avrei detto che un padre non si comporta così, che non aveva nessun diritto di rovinarmi la vita e avrei voluto metterlo a conoscienza di tutto quello che mi ha fatto passare." feci un lungo respiro "Però io ero come paralizzata davanti a lui, non riuscivo a far uscire niente di quello che avevo covato dalla mia bocca, mi sentivo impotente, come se dalla diciassettenne che sono mi fossi ritrasformata nella dodicenne indifesa che lui aveva abbandonato"
"E' del tutto comprensibile Al, ti ha colto di sorpresa" Era vero, durante tutto questo tempo ho sempre pensato che non avrei mai più rivisto quell'uomo in vita mia, e per quanto volessi in un certo senso vendicarmi io ci speravo, sapevo che mi avrebbe solo fatto stare male e così è stato.
"Con che diritto poi mi chiede di andare a cena con lui?" alzai la voce.
"E' uno stronzo completo"
"Lo è si.." abbassai lo sguardo verso la tazza di thè.
"Però penso che dovresti accettare" i miei occhi corsero subito sul suo viso increduli di quello che avevo appena sentito.
"Cosa?"
"Si insomma, forse dovresti dargli un'altra chance"
"Come puoi dire questo dopo tutto quello che mi ha fatto e che mi sta ancora facendo?" il mio tono si alzò ulteriolmente senza nemmeno volerlo.
"Senti so che ti sembra assurdo e che lo odi però, fidati non vuoi privarti di nuovo di avere un padre" disse e in quel momento capii che stava dicendo tutto ciò per Ward, da sempre era stato solo l'ombra della sorella e la pecora nera della famiglia, così tanto che suo padre non gli dava mai le giuste attenzioni, lo trattava come se fosse solo un peso, una responsabilità che, anche se cercasse di nascorderlo -scarsamente-, non voleva.
"Io però non so se mi sento pronta ad andare lì da sola e stare con Richard" finalmente la mia voce tornò sulla frequenza normale.
"Non sarai da sola" lo guardai confusa "Io vengo con te" gli rivolsi uno sguardo grato prima di unire le sue labbra con le mie.

Non sapevo se accettare la cena di Richard fosse una buona idea ed ero terrorrizzata al solo pensiero di trovarmi di nuovo davanti a lui, ma sapere che con me ci sarebbe stato Rafe rendeva tutta questa merda più facile, forse era proprio questo l'amore, affrontare le cose insieme.

Ero sdraiata su un misero telo steso sulla spiaggia, troppo piccolo per far entrare tutti. Con gli occhi osservavo Kie Sarah ballare intorno al fuocherello che ci eravamo accesi, con la bocca invece aspiravo più fumo possibile della mia sigaretta.

"Come stai bellissima" JJ mi misi un braccio attorno alla spalla. Dopo che Rafe mi aveva portata via dal ristorante avevo ricevuto si e no un centinaio di chiamate da tutti loro che avevano assistito alla scena ed erano preoccupati per me. Ci misi quasi un'ora a convincerli che stavo meglio, pensai poi che uscire con loro questa sera mi avrebbe aiutata a distrarmi però ero troppo sovrappensiero per anche solo cercare di divertirmi.
"Bene"
"Sai che se vuoi starlo davvero non è la sigaretta che devi fumare" prese dalla tasca una canna e i miei occhi si illuminarono, era come se mi avesse letto nel pensiero che ne avevo bisogno, d'altronde era il mio migliore amico per una ragione. Spensi subito la mia sigaretta che comunque era giunta al termine e mostrai un sorriso smagliante non appena mi passò la canna per inaugurarla con il primo tiro da me.

Me la portai alle labbra e con il mio clipper l'accesi, aspirai quanto più potevo e sentii il fumo bruciare dalla gola fino ai polmoni, quella era roba del cugino di JJ, di conseguenza roba buona cazzo.
Io e il biondo non facevamo che alternarci e passarci il joint come se stessimo giocando alla patata bollente, sorrisi al ricordo della piccola me intenta a giocarci.
La caanna stava sicuramente facendo effetto poichè la testa mi parve molto più leggera, la sentivo svuotarsi lentamente e la sensazione era impagabile. Mi misi a pancia all'aria a guardare il cielo notturno contornato e di stelle e ne indicai qualcuna inventandomi nomi buffi che fecero quasi strozzare JJ per le risate.

"Ho accettato di andare a cena con Richard" dissi dopo un'ora di tranquillità in tono piatto.
"Cosa?" urlò John b.
"Già"
"Sei sicura che sia una buona idea?" chiese Pope.
"Quanto mai ho avuto buone idee io?" risi senza motivo, in mia discolpa ero ancora bella stordita per la dose massiccia di erba che avevo diviso con il biondo.
"Credevo lo odiassi" disse Kie.
"Lo odio, ma ho bisogno di risposte, e poi non sarò sola" sorrisi al cielo stellato.
"E chi verrà con te?" JJ sembrò risvegliarsi dopo lungo sonno.
"Rafe"
"Così non rischia di essere beccato da Ward?" chiese Pope facendomi pensare ad una cosa che avevo del tutto trascurato. Suo padre.
"Non lo so, insomma lui non l'ha menzionato"
"Forse è finalmente andato oltre a nostro padre" sorrise Sarah contenta per i possibili progressi che aveva fatto il fratello.

Ero riuscita ad aiutare Rafe a superare la sua dipendenza affettiva nei confronti di suo padre?

Tornai a casa e prima che potessi ripensarci e cambiare idea per la centesima volta, non ero porprio nota per la mia fermezza nelle decisioni ecco, digitai il numero da cui Richard aveva chiamato insistentemente a casa nostra. Squillò, ad ogni singolo "bip" il mio cuore sembrava starmi per uscire dalla gabba toracica, ero a mille, l'ansia che avevo non fece che crescere quando senti gli squilli cessare.

"Pronto?" sentii la sua voce dall'altro capo del telefono ed esitai a rispondere.
"Ok" mi limitai a dire.
"Alex sei tu?"
"Non verrò da sola" lo informai cercando di tenere un tono completamente piatto per non far trasparire alcuna emozione, ne aveva viste già troppe quel giorno.
"Va benissimo" rimasi in silenzio aspettando che parlasse ancora e così fu "Per te andrebbe bene dopodomani, so che è presto ma sono così impaziente"
"Ok"
"Ti aspetto a "Le Gaut" alle otto" disse euforico e io sbiascicai un ultimo "ok" prima di attaccargli in faccia e mettere fine a quella conversazione durata circa venti secondi.

Non riuscivo più a sopportare il suono della sua voce gioiosa, lui era impaziente di vedermi ma lui era lo stesso che era sparito per sei anni dalla mia vita, e ora pretendeva che io sarei stata ai suoi comodi, pretendeva di poter fare il padre. Quei venti minuti di telefonata erano bastati a far passare le parole di Rafe sullo sfondo, non avevo intenzione di giocare al gioco di Richard e per quanto volessi seguire i consigli sinceri del biondo, avrei mandato a puttane la cena, ormai ero determinata, gli avrei fatto rimpiangere tutto.

𝐛𝐚𝐝 𝐢𝐝𝐞𝐚 𝐫.𝐜.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora