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                                          "oh, the boy's a slag,
                                           the best you ever had"

"Sapete come sta John b?" chiesi preoccupata per il mio amico che aveva quasi rischiato di morire per colpa di un viziato di merda.

"Non potrebbe stare meglio, è stato con Sarah tuuutto il giorno" JJ ammiccò sul fatto che si erano divertiti ecco. La cosa positiva della sera precedente era che volontariamente, o non, Topper aveva lasciato andare Sarah e lei poteva finalmente essere felice con il mio migliore amico.

"Dici che si sono datida fare?" domandò Pope curioso della loro vita amorosa e JJ gli fece un cenno del capo con l'espressione di chi la sa lunga.

"Ma beati loro" scherzai io con un fondo di verità.

"Alex lo sai che se sei in astinenza devi solo chiedere" mi fece un occhiolino il biondo e mi mise una mano sul fianco, in tutta risposta io gliela scansai bruscamente"Ti chiamerò sicuro, mano lunga"

"Ci conto"

"Vai fino a un milione" dissi e lui mi gudò con una faccia che mi fece scoppiare a ridere. Io e JJ scherzavamo sempre, la nostra amizia era fatta di gioco e di scherzi. In lui rivedevo la versione di me maschile, eravamo entrambi testardi, irresponsabili, facevamo stronzate una dietro l'altra e non avevamo niente da perdere.

"Okay ragazzi ora concentriamoci su queste" Pope sposto il volto nella direzione delle quattro buste piene di cibo e bevande.

"Dove dobbiamo portarle capo?" chiesi.

"Al country club" feci una smorfioa di disgusto, lì vi era il più altro concentrato di kook, dei peggiori. I country club infatti era popolato da ragazzini viziati che giocavano a fare gli adulti con i soldi del paparino e qualche mazza da golf e da cinquantrenni retrogradi convinti che i pogue portassero la peste.

"Vi voglio veloci ragazzi, dentro e fuori, dentro e fuori" ripetè serio JJ come se stesse per fare un colpo di stato o una rapina alla banca. Per consegnare le ordinazioni ci eravamo divisi, io e Pope andavamo nella parte dei campi da golf mentre JJ andava a consegnare le cose ai campi di tennis.

Pope aveva preso le bevande, che pesavano di più e io invece il cibo. Stavamo camminando nell'immensità di quel verde marcato da buche, bandiere e qualche pallina andata smarrita o abbandonata. L'area era estesa e per arrivare alla nostra destinazione avremmo dovuto camminare soprassando almeno due campi differenti.

Evidentemente quel giorno l'universo aveva voleva prendersi gioco di me, nel primo campo infatti c'erano Rafe e Topper intenti a mandare una pallina in buca. ome ho detto ragazzini viziati che giocano a fare i grandi.
Io e Pope ci scambiammo uno sguardo complice, l'avremmo semplicemente ignorati e saremmo andati per la nostra strada. Per quanto mi infastidissero e volessi farli soffrire entrambi Pope non era proprio il compagno ideale con il quale fare una rissa,e io di certo non avevo alcune speranze contro quei due palestrati.

"Topper guarda gli amici nostri" esclamò Rafe indicandonci, noi facemmo finta di non sentirlo e continuammo a camminare, cosa che lo fece mandare sui nervi.
"Sono per noi quelle vero?" continuò stavolta sbarrandoci la strada in modo da non poterlo ignorare.
"No l'hanno ordinate altre persone mi dispiace" disse il mio amico con lo sguardo basso, mentre io lanciavo silenziosamente macumbe a quel testa di cazzo.

"Io credo proprio che quelle birre invece siano nostre" fu Topper a parlare questa volta.
"Io credo proprio che tu stia sbagliando" ribattei acida
"Tu zitta, dopo avermi quasi sfondato la testa me le devi" assunse un tono serio che però mi fece scoppiare in una fragorosa risata.
"Si certo e allora tu, dopo aver quasi ucciso il mio migliore amico mi devi una casa" non riuscì a smettere di ridere, Topper aveva quest'aria intontita che rendeva esilarante solo pensarr di poterlo prendere sul serio.
"Smettila di ridere e dacci quelle cazzo di birre" sbottò Rafe spazientito ma prima che potessi dire qualcosa afferrò per il colletto della t-shirt Pope e lo scaraventò a terra. Topper non perse tempo a a dare un calcio dritto nel costato al mio amico, che ormai era inerme sul verde prato.

"Ma che cazzo di problemi avete" urlai furiosa e spinsi via Topper.
"Avevamo sete Alexandra" rispose con molta calma Rafe, convinto di essere nel pieno della ragione
"In quel caso prendi i soldi del paparino eti compri da bere, oppure lui da i soldi solo alla sua figlia preferita?" dissi sapendo di aver toccato il tasto giusto. Rafe infatti non aveva mai ricevuto le attenzioni del padre, anzi, lui idolatrava Sarah e lui rimaneva sempre alla sua ombra. Probabilmente è questo che l'ha portato verso le droghe, o questi comportamenti malsani che prima o poi lo faranno uccidere, magari pure da me.

Alle mie parole pertanto scattò e cercò di afferrarmi proprio come aveva fatto la sera prima ma io fui più veloce e gli diedi un pugno in pieno volto. Subito dopo esser stato colpito si mise una mano sullo zigomo il punto dove probabilmente l'avevo colpito più forte, sul suo volto apparve un ghigno che non riuscì a decifrare. Feci un urletto e agitai la mano per il dolore con l'impatto e pensai che propabilmente mi ero fatta più male io che lui, pensiero che svanì nel momento in cui Rafe palesò la sua rabbia, segno che l'avevo ferito, forse. Il mio sguardo continuava ad oscillare tra lui e Topper che sembrava persino spaventato da quello che sarebbe potuto succedere di lì a breve.

Rafe era imprevedibile nelle sue reazione per la sua istintività e la sua rabbia esplosiva. Era come un animale selvatico, non si poteva mai sapere cosa avrebbe fatto, come avrebbe reagito e cos'è che lo faceva calmare. Un punto che avevamo in comune io e lui era la ricerca costante dello scontro. Entrambi cercavamo in ogni dove scuse, anche banali, per poter attaccare briga con la tribu opposta. La maggior parte delle volte il motivo del suo accanimento era solo questo, la tribù. Rafe odiava i pogues e si vedeva, li schifava, ci schifava. Pensarci come degli scarafaggi che vivono ai suoi piedi lo faceva sentire meglio con sè stesso, alimentava il suo ego creato con i soldi del paparino, odiarci era una sorta di compromesso per star meglio con la sua persona, come per dire "odio te per non odiare me stesso"

Prima che potessi subire le conseguenze di quel colpo, Pope si alzò da terra e prendendomi la mano mi trascinà via e insieme scappammo da quei prati tanto verdi quanto tossici.

"Che fai scappi ora" Rafe mi urlò dietro ma, questa volta lasciai stare, infondo era lui quello che si sarebbe trovato con un livido sul suo bel faccino, non io.

Dopo una corsa che mi sembrò una maratona kilometrica arrivammo finalmente alla barca del padre di Pope dove trovammo JJ tutto esaltato per i soldi che aveva guadagnato. La sua espressione cambio radicalmente quando ci vide, sudati, con il fiato corto e, nel caso di Pope anche lesionati. Lui infatti teneva una mano premuta contro il costato per attenuare il dolore, Rafe non era l'unico a cui sarebbe venuto un livido il giorno dopo.

"Cos'è successo?" Pope era troppo esausto per parlare, così risposti io alla domanda fatta dal biondo.
"Succede che odio i kooks"dissi dando un calcio all'angolo della barca ricevendo un'occhiataccia da Pope. Non eravamo usciti perdenti da questo scontro vero, ma nemmeno vittoriosi. eravamo andati in quella tana di persone orribili per guadagnare, dovevamo fare i soldi e invece l'unica cosa che avevamo effettivamente fatto era jogging in pratica.

"La pagheranno quei due coglioni" disse il biondo dopo che gli avevamo raccontato tutto l'accaduto. Di lui amavo questo lato vendicativo che aveva, tutti gli altri lo consideravano incosciente però io no, io assecondavo quasi ogni sua iniziativa, motivo per cui ci consideravano a entrambi i "bambini" del gruppo. La verità è che odiavamo le ingiustizie e in questa maledetta isola ce ne erano decisamente troppe.
"Non possiamo fargliela passare liscia" esordì e ricevetti un cenno di consenso da entrambi i miei amici, anche se Pope non era convinto, lui era il più responsabile tra tutti, aveva la testa sulle spalle ed era determinato a ricevere una borsa di studio per il college, ciò significava niente cazzate.

"Non diciamo niente agli altri però" chiese Pope e noi acconsentimmo, era meglio per tutti lasciarli fuori da questa storia, soprattutto non sapendo come si sarebbe evolta. Il bisogno di tener lontani i nostri amici dai guai con i kooks andava oltre alla regola base "niente segreti tra pogues", nonostante i guai fossero il nostro pane quotidiano era meglio così, era meglio essere cauti, almeno all'inizio.

𝐛𝐚𝐝 𝐢𝐝𝐞𝐚 𝐫.𝐜.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora