Mi svegliai tutta scombussolata, dopo quello che era successo al falò la sera prima io e gli altri andammo da John b e restammo lì per un paio d'ore, per assicurarci che stesse bene. Alla fine tornai a casa per le quattro di mattina distrutta.
Guardai la sveglia accanto a me che segnava le otto, tra un'ora sarei dovuta essere dietro al bancone del Wreck però il mio corpo non trovava la volontà di alzarsi dal letto.
Dopo qualche mugolio e uno stiracchiamento a dovere feci quel gesto quasi impossibile, mi alzai. Sbadigliai un paio e di volte e mi diressi in bagno. L'immagine riflessa nello specchio era terrificante, avevo delle occhiaie che mi arrivavano fin sotto ai piedi e il resto del mio viso era a dir poco distrutto dalle ore di sonno mancate. Spostai l'attezione sulle mie spalle che avevano entrambe dei sogni violacei nei punti in cui Rafe aveva affondato le mani la sera prima. Accarezzai la pelle urtata con molta delicatezza per non provocarmi un ulteriore dolore.
"Figlio di puttana" imprecai ad alta voce. Quello fu il mio "buongiorno mondo" si.
Come ogni mattina feci colazione con i soliti cereali e misi i soliti vestiti casual per andare a lavoro, l'estate era iniziata da due giorni e, a parte una rissa acquatica, quella normalità nauseante mi aveva già stufata.
"Fiore di loto buongiorno" urlò Kate nel mio orecchio con un tono così stridulo e potente che mi stordì. Kate era una delle persone più attive che avessi mai conosciuto, per mia sfortuna l'avrei dovuta vedere ogni mattina per i prossimi tre mesi, questo significava mal di testa costante,
"La tua vivacità mi ucciderà una mattina di queste" dissi con una flemma degna di una lumaca.
"Non abbiamo dormito bene questa notte?" chiese a mo' di mamma curiosa, era solo qualche anno più grande di me e la consideravo una sorella maggiore, però alcune sue affermazioni erano veramente adatte ad una cinquantenne.
"Non abbiamo proprio dormito questa notte" esordì stropicciandomi un occhio e levando accidentalmente un po' del correttore che avevo messo per coprire i segni della mia insonnia.
"Dai ti prepa4ro un caffè"
"Sei da sposare" le feci un sorriso sincero per farle capire che apprezzavo veramente iol suo gesto, senza il quale non sarei andata arrivata sveglia a fine turno.
Dopo pochi minuti tornò da me con un caffè di dimensioni megalontiche e un sorriso smagliante in volto. Kate non era una pogue, nemmeno una kook se è per questo. Era venuta nelle outer banks per staccarsi dalla sua famiglia e diventare indipendete dedicandosi alla scrittura. Aveva questo sogno nel cassetto di diventare una scrittrice da quando era piccola e aveva letto per la prima volta "cime tempestose". Ammiravo tutto di lei, la sua determinazione, la sua voglian di fare, il suo entusiasmo e, a volte, anche la sua vivacità contagiosa e urtante.
Bevvi a piccoli sorsi la scura bevanda nelle mie mani,il caffè solitamente lo ripudiavo, era troppo amaro e io troppo abituata al mio latte acido giornaliero. Nonoatnte ciò mi feci coraggio e svuotai tutto il bicchierone, se volevo sopravvivere alla giornata avrei dovuto fare qualche sacrificio.
Una volta finito dovretti subito mettermi a lavoro, il ristorante apriva alle undici però noi del personale dovevamo comunque essere lì almeno due ore prima per sistemare i tavoli e pulire il tutto.
Con la schiena a pezzi, per tutti i tavoli che avevo dovuto apparecchiare, e le spalle doloranti il mio unico desiderio era quello di andarmene a casa e dormire. Purtroppo per me i clienti stavano iniziando ad arrivare proprio in quel momento e ciò significava che il mio giorno lavorativo era appena iniziato.
Ogni giorno servivo gli stessi tavoli, vedevo gli stessi turisti che, una volta arrivati, restavano per una settimana o forse due, gli stessi clienti abituali e, ovviamente, gli stessi kook del cazzo.
Ormai era tutto prevedibile in loro, sapevo cosa ordinavano, cosa avrebbero indossato il giorno dopo e quale atteggiamento avrebbero avuto.
Feci preparare da Kate i cocktail per il tavolo inferno e per un attimo fui tentata anche di sputarci dentro. Mentre la guardavo mischiare i vari alcolici per creare l'intruglio richiesto, la mia mente riandava alla sera prima e al fatto che mai avrei pensato che Kelce, kook per nascita, amico di Rafe e Topper, abitante del figure eight, potesse mai provarci con una pogue. Non perchè io non fossi attraente o cose del genere, semplicemente per la rivalità naturale tra le due tribù. I kook odiavano i pogue e i pogue odiavano i kook. L'unico abbinamento kook-pogue che avessi mai visto era quello dei genitori di Kiara. Ma quella era un eccezione, non la regola. La regola era l'odio puro e intenso.
Alla fine non sputai dentro nessun bicchiere, a malincuore, e mi limitai a portare le cose che avevano richiesto. Appena videro che mi stavo avvicinando si ammutolirono tutti e tre e nei loro occhi potevo leggere sentimenti contrastantri. L'aria in quel tavolo pululava di emozioni. Topper aveva gli occhi iniettati di rabbia, gli si poteva leggere in volto la voglia che aveva di picchiarmi, di distruggermi e di farmi licenziare, era un tipo rancoroso e colpirlo in testa con un bastone non era proprio il modo giusto per prenderlo.
Kelce mi guardava sconfortato e deluso per la sera prima, non riuscivo a capire se era deluso da sè stesso per averci provato con una pogue, oppure da quello che poi era scaturito.
Rafe invece aveva uno sguardo ambivalente, gli potevo leggere in viso l'odio vero nei miei confronti però una parte di lui si sentiva in colpa e si vedeva da come focalizzò la sua attenzione sulle mie spalle che portavano i segni della sua violenza e dipendenza dalle droghe. Rafe era sempre stato una testa calda e perdeva il controllo facilmente si, ma solo quando era sotto effetto reagiva così, aggressivo senza un apparente motivo, o così credevo.
I miei di occhi invece urlavano rabbia da tutti i pori, solo l'avere davanti a me quei due biondi mi faceva perdere la testa, avrei voluto solo prendere i loro alcolici costosi e gettarglieli in faccia magari spaccandogli pure il bicchiere addosso. Da queste osservazioni potevo sembrare una persona violenta ma in realtà ero solo molto, troppo istintiva, ma soprattutto ero vendicativa. Nonostante ciò non feci niente, rimasi lì impalata a fissare colui che aveva mandato a monte la festa di inizio estate, che mi aveva fatto venire due lividi grossi quanto una casa e che aveva insultato la mia migliore amica, nonchè sua sorella.
Mi sentì sopraffatta dalla tensione che divagava in mezzo a noi quattro così mi sbrigai a dargli i drink e mi allontanai più velocemente possibile da quel tavolo che era diventato per davvero un inferno.
Finalmente finito l'orario lavorativo tornai a casa e mi feci una doccia per svegliarmi, avrei solo voluto dormire in quel momento, o meglio, in tutti i momenti della mia vita, però avevo altri impegni. Io e JJ avevamo promesso a Pope di aiutarlo a fare le consegne per il padre. In cambio avremmo ottenuto, oltre che un favore da parte del nostro amico, anche le mance, quelle grasse, quelle che danno solo a figure eight.
Anche se un lavoro lo avevo già per un pogue era sempre un bene ricavare qualche soldo in più, infatti con le bollete, la spesa, tutte le riparazioni per la casa e le sigarette, i soldi volavano via, scappavano come ad acchiapparella, il mio compito ovviamente era quello di catturarli.Non rigenerata, ma sicuramente motivata a dovere mi rivestii e mi avviai verso la barca dove i miei due amici mi aspettavano per andare a fare le commissioni richieste.
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𝐛𝐚𝐝 𝐢𝐝𝐞𝐚 𝐫.𝐜.
FanfictionQuando due persone troppo simili e allo stesso tempo troppo diverse per poter andare d'accordo provano a guarirsi a vicenda non può solo che esserci il caos. Per una pogue che vive alla giornata però il caos è come droga.