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"Dove devo andare?" chiese Kie non sapendo nemmeno la nostra destinazione, come me d'altronde.
"All'ospedale" rispose la bionda accompagnata da varie lacrime.
"Non mi hai detto che era all'ospedale?!" mi agitai, sapevo che Rafe era finito nei guai dall'urgenza con cui la sorella si era presentata da me, ma non credevo fosse così grave, non volevo crederci. Mi rifiutavo di pensare al peggio, in realtà mi rifiutavo anche solo di pensarlo in uno di quei letti scomodi rinchiuso in quattro mura che sanno di morte e medicinali. No.

Kie premette il piede con forza contro l'accelleratore inziando a sfrecciare in mezzo alla strada più velocemente possibile mentre io cercavo di nonfarmi venire un attacco d'ansia che però sentivo crescere in me come una pianta. Il mio respiro divenne sempre più veloce, come diavolo ci ero finita in questa situazione? E come diavolo ci era finito lui in questa situazione?

Nonostante ci mettemmo poco più di dieci minuti ad arrivare, e per questo dovremmo solo che ringraziare la guida spericolata della mora, a me parve di esser stata in strada una vita. Una volta parcheggiata la macchina rimanetti comunque seduta sul sedile, paralizzata, nonostante la mia mente stesse correndo all'interno dell'ospedale il mio corpo se ne stava lì, fermo e si riufiutava di spostarsi. Questo poteva sembrare una sorta di malsano meccanismo che mi induceva a pensare se non vedo allora non è reale, in realtà era solo una grandissima stronzata ideata da me per non ammettere che ero terrorrizzata.
Mi ci volle il pianto di Sarah a riportarmi alla realtà, come se avesse scosso di colpo la mia mente e il mio corpo si fosse magicamente liberato dalla colla che lo teneva attaccato al sedile.

A passo svelto ci fiondammo all'interno della struttura, i brividi mi percorsero il corpo non appena misi un piede là dentro. Le pareti bianche, l'odore di farmarci, i camici che si aggiravano per tutta l'area e decine di persone devastate, questo era l'ospedale. Mi guardai intorno per studiare rapidamente il luogo, fortunatamente quella sera non era affollato, ma la presenza di Rafe lo rendeva zeppo, era come se tutte le cose belle fossero rinchiuse in una stanza d'ospedale.

Sarah mi prese per una mano trascinandomi verso una piccola chioma scura che riconobbi subito: Wheezie. Lei era lì seduta su una di quelle sediole di plastica tanto brutte quanto scomode, con una mano si sorreggeva la testa e le si intravedevano le lacrime sgorgare dal suo viso.
"Sarah" urlò Wheezie non appena ci vide.
"Wheez che diavolo è successo a Rafe?" chiesi aspettando di avere finalmente delle cazzo di informazioni, ero stata tutto il tempo con l'ansia, non sapevo nemmeno cosa gli fosse successo e questo mi divorava dentro.
"Lui è andato in overdose" disse in un sussurro, quanto bastava per far spezzare il mio cuore. "I parametri sono vitali però non si sveglia".
Cadetti a peso morto sulla sedia libera accanto alla mora. La vista si fece presto sfocata, non seppi dire se era per le lacrime o per il panico che mi stava esplodendo nel petto.
"Che ci fa lei qui?" disse Ward alterato indicandomi.
"Aveva il diritto di saperlo" rispose Sarah.
"No invece, è stata lei a causargli questo Sarah, lei ha distrutto la sua vita" le sue parole mi colpirono come dei coltelli affilati ma nonostante questo non mi feci scrupogli ad urlargli contro di rimando.
"Sei tu che non fai altro che rovinargli la vita da quando è nato porca troia!"
"Ragazzina parlami con rispetto"
"Lei non ha rispetto per me e nemmeno per suo figlio" mi alzai in piedi gesticolando.
"Ward ti posso parlare?" Rose che fino ad ora era rimasta ad assistere alla scena prese per un braccio il marito e delicatamente lo trascinò qualche metro più avanti per potergli parlare in privato.
Io ne approfittai per sgattaiolare nella stanza. Rafe era lì. Attaccato con dei fili ad un macchinario che segnava i suoi parametri, se non avessi potuto vedere sul monitor il suo battuto cardiaco probabilmente l'avrei dato per morto. Aveva tutta l'aria di esserlo. La sua pelle dorata ora era pallida e la sua espressione non sembrava la solita calma di una persona in coma, era più sofferente, feci fatica riconoscerlo in quello stato.

Presi una sedia e la misi vicino al suo letto cercando di non fare troppo rumore spostandola. Non appena presi la sua mano mi venne la pelle d'oca e mi trasmisse il freddo lungo tutta la colonna vertebrale.
"Hey, probabilmente non mi senti ora, non lo so in realtà, però ho comunque bisogno di dirtelo quindi faremo finta di si" accenai un leggero sorriso mentre con le dita continuavo ad accarezzargli la mano.
"Sai mentre ero in macchina per venire qui ho pensato a noi due, dall'inizio ecco, ho pensato alla prima volta che quest'estate ci siamo scazzati per quel tuo maledetto whisky, dio quanto eri fastidioso, in realtà lo sei ancora. Sei fastidioso quando hai ragione e lo fai notare, sei fastidioso anche quando mi fai fare la scelta giusta, come con la cena di mio padre, sei fastidioso persino quando mi consoli, più di tutto sei fastidioso quando sei dolce e ti fai amare, sei fastidioso perchè mi fai affezionare a te, sei fastidioso perchè non lo sei Rafe" le lacrime ormai scendevano a rotta di collo sul mio viso e la voce mi aveva iniziato a tremare leggermente ma non mi fermai lo stesso. "In realtà sei una persona fantastica cazzo, sei il primo che mi ha fatto sentire veramente bene, il primo per cui mi sono messa in gioco perchè cazzo se ne valeva la pena, il primo che mi ha sentito cantare, il primo che ho amato... So che magari tu ti ritieni una cattiva persona, ma non hai nemmeno idea di quanto sia facile amarti, con quel tuo sorriso, quegli occhi blu cobalto che, anche se non ho una lira, pagherei oro per vedere aperti, quel tuo senso di umorismo, quella tua dolcezza che non credi di avere.
Ti amo Rafe, mi dispiace essermene resa conto solo ora" finì singhiozzando a fissare il suo corpo ancora immobile aspettando che si svegliasse da un momento all'altro come di solito succedeva nei film, ma la mia vita non era un fottuto film d'amore in cui bastava la parolina magica per avere un lieto fine, non c'era nessun lieto fine per me.

"Alex devi uscire adesso" mi avvertì calma Sarah, prima di lasciare la mano di Rafe mi avvicinai al suo viso, la mia intenzione era quella di posargli un lieve bacio ma alla fine cedetti e scoppiai a piangere sul suo petto. Non mi ero mai sentita così, nemmeno quando avevo "perso" mio padre, no, non era niente paragonabile a questo. Mi sentivo questo immenso buco nel petto, come se una parte di me si fosse appena staccata e mi avesse lasciata lì, completamente vuota.
"Non avrei dovuto lasciarlo, non mi sarei dovuta limitare a qualche fottuto messaggio" piansi disperatamente mentre la bionda mi avvolse nelle sue braccia allontanandomi dal fratello.

Tre ore dopo mi ritrovavo con la schiena a pezzi sbattuta contro l'assoluto zero comfort delle sedie ospedaliere, avevo bevuto due caffè per evitare di addormentarmi con il rischio di finire pure peggio magari. Nonostante tutta la caffeina che avevo in circolo il mio corpo era fottutamente stanco, la mia mente non ne parliamo, ero eusasta, l'unica cosa che avrei voluto fare in quel momento era tornare indietro nel tempo, quanto bastava per cambiare tutto questo, per non farlo mai succedere.
Volevo rimanere sveglia a tutti i costi ma non era possibile, il mio corpo non avrebbe retto altre ore senza dormire, il problema è che non sarei mai riuscita senza di lui, avevo paura per quello che sarebbe potuto succedere, e se questa giornata del cazzo non si limitasse solo ad una giornata? E se Rafe non si svegliasse mai più?

Che cosa ne sarà di me?

𝐛𝐚𝐝 𝐢𝐝𝐞𝐚 𝐫.𝐜.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora