La città era un continuo fermento; balli e cerimonie, pettegolezzi e passeggiate, risate e frivole conversazioni. Corinne ne era quasi nauseata. Continuava a rimanere solo per non indispettire la regina, ma non era il suo luogo; si sentiva un pesce fuori d'acqua. Aveva imparato a seguire il sentiero vicino al fiumiciattolo che attraversava il parco per non essere disturbata dagli occhi indiscreti delle famiglie. Non si apprestava mai a essere accompagnata da un chaperon; di sicuro non doveva salvaguardare la sua rispettabilità davanti a nessuno, visto che, pur sentendo molti chiacchiericci, non veniva minimamente avvicinata. Camminava e seguiva il flusso dell'acqua. Respirava a polmoni pieni, prima di rientrare in casa e concentrarsi sulle finanze del ducato.
In una delle solite, monotone giornate, mentre stava lentamente dirigendosi verso la casa affittata, sentì una voce arrivare da sotto un albero.
-"Vostra Grazia!" Corinne si girò; di sicuro si stava rivolgendo a lei, ma non era abituata all'appellativo risuonato in città. Faceva un eco diverso, più freddo di quando veniva enunciato nel suo territorio. Chiuse gli occhi per scacciare via i pensieri nostalgici e notò, appoggiata a un tronco dell'albero lì vicino, una fanciulla. Aveva i capelli scuri e la carnagione chiara. Una ragazza dal viso delizioso. Aveva l'impressione di averla già scorta da qualche parte, ma con tutti i balli ai quali era stata ospite, non riusciva a rimembrare chiaramente dove le proprie vite si fossero incrociate.
Corinne, in automatico si inchinò leggermente. La ragazza rimase come pietrificata. Dopo aver quasi lanciato il librò, sobbalzò in piedi e fu molto attenta a inchinarsi più profondamente e più a lungo per rimediare all'imbarazzo. Una duchessa non avrebbe mai dovuto inchinarsi davanti a lei.
- "Non è necessario, mia cara. Davanti alla natura siamo due donne; niente di più." Eloise sorrise. Sentiva a pelle che quella donna le piaceva. Aveva uno sguardo maturo e più consapevole delle sue coetanee.
- "Domando perdono, ma purtroppo non riesco a ricordare il suo nome."
-"Sono Eloise, Eloise Bridgerton."
-"Certo – sorrise affabile – la ragazza debuttante. Sono felice che si sia presentata davanti a mia zia. In questo modo può partecipare attivamente alla mondanità."
- "Vostra Grazia, a me della mondanità interessa poco. Le donne oggi devono essere sposate e silenti."
Corinne rimase impressionata. Giovane e sicura delle proprie parole. Interessante.
- "Ha una decisa visione del mondo, Eloise."
La quintogenita Bridgerton sorrise, ma si apprestò velocemente a domandare:
- "E' da tanto in città Miss Corsen?"
-" No, Miss. Sono arrivata da poco sotto ordine, o meglio dire costrizione di mia zia. La stagione per lei sembra sia una continua festività."
-" Noto che anche a lei la mondanità va stretta, eh?" Eloise mosse i fianchi, come quando si sentiva in imbarazzo.
- "Fosse per me Miss, starei a casa ad occuparmi dei miei territori. I balli, le cerimonie, la ricerca di buon partito, sono passatempi sciocchi e privi di fruttuosi sbocchi."
- "Suo marito ne sarà felice della sua attenzione agli affari del ducato."
Come tutte le persone, Eloise stava dando per scontato che il ducato appartenesse al marito di Corinne; che una donna non potesse essere ereditiera di tale onore.
- "Mi dispiace deludervi, Miss Bridgerton, ma non possiedo marito, né mai ne ho avuto uno. Il ducato è mio per eredità datami dai miei defunti genitori. Una questione eccezionale, infatti. Ma sono onorata di ricoprirla, non con pochi sacrifici."
Eloise si zittì. Una duchessa non di matrimonio, ma di sangue. Una donna a capo di un territorio. Ne rimase oltremodo affascinata.
- "Mio padre era fratello del re, marito della Regina Carlotta. Non avendo eredi maschi, sia lui, sia il regnante, si è accordati di lasciare il carico dell'amministrazione a mia madre, e alla sua morte, a me."
La bocca di Eloise si stava spalancando; si rese conto del gesto e la chiuse con un movimento secco, cercando di nasconderlo con un convinto cenno del capo. Corinne si sentiva quasi lusingata dalla curiosità e ammirazione della ragazza. Ripensò ai doveri da compiere, ma si rassicurò mentalmente che avrebbe scritto tutte le dovute lettere prima di andare a riposare. Stare a parlare con una ragazza molto più matura della sua età, non avrebbe di sicuro danneggiato alla sua conoscenza. Se non ricordava male, apparteneva a una famiglia molto stimata da sua zia. Almeno avrebbe potuto comunicarle che si stava facendo degli amici. Si mise seduta sotto l'albero, dove Eloise stava leggendo.
- "Cosa sta catturando la sua attenzione?" Indicò il libro.
Eloise fiera, si sedette al suo fianco e iniziò a descrivere la tesi dell'autore, secondo la quale i diritti delle donne nella società erano molto limitati dal maschilismo galoppante. Corinne ne rimase affascinata a sua volta. Il viso della giovane si illuminava e irradiava una passione mai vista nello spiegare le sue convinzioni. Si ritrovarono ad argomentare posizioni e valori. Ad essere d'accordo su prospettive sociali e a dissentire sui doveri dei ruoli, dovuto forse all'effettivo livello che si trovavano a ricoprire. Per Eloise e la sua famiglia, Anthony ricopriva quel ruolo stabile. Per Corinne era lei stessa a dover far quadrare i conti. Mentre la duchessa si abbeverava della vita priva di responsabilità della giovane, Eloise, d'altro canto, con i racconti della duchessa, sentiva il fardello che pesava sulle spalle del primogenito Bridgerton. Lo avrebbe guardato in un modo diverso e, forse, se si fosse comportato bene, lo avrebbe un giorno ringraziato.
Il tempo trascorreva veloce, tra un'opinione condivisa e una confrontata, e nel mezzo del discorso Eloise comprese di essersi assentata più del dovuto dal suo nucleo familiare. Sorrise cauta ed espresse la sua preoccupazione alla duchessa. Corinne si alzò, le strinse le mani nelle sue e annuì.
-"Deve rientrare, Miss Eloise. Spero solo che non si siano preoccupati."
- "Miss Corsen è stata un onore e un piacere immenso condividere con lei pensieri che trattengo con fervore davanti ad altre persone, soprattutto davanti alla mia famiglia. Ne sarei felice se riuscissimo a continuare da dove ci siamo fermate." Corinne annuì e la sospinse dolcemente verso l'interno del parco. La giovane ritrovò velocemente la sua famiglia, che la interrogò sulla sua assenza.
-" Stavo leggendo sotto un albero." Tagliò corto, felice di poter mantenere segreta una nuova amicizia.
Nei giorni successivi, avendo già provato a risolvere l'amministrazione del ducato durante la sera, Corinne continuò ad incontrare Eloise sotto al medesimo albero. Parlavano apertamente e si sentivano comprese. Si davano del tu e la duchessa provava un'enorme simpatia nei confronti di Miss Bridgerton: era una ragazza matura, affascinante e decisa, un po' troppo schietta per la sua età e per la società nella quale stavano vivendo; era sicura, però, che sarebbe stata destinata a compiere grandi azioni.
Eloise, invece, più si tratteneva con Corinne e più la sentiva una sorella maggiore. Non che Daphne non le fosse stata vicina, ma le esperienze di Corinne e la leggerezza con la quale le raccontava erano lezioni importanti da apprendere, e lei si sentiva pronta ad assaporare nuovi orizzonti.
La famiglia della ragazza era ignara del rapporto che si stava formando velocemente, ma gli occhi attenti di un'osservatrice coglievano i minimi dettagli ed era pronta a difendere con le grinfie e gli artigli il suo spazio relazionale.
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Il visconte che voleva amare
FanfictionCorinne Corsen è la duchessa del Countershield. Nipote della regina e del re, è riuscita a mantenere il ducato sotto la sua responsabilità dopo la morte dei genitori. Una delle condizioni accettate per mantenere il territorio era di trascorrere alcu...