Capitolo 27 - Decisione

1.1K 46 9
                                    


Anthony aveva freddo. Non era, però, una sensazione glaciale che gli attanagliava gli arti o la punta del naso e le orecchie; sentiva il ghiaccio dentro. Era un freddo di paura. Erano passati tre giorni da quando aveva trovato Corinne sul pavimento e ogni notte prima di addormentarsi continuava a vedersi le mani insanguinate. Iniziava a piangere e smetteva una volta addormentato. Aveva un sonno agitato, pieno di incubi e ombre scure. Sognava la morte, il dolore, la rabbia. Si sentiva esausto, ma non intendeva prendersi alcuna pausa, perché avrebbe voluto dire avere tempo per pensare a ciò che era successo. Più volte si era dovuto calmare; l'anima gli chiedeva vendetta e la mente ragionava su dove avrebbe potuto trovare quel verme di Alexander. Non gli importava nulla delle gerarchie e dei suoi doveri; voleva solo stordirlo a pugni, sfidarlo a duello o spaventarlo a morte, senza veramente arrivare a togliergli la vita. Era stato un cane a ridurre Corinne in quella maniera. La donna non si era ancora svegliata e i medici non si erano troppo esposti con le previsioni, visto che non conoscevano le dinamiche dell'aggressione. Non sapevano per quanto tempo avesse boccheggiato prima di tornare a respirare nella morsa della mano del duca. Non sapevano quanto tempo fosse rimasta per terra a sanguinare. Al contrario tutti erano convinti che avesse perso troppo sangue e che ci sarebbe voluto molto tempo prima che la duchessa si potesse riprendere completamente, se così fosse andato.

Nella casa dei Bridgerton alleggiava un'aria tesa e melancolica. Anthony e Benedict avevano smesso di ridere, ma anche di sorridere. Erano delle statue fredde. Il primo si destreggiava nei suoi doveri, annegando le preoccupazioni e gli incubi nell'alcool serale. Il secondo andava a fare visita a Corinne ogni giorno, portandole dei fiori e la sera faceva compagnia ad Anthony nella bevuta. Lo aggiornava con poche parole della situazione, che era praticamente immutata.

-" Neanche oggi era cosciente." Aveva iniziato il discorso una sera.

Anthony aveva gli occhi lucidi e girava il brandy nel bicchiere. Scrutava la bevanda come se fosse stata capace di predire il futuro. Dopo pochi istanti aveva incontrato lo sguardo preoccupato di Benedict e, vedendo l'abisso negli occhi del fratello, aveva scolato ciò che gli rimaneva sul fondo del bicchiere. Lo aveva riempito tre volte. Forse era arrivato il tempo di smetterla con questi comportamenti da nullafacenti. Forse avrebbe dovuto agire. Ma come? Cosa poteva fare in quella situazione? Alexander Baron era sparito da Londra, nascosto in una grotta a evitare le conseguenze delle sue azioni. Tutta l'alta società era sconvolta di quanto accaduto. La sua famiglia stava perdendo la vivacità, rispettando con devozione il dolore del primogenito. Tutti avevano capito i sentimenti che intercorrevano tra i due. Stavano vivendo sospesi, aspettando che la vita di Corinne iniziasse ancora o smettesse del tutto. Sentì un dolore acuto nella parte del petto, vicino al cuore. No, la vita di Corinne non avrebbe smesso. Lui sentiva nelle viscere che non sarebbe dovuto andare così. Non era giusto. Udiva, però, nelle orecchie, come se fosse un richiamo del mare dentro una conchiglia, la voce di lei che ripeteva:

-" Ogni cosa è giusta nel suo modo. Noi non siamo nessuno per decretare cosa sia giusto e cosa no." Era saggia pure la voce che si immaginava di lei. La voleva indietro. Avrebbe combattuto per averla. Sì, di sicuro doveva smetterla di nascondersi come un codardo. Doveva agire e impegnarsi per non farsi sfuggire l'ennesima opportunità con lei.

-" Benedict, domani mattina raduna la famiglia a colazione. Voglio parlarvi di una cosa." Lo sguardo del fratello rimase immobile. Strinse le labbra come per annuire. E così fece.

Il giorno dopo, appena la colazione fu servita, Anthony entrò nel salotto per mangiare insieme alla sua famiglia. Non doveva permettere al dolore di logorarli di nuovo. Corinne non era ancora morta e non sarebbe dovuto accadere. Tutti si girarono a guardarlo. Lo stavano osservando per vedere quanto fosse distrutto o quanto potesse ancora sopportare. Erano preoccupati per lui, per la sua salute mentale. Anthony aveva già dovuto stringere i denti alla morte del padre; non era suo dovere rifarlo ancora, soprattutto se veramente i sentimenti per  Corinne Corsen fossero stati così intensi. Violet si alzò dalla poltrona verde e si avvicinò a lui.

-" Ciao, Anthony. Cosa vuoi per colazione?" Lui le sorrise, forse perché in quel momento erano le anime che più comprendevano l'un l'altra. Una aveva perso definitivamente l'amore della sua vita, mentre l'altra, forse, la stava per perdere.

-"Quello che prendete voi, madre." Sorrise calorosamente per ringraziarla. Lei si risvegliò dal torpore. Anthony, il suo primogenito, aveva sorriso. Non era un sorriso forzato e di circostanza, ma era avvolgente e caldo. I fratelli lo notarono e gli fecero spazio per farlo accomodare e mangiare. Benedict non sapeva ancora cosa aveva in mente Anthony, ma dalla sera precedente sentì che qualcosa dentro di lui era cambiato. La voce era più decisa, gli occhi erano più vigili e, soprattutto, era tornato a sorridere. Si sentì rincuorato.

Eloise aveva ricevuto il contraccolpo dell'aggressione di Corinne come un fatto personale. Questo evento le aveva ricordato quanto l'indipendenza femminile fosse ancora precaria e che, forse, urlarlo sempre in pubblico l'avrebbe potuto renderla una futura vittima. Doveva ben guardarsi dall'esporre pubblicamente le sue idee. Se una persona aveva avuto il coraggio di aggredire una duchessa, nipote della regina, chissà cosa avrebbe potuto fare a lei. Sperava che tutto fosse una nuvola e che presto si sarebbe dissipata.

Dopo aver masticato due biscotti, il visconte si era girato verso la sua famiglia e aveva assunto una posizione per interloquire.

-"Ho chiesto a Benedict di raccogliervi oggi perché vorrei chiedervi il permesso di procedere in un modo. Non sono sicuro sia la migliore scelta per tutti, ma egoisticamente so che è la migliore scelta per me. Perciò, vi domando se, con il vostro permesso, posso portare Corinne qui a Bridgerton House, dove può stare in compagnia e possiamo monitorare meglio la sua guarigione. Ovviamente chiederò il benestare dei medici per il trasporto e intendo andare a parlare direttamente con la regina di questo. E' sempre la sua nipote e la sua pupilla."

Violet, emozionata, si era di nuovo alzata in piedi. Aveva le lacrime agli occhi e aveva atteso tre giorni che suo figlio si decidesse. Era la scelta migliore, visto che Corinne aveva legato molto con i Bridgerton e che non avrebbe voluto stare nella dimora regale, come espresso dalla zia. Era certa che sarebbero iniziati dei pettegolezzi e che forse sarebbe stato visto tutto come uno scandalo, ma l'agitazione sarebbe rientrata una volta che Anthony e Corinne avessero convolato a nozze. Violet era sicura di questo.

I fratelli erano contenti della decisione del primogenito. Eloise si era ridestata e aveva iniziato a farfugliare che avrebbe letto delle storie a Corinne, per farla risvegliare. Hyacinth e Francesca avevano promesso che sarebbero andate a raccogliere ogni giorno dei fiori per portarle nella camera dell'ospite. Gregory si era offerto a portare l'acqua e controllare che le sorelle non infastidissero troppo la convalescenza. Benedict era andato davanti a Anthony, e vedendolo alzare, lo strinse in un abbraccio esasperato, ringraziandolo. 

Così si prendevano le decisioni in casa Bridgerton: insieme. Così fu anche in quel momento. Ora mancava solo che la regina desse il suo benestare. Anthony scrisse una lettera per richiederle la gentilezza di un colloquio privato e la regina Carlotta rispose il giorno dopo annotando solo l'ora e il giorno dell'appuntamento.

Tre giorni dopo la decisione di Anthony, il visconte si trovava nel salotto regale pieno di oro e sfarzo. La compagnia della regina era già radunata a fissarlo, facendolo sentire a disagio. Erano passati quindici minuti e lui aveva smesso anche di sorridere alle dame. Stava muovendo nervosamente la gamba destra, continuando a ripetersi nella testa il discorso da fare. Sarebbe stato il discorso che avrebbe decretato la felicità nella sua vita. E questa decisione spettava a questa donna, che era entrata, presentandosi con una parrucca lilla, alta mezzo metro e addobbata con fiori. Doveva essere un gran bel discorso o sarebbe stato tutto invano.

Anthony l'aveva accolta in piedi. Si era inchinato profondamente e aveva aperto la bocca per parlare.


-Note dell'autrice:

Ciao di nuovo! Qui un capitolo breve, ma necessario per lo svilupparsi della storia.

Pensate che la regina possa accettare la decisione di Anthony?

Cosa pensate che lui possa dire per convincerla?


A presto

-Eprouve

Il visconte che voleva amareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora