Capitolo 28 - Accordo regale

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-" Vostra Maestà, la voglio ringraziare per avermi ricevuto con così poco preavviso." Iniziò Anthony con la testa abbassata.

-" Sono rimasta piacevolmente sorpresa di aver ricevuto un vostro biglietto, Anthony. Soprattutto, - si fermò per un istante- soprattutto in un momento così difficile."

Anthony inghiottì la saliva formatasi nella bocca. Aveva un gusto amaro e triste. Era cosciente del fatto che anche la regina Carlotta soffrisse per quanto avvenuto. Nonostante tutte le preoccupazioni di Corinne, la zia le era comunque affezionata. Le voleva bene e desiderava solo che la fanciulla si riprendesse completamente. Aveva accettato di farsi da parte durante la convalescenza della donna, ascoltando con devozione i collaboratori della duchessa: Corinne avrebbe desiderato così; avrebbe voluto non essere di disturbo alla dimora regale. Con profondo rammarico, la regina si era adeguata, ma continuava a pretendere novità sullo stato di salute della nipote.

-" Purtroppo non ci sono novità sul suo stato..." Cominciò l'uomo, cercando di introdurre quello che desiderava avvenisse. Corinne avrebbe giovato della presenza della sua famiglia. Le avrebbe fatto bene sentire altre voci nelle camere. Le avrebbe fatto bene sentire la presenza di Anthony. E, dopotutto, al visconte avrebbe fatto bene vederla riprendere. Si sarebbe impegnato al massimo per essere d'aiuto e non d'intralcio. Era colpa sua se fossero arrivati a questo stato. Avrebbe dovuto parlare prima con Edwina e farle conoscere i suoi sentimenti: apparteneva mente, corpo e spirito al sorriso della duchessa Corinne Corsen. Impazziva ogni volta che la vedeva ridere. Adorava il modo in cui tendeva a chiudersi, ogni volta che qualcosa la stesse infastidendo. Bramava ogni centimetro del suo corpo a ogni ora della giornata. Si sentiva vuoto se non riusciva a vederla almeno una volta al giorno. Come detto da sua sorella Daphne, duchessa saggia quanto Corinne, bruciava per lei e per la vita che si era immaginato al suo fianco.

-" Grazie Anthony, ma lo so. Mi hanno mandato il bollettino giornaliero. Neanche questa mattina aveva ancora aperto gli occhi." La regina abbassò le spalle, strinse le labbra e aggiunse con una voce bambinesca:

-" Lo farà mai?"

Il visconte fissò il suo sguardo sul viso preoccupato della sovrana:

-" Deve farcela. Stiamo parlando di Corinne Corsen. Non so se si ricorda come sia. Ma è testarda, antipatica, seccante, tagliente, furba, maliziosa, divertente, puntigliosa, saggia, perfezionista, complessa, devota e fedele alla vita." Parlare di lei, lo faceva riaccendere. 

-" Sai, prima del ballo nel Countershield mi aveva parlato di te."

Anthony si ridestò, sorpreso. Cosa si erano dette? La sua faccia confusa e curiosa fece continuare la regnante:

-" Mi aveva intimato di non intervenire nel suo piano.- Sbuffò, ridendo. - Devo ammettere che era un piano stupido, ma sembra che abbia funzionato. Voleva renderti geloso. Voleva che tu decidessi di volere lei. Per questo si è abbandonata nelle mani di Alexander. Certo, quel miserabile sembrava ciò che non era. Ma Corinne, in cuore suo, aveva agito così per te. Permettimi di darti del tu, Anthony. Ora stiamo parlando come se fossimo nella stessa famiglia. Corinne è la mia famiglia e il suo coinvolgimento con te, ci avvicina. Era innamorata di te. Lo è ancora, ovunque sia adesso. Non l'ho mai vista così entusiasta di una persona. Non voglio assolutamente sapere cosa sia successo tra di voi dopo il mio incontro con lei, però voglio sapere cosa ne pensi tu al riguardo. E' la mia unica nipote. Devo prendermi cura di lei."

Anthony aveva la bocca secca. Corinne e Siena avevano pianificato di ingelosirlo per spingerlo a decidere. Corinne era finita nelle mani di Alexander a causa sua. Corinne era immobile in un letto perché lui era stato così sciocco da negare ciò che a tutti sembrava fosse palese: la amava da quando l'aveva vista al fianco della regina: sfrontata, libera dalle regole della società e austera. Era il momento ideale per chiedere alla regina quel permesso. Era il momento ideale per aprirsi, perché la sua porta interiore stava cedendo:

-" Mio padre mi ha insegnato il senso del dovere e della responsabilità, essendo il primogenito. Sono garante dei miei territori e della rispettabilità della mia famiglia. Tutto questo mi è piovuto addosso in meno di mezz'ora e mi ha ghiacciato il cuore. Io temevo l'amore, che non fosse rappresentato dalla devozione alla mia famiglia. Temevo di cadere di nuovo, che alla volta successiva il ghiaccio si spaccasse e che diventassi morto dentro. Temevo di morire anche io giovane e di pietrificare l'animo di qualcuno. Temevo tante cose, ma più di tutto temo di perderla. Vederla per terra con tutto quel sangue...- l'uomo iniziò a singhiozzare e balbettare, ricordava visivamente il rosso del liquido, il calore della vita della donna sulle sue mani - era così tanto sangue. - Si fermò per riprendere le fila del discorso. Non poteva avere un crollo davanti alla regina. - Mi scusi, stavo dicendo che dopo la morte di mio padre, vedere Corinne in quello stato mi ha completamente distrutto. Sono venuto qui per chiedervi il permesso di spostarla da casa sua e portarla a Bridgerton House. La mia famiglia è entusiasta di partecipare alla convalescenza. Io voglio vederla ogni giorno, sennò temo di perdermi nell'apatia che ho già provato. Ho paura di ghiacciarmi di nuovo." L'ultima frase era stata un sussurro di agonia. La regina Carlotta lo guardava con commozione. I sentimenti di Corinne erano ricambiati. Anthony Bridgerton, il Visconte, era la persona più adatta a sua nipote: sfrontato, dolce ma autorevole. Si assomigliavano e si incastravano bene. Nella debolezza dell'uno, entrava la fermezza dell'altro. Interiormente aveva già accettato che potesse andare nel modo in cui Miss Gambit temeva. Christine l'aveva avvisata della vicinanza di Anthony alla nipote ed entrambe erano rimaste sull'attenti  a causa della natura libertina e fredda del Visconte. Non era così, o meglio Corinne lo aveva cambiato. Si erano modulati a vicenda ed è ciò che una relazione provoca: accettazione, miglioramento, stabilità, emozione. Glielo avrebbe permesso perché all'amore non si poteva dire di no. Al sangue neppure.

-" Sono d'accordo. A Corinne farà bene stare insieme a voi. L'avete accolta come vostra sorella, figlia e confidente. L'avete coccolata come amica e l'avete sostenuta quando io, invece, la minacciavo con il toglierle il ducato. Avete sofferto insieme a lei, avete sofferto per lei. Sono d'accordo perché mi ricordate quanto bello sia amare ed essere amati. Io, ormai, non posso più provarlo, ma solo il ricordo è potente da alleviarmi il dolore. Sentite i medici e se avete bisogno di aiuto, sappiate che sono la vostra spalla. La società potrà anche iniziare a parlare. Ma parlerà di quello che voglio io."

Anthony le baciò la mano e la ringraziò. Prima di vederlo sparire, la regina Carlotta gli strinse le dita della mano sinistra come per trattenerlo e aggiunse:

-" Se trovate quel vigliacco di Alexander Baron, vi grazierò, qualsiasi cosa vogliate fargli." Il tono era tagliente e rigido. Anthony sapeva a cosa si riferisse. Parlava la rabbia viscerale, l'impotenza e il disgusto. Avrebbe potuto ammazzarlo e la regina sarebbe rimasta dalla sua parte. Avrebbe potuto torturarlo, seviziarlo e la regina avrebbe accolto la situazione. Annuì, non perché avrebbe seguito quel sentimento abominevole, anche se l'aveva provato più volte. Annuì perché comprese lo stato d'animo della sovrana.

Uscì dalla dimora regale per recarsi all'unica casa dove doveva ancora presenziare prima di iniziare la sua nuova vita. Doveva vedere Miss Sharma.

 

Il visconte che voleva amareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora