Capitolo 29 - Speranza

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Anthony era arrivato davanti alla casa di Lady Danbury, dove erano ospiti Miss Edwina Sharma e Lady Mary per l'intera stagione. La fanciulla aveva mantenuto i nervi saldi alla scoperta dell'aggressione di Miss Corsen. Si era adoperata a sentire i battiti, far chiamare il dottore e assistere per quanto possibile. Aveva mantenuto il morale alto ed era anche arrivata a consolare il visconte e suo fratello, i quali erano semplicemente a pezzi.

In pochi istanti aveva compreso quello che stava negando da mesi: Anthony Bridgerton non era la sua anima gemella; non lo sarebbe mai stato e mai lo sarebbe diventato. Lei amava solo le occhiate di ammirazione che la colpivano ogni volta che entrava a un evento accompagnata dallo scapolo più ambito. Voleva essere invidiata. Voleva raggiungere un titolo nobiliare a scapito dei sentimenti. Era stato così fino a quando non aveva visto il sangue di Corinne imbrattarle le mani. Era stato così finché non aveva visto il dolore negli occhi di Anthony. Era stato indescrivibile. In quel momento aveva capito che ruoli, gerarchie e possedimenti nulla potevano davanti all'umanità e all'amore. Aveva scorto quello che pochi avrebbero raggiunto nella vita: il vero sentimento dell'amore che turbava gli animi, annebbiava la vita, tormentava i seguaci, ma premiava chi lo possedesse. Bramava ritrovare la via giusta verso la felicità. In cuore suo ringraziava Anthony e Corinne per averle insegnato una lezione di vita: ne avrebbe fatto tesoro.

Un pomeriggio aveva sentito annunciare il nome del visconte: era venuto a trovarla. Sperava di avere novità sullo stato di salute di Corinne, visto che non li aveva più visti dal giorno dell'aggressione. Sperava che la duchessa si fosse ripresa e che Anthony la stesse invitando al matrimonio; per lei tutto era così chiaro. Si sentiva in pace e senza rancore.

Al contrario, però, si ritrovò un Anthony lugubre. Era stravolto.

-" Milord, sta bene?" Si apprestò a chiedergli.

-" Miss Sharma, che piacere vederla." La faccia di lui si illuminò leggermente.

-" Faccio preparare il tè pomeridiano. Che ne dice?"

-" Ottima idea. Non mangio nulla da pranzo."

-" So che la nostra cuoca ha appena sfornato anche dei biscotti. Sembra che il suo tempismo sia perfetto." Lei strinse le spalle soddisfatta. Anthony notò come fosse rilassata e genuina. Lo era più di tutte le volte che erano stati insieme. Non aveva più nulla da dimostrare. 

Lo accompagnò nel salotto, dove si ritrovò gli occhi della padrona di casa e della madre di Edwina addosso.

-" Lord Bridgerton, non sapevamo che fosse venuto in visita. Che piacere rivederla." Lo salutarono le due dame.

-" Faccio preparare il tè." Lady Danbury si alzò in piedi.

-" Ho già detto io, Lady Danbury. Perché non si rimette comoda?" Rispose Edwina. La donna la guardò sorridendo. Ritornò con lo sguardo su quello di Anthony e, data la sua esperienza, capì di dover lasciare spazio ai due giovani di confrontarsi senza che una vecchia stesse a origliare i loro dolori.

-" Vado a vedere come stanno andando i preparativi. Lady Mary, mi accompagna? Questa gamba mi fa un male del diavolo." Prendendo il bastone, si girò verso il visconte. Gli fece l'occhiolino e sparirono entrambe verso la cucina. Il salotto diventò silenzioso, ma non ingombrante. Era in una serenità di attesa.

I due si trovarono seduti uno di fronte all'altro. Anthony stava fissando le sue mani che muoveva freneticamente. Era nervoso, però si sentiva sicuro della mossa che stava per fare. Sarebbe stato l'unico comportamento maturo degli ultimi mesi. Aveva i gomiti poggiati sopra le ginocchia. Sentiva che si trovasse davanti a una svolta nella sua vita. A prescindere da come sarebbe andata con Corinne, si stava per slegare da una situazione che poco gli si addiceva.

-" Miss Sharma, volevo ringraziarla con tutto il cuore per come si è saputa destreggiare l'altro pomeriggio a casa di Corinne."

-" Milord, non sia sciocco. E' stato naturale. La situazione lo chiedeva." Anthony negava con la testa, sorridendo.

-" Non è da tutti saper tenere le redini dei propri sentimenti in un momento così,- ingoiò rumorosamente - così tragico."

Lei distolse lo sguardo e lo poggiò per terra. Lasciò spazio al dolore di invaderli. Era stato davvero spiacevole aver assistito a quella sventurata aggressione. Alexander era stato un'infame senza onore né dignità. Meritava di sparire dalla vita di chiunque.

-" Lei come sta, Anthony?"

Lui la guardò fisso e continuò a negare con la testa:

-" Nessuna novità. Ho appena ottenuto l'approvazione regale per trasferirla a Bridgerton House. Spero che la vicinanza della mia famiglia le giovi."

-" Credo che la tua vicinanza la possa aiutare di più, Anthony."

Gli occhi di lui erano lucidi, pronti a esplodere. 

-" Mi dispiace per come siano andate le cose, Edwina. Mi dispiace per come sia andato tutto. Tu meriti di avere una vita felice. Meriti di essere moglie, madre e chissà, magari nonna. Io non posso, ecco, io non posso offrirti questo futuro. Non più. I miei sentimenti per Corinne erano labili, quasi impercettibili. Ma poi non so come sia successo e quando. Non trovo un momento preciso quando mi sono detto: sì, è lei che voglio. E' nato tutto piano piano, come una scarica di adrenalina. Non riuscivo più a tenere gli occhi lontani da lei. Non riuscivo più a non pensare a lei, anche quando ero in tua presenza. Perdonami Edwina, sono un povero idiota. Ti sto raccontando tutto, ma non meriti neanche di venirne a conoscenza. Tu meriti un corteggiatore sicuro, sano, dedito a te. Io non posso più continuare con questa farsa. Non posso più mentire a te, ma soprattutto a me stesso e al mondo. Amo Corinne. Amo solo l'idea di accompagnarla a passeggiare. Amo l'idea di ballare con lei. Mi dispiace Edwina, io ci ho provato."

-" Ed è qui che hai sbagliato, Anthony. Se ami non ci provi. Se ami, lo fai e basta, senza spinte, senza titubanze. La colpa non è interamente tua. Ci siamo ingarbugliati insieme in questo nodo, ma non ti preoccupare. Ho visto e ho capito. Ora possiamo andare avanti. Possiamo continuare a essere vicini uno per l'altro. Io non ti amo, Anthony, come tu non ami me. Amavo il tuo ruolo, il tuo potere, la vita da viscontessa, o perlomeno l'idea che mi ero fatta. Tu, come me, meriti di meglio. Meriti lei e io non sono nessuno per impedirti di vivere la tua vita. Sono felice che sia andata così. Mi avete insegnato tanto."

-" Ti aiuterò a trovare marito. Almeno questo te lo devo."

-" Con tutto il rispetto, Milord, penso di essere più che capace di corteggiare ed essere corteggiata. La stagione non è mica ancora finita e la rottura di comune accordo potrebbe non nuocermi così tanto. Troverò un nuovo compagno di ballo, non ti preoccupare. Ho la pelle dura, io." Edwina distese il viso e sorrise apertamente. Entrò una dama col servizio da tè e i biscotti. Anche quel ostacolo era superato. Nella sua testa, Anthony stava tagliando tutti i doveri da compiere. Questo era stato uno dei più temuti e più difficili. Da ora in poi sarebbe stato più naturale e spontaneo perché l'ultimo dovere che si era segnato suonava così: esserci per Corinne. In verità non era propriamente un dovere, ma una promessa a se stesso e alla sua felicità. Peccato che quella giornata non si sarebbe conclusa come era iniziata: con speranza.



Il visconte che voleva amareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora