Capitolo 15 - La notte porta consiglio

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 Non appena smise di girare la seconda volta la chiave nella toppa si rese conto di aver sbagliato la mossa. Christine avrebbe avuto ragione a strigliarla come se fosse stata una bambina piccola che stava giocando con il fuoco. Solo che quel fuoco aveva due occhi chiari, labbra carnose, un fisico mozzafiato e una voce che le faceva vibrare l'anima. Quel incendio stava continuando a mostrarle il posto accanto al suo dove sedersi. Sarebbe rimasta bruciata per l'eternità se solo avesse sentito la sua vicinanza così intensamente. Il letto era un azzardo. Non avrebbe dovuto minimamente meditare su quella possibilità. Ogni volta che si ritrovava nella stessa stanza di Anthony, Corinne smetteva di pensare. La materia grigia inviava segnali di fallimento e si rinchiudeva su se stessa, lasciando le redini del corpo nelle mani del cuore ribelle. Così accadde anche questa volta e Corinne si sedette vicino al Visconte. Il corpo era teso, attento ai segnali che sarebbero arrivati da Anthony. L'uomo si sentiva come una corda di violino. Fosse stato con Siena o anche, forse, con Edwina, le avrebbe fatte sue in poco tempo, senza pensarci due volte. Con Corinne la situazione, benché sembrasse identica, era profondamente diversa. Quel corpo per lui sembrava un santuario da proteggere; un fiore da annaffiare per farlo crescere. Corinne gli dava una scarica di elettricità a tutti i nervi sulla nuca; gli dilatava le iridi, ma, soprattutto, gli sfidava l'intelletto. Lei aveva vissuto la sua stessa vita: doveri che gravavano sulle sue spalle e pochi momenti per sfogarsi. A differenza sua, però, non aveva rincorso una convinzione, né aveva illuso corteggiatori. Era migliore di lui.

-" Anthony, ehm, io, ecco, non so bene come spiegarmi, ma io..." Tentennava lei nell'esprimere ciò che più temeva.

-" Corinne, stai bene?"

-" Sì, certo, ma io non voglio che succeda quello che pensi tu. Non ho chiuso la porta per questo."

-" Non l'ho mai pensato."

-"Io bramo una storia piena di farfalle nello stomaco, di risate, litigi stupidi, sfide insieme."

-" Qualche partita a Pall Mall?"

- "Soprattutto le partite a Pall Mall." Rise lei per il suo intervento. Comprendeva volesse alleggerire la tensione.

-" Io non so cosa voglio, Corinne. Cioè so cosa voglio, ma ne temo le conseguenze."

-" Spiegati meglio."

-" Se dovessi morire giovane, no Corinne, lasciami finire. Se dovesse andare così, non voglio che mia moglie provi quello che ha vissuto mia madre."

-" Anthony, chiunque dovrà vivere un dolore tremendo. E' inevitabile perché è la vita, ma per il vero e reale amore ne varrà sempre la pena."

Lui sogghignò:

-" Ci credi che me lo ha detto anche mia madre?"

-" Ci credo, ed è così."

- " Cosa ne è stato di tuo padre?"

-" Scusami?"

- "Io ho amato trascorrere il tempo con mio padre. Cacciare, ridere, lavorare insieme. E' stato tutto un imparare e ammirarlo. Da quello che ho capito, per te non è andata allo stesso modo."

-" Il grande Duca di Countershield, fratello del re, sapeva alzare il gomito, urlare, sbattere le porte e tormentare mia madre. Il loro matrimonio non è stato un atto di amore, ma di dovere per non perdere il ducato. Il re aveva dato precisi ordini a mio padre di rimettersi in riga e trovare una buona moglie o gli avrebbe levato la fortuna che gli spettava. La defunta duchessa di Countershield era una ragazza modesta invaghita di una maschera che mio padre indossava durante i balli. Dopo il matrimonio divenne tutto più chiaro. Lui era manesco..."

-" Lo è stato con te?" La rabbia negli occhi di Anthony pulsava. Solo l'immagine di uno schiaffo volato su Miss Corsen lo infastidiva al punto di non riuscire a stare fermo, così iniziò a far muovere una gamba. Lei lo notò e continuò con il racconto.

Il visconte che voleva amareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora