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Fingo di dormire ogni volta che qualcuno entra in laboratorio, non ho voglia di parlare con nessuno e direi solo cattiverie. Ho pensato di scappare, rompere il vetro è una passeggiata e potrei uscire dalla finestrella, ma c'è qualcosa che mi trattiene. Forse la paura di non rivedere più la mia famiglia, o forse la paura di essere odiata da loro. Bruce e Tony stanno lavorando su dei bracciali, sono manette più che altro, che limiteranno i miei poteri. Steve viene sempre qui, anche solo per vedere che sto bene, ma per fortuna riesco a mascherare bene le mie emozioni.

"A che punto è Shuri?"

"Sta facendo le sue ricerche"

Risponde Steve a Tony, si avvicina alla mia cella lentamente e mi guarda. Percepisco il suo sguardo su di me, non riesco a sentire i suoi pensieri però, mi hanno chiuso fuori dalle loro menti. Credono che io possa manipolarli per farmi uscire.

"Avri non può più stare chiusa qui dentro. La stiamo trattando proprio come la trattava il Barone Strucker. Siamo la sua famiglia, dovremmo appoggiarla e aiutarla"

"Ha quasi ucciso mia figlia, Steve. È pericolosa per noi e per se stessa, non voglio metterla di fronte ad altro stress emotivo.. Pepper non vuole vederla, Morgan ha paura di lei ed io non so che cosa fare. Quindi lei rimane lì finché non tornerà quella di prima"

Mi brucia la gola nel sentire quelle parole da parte di Tony, è la verità e fa davvero male. Vorrei sapermi controllare, e vorrei che loro mi accettassero per quella che sono adesso perché non tornerò mai più quella di prima. Ma Tony non sembra accettare la mia nuova condizione, e Pepper mi odia.

"Quindi non uscirà dalla cella nemmeno con indosso quelli?"

"Limita i suoi poteri, non li cancella"

Mi è chiaro ciò che devo fare adesso. Loro non hanno intenzione di aiutarmi a gestire questa cosa, vogliono strapparla via, cancellarla e farmi tornare quella di prima. Ma come ho già detto non è possibile.

"Ci odierà per questo"

Borbotta Steve con un tono dispiaciuto. Tony non risponde niente, passano il resto del tempo in silenzio a lavorare sui bracciali. Dopo poco però Natasha li chiama per mangiare. Nemmeno lei mi vuole vedere, forse la rende triste oppure ha paura come gli altri. Mi alzo dalla brandina quando sono sola, cammino per la stanza e sgranchisco un pò le gambe.

"Spero tu sia sveglia, ti ho portato la cena!"

Torno sulla bandina sdraiata di spalle, Steve scende gli ultimi scalini e sbuffa. Apre la botola, inserisce il vassoio e richiude la botola. Non se ne va, invece si siede ed aspetta. Vorrei cacciarlo, ma il suo respiro è così rilassante. Mi sento meno sola, forse voglio solo godermi gli ultimi istanti con lui. Fingo di svegliami, Steve mi aspetta con un sorriso luminoso. Mi si spezza il cuore, non potrò più stare con lui, ma almeno posso dire di aver avuto la relazione più bella ed intensa.

"Hey. C'è il tuo piatto preferito, spaghetti con Ragù e polpette direttamente dal tuo ristorante preferito"

Mi alzo in piedi ed afferro il vassoio dalla botola. Mi siedo proprio davanti a lui e ne prendo un boccone, questa cosa gli da molta gioia, contando che non mangio da alcuni giorni. Il cibo è sublime, quasi piango dalla gioia quando assaggio quella prelibatezza.

"Come ti senti?"

Non rispondo a questa domanda, non mi va di dirgli come mi sento davvero e mentire è inutile. Steve abbassa lo sguardo, sembra deluso dal mio silenzio. Vorrebbe dire qualcosa ma non lo fa, mi sento così in colpa.

"Avri parla con me, ti prego. So che è dura, lo capisco, ma io sono qui. Vengo tutti i giorni da te, ti porto il cibo, e ti tengo compagnia e tu... lascia perdere, sei proprio come tuo padre!"

Si alza arrabbiato è davvero deluso da me, ne sono sicura. Non faccio altro che ferire tutti, allontanarli e forse è meglio così, farà meno male se mi odieranno. Devo smetterla di pensare alla vita che avevo prima, non sarà più la stessa. Ma prima devo scusarmi con Steve, devo fargli credere che è tutto ok. Passerà oltre e starà bene.

"Steve aspetta!"

Si ferma sull'ultimo gradino delle scale, scende qualche scalino ma non si avvicina. È scocciato, si vede dal suo sguardo freddo e distaccato. Cerca di non incrociare il mio sguardo, è distante e tutto ciò mi fa esplodere.

"Mi dispiace Steve, tu sei così buono con me e... scusami"

Lui annuisce, torna su per le scale e se ne va senza aggiungere nulla. Mi sento così sola e stupida. Avrei dovuto dirgli che lo amo e che mi fa sentire così speciale. Avrei dovuto dirgli tutto ciò che penso di lui, è troppo tardi però. Perciò è meglio pensare al futuro, se così lo posso chiamare. Nel vassoio c'è un coltello abbastanza affilato. Lo guardo attentamente per qualche istante, lo afferro con forza. Prendo un respiro profondo, chiudo gli occhi per poi passarlo sulla gola con un gesto veloce e violento.

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