Capitolo 22

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Centocelle, 5 dicembre 2019

Come ogni giovedì, mi preparavo per andare in palestra, anche se dalla fine del mese precedente facevo anche un altro tipo di ginnastica: nelle docce dello spogliatoio femminile, con Roberto Manilunghe; non mi piaceva quello che facevo, specialmente da quando avevo imparato a conoscere meglio Marco, ma ero ancora un po' arrabbiata con lui, perché mi aveva lasciata da sola nella traumatizzante esperienza della fiera di qualche giorno prima.
Mi aveva raccontato che al suo amico inventore, Franco, avevano ricucito il dito; gli avevo rinfacciato che poteva essere con me, in quel momento raccapricciante, invece di andare ad aggiustare il rubinetto di sua madre.
Quel giorno, tuttavia, avevo altri programmi: nel pomeriggio sarei andata insieme ad Elena, Federico, Laura, Fabiola e i miei nipoti a vedere "Frozen II - Il segreto di Arendelle" al Cinema Broadway a Via dei Narcisi, poco dopo Piazza dei Mirti.
Avevo visto il capitolo precedente nel 2013, le mie amiche mi avevano accompagnato, mentre Giuseppe si era liquidato, sostenendo che non fosse il suo genere di film: stavolta probabilmente Marco sarebbe venuto, ero io che non avevo voglia di vederlo.
Feci colazione e mi preparai per andare a seguire il corso di pilates.

                                     ***

Dopo che la lezione fu finita, commentammo ciò che era accaduto domenica tra i quattro cantanti.
<< Alla fine Ada e Greta se le sono date davvero di santa ragione, mica erano solo minacce! >> mi confidò Fabiola, mentre ci cambiavamo.
<< Avrebbe dovuto menare il marito fedifrago, che aveva deciso tra l'altro di cambiare sponda sul palco, davanti a tutti... >> commentò Flora Mainetti, venendoci incontro.
<< Almeno ha chiesto il divorzio? >> chiesi loro, da esperta del settore.
Per la povera cantante doveva essere stato un bel colpo, sicuramente la comprensione per Alessandro non l'avrebbe manifestata subito.
<< Dante ha detto che la vedrà presto in studio, prima dell'avvocato dovrà stendersi sul lettino... Ha detto anche che eri bianca come un cencio, domenica mattina, quando è venuto a recuperarti >> aggiunse Sofia, lasciandomi a bocca aperta: mi diede fastidio questa loro assenza di segreti; sapevo che erano amanti prima che cognati, ma pensavo che fosse un momento tra me e Mainetti.
<< Non avevo neanche metabolizzato il delirio dell'inventore, e subito dopo scoppia la rissa >> le feci notare, come se stesse dicendo un'ovvietà.
<< Spero che tu ti riprenda presto. E cerca di perdonare Marco. Non è mammone, ma ancora si sta riprendendo dall'abbandono della ex fidanzata >> mi rispose, mentre si avvicinava alla suocera, ci salutavano e uscivano.
<< Ci vediamo dopo al cinema >> mi salutò anche Fabiola.
Poco dopo che rimasi completamente da sola, sentii bussare: era Roberto, che mi sorrideva malizioso.
<< Se ne sono andate tutte >> lo rassicurai, mentre lui chiudeva la porta a chiave e andavamo ad appartarci nelle docce per soddisfare le nostre voglie.

                                     ***

Arrivai al lavoro che ero già stanca, per fare almeno due ore al forno: saremmo andati tutti al cinema al secondo spettacolo, quello delle diciotto.
In quei giorni avevo notato una differenza di comportamento di Antonio nei confronti di Stella: da quando la storia della "Pecora Elettrica" era finita e l'influenza di Teresa Magni non si faceva più sentire su Patriarca, la Marini aveva finalmente campo libero col ragazzo che amava; non mi dava neanche più quella sottile gelosia nei confronti della mia collega per i suoi sentimenti nei confronti del bel panettiere che per primo mi aveva dato una possibilità lavorativa.
<< Sono così felice, Anita! Non pensavo che si accorgesse di me... Pensa, eravamo anche alla fiera insieme, domenica >> mi raccontava giuliva.
<< Spero che abbiate visto cose più amene di quelle che ho visto io >> risposi sarcastica.
<< Mi dispiace per Marco e per come ti ha accannata... Ma secondo me ti ama e non è così mammone come vuole farsi vedere. Dovresti perdonarlo, sai? >> replicò in tono sognante, ripetendomi la stessa cosa che mi aveva detto Sofia poche ore prima.
Mi chiesi come mai tutti parlassero in favore di Venturi, che dal mio punto di vista aveva torto marcio: forse ero semplicemente troppo stanca degli uomini eccessivamente legati alle proprie madri.
Prima che potessi ribattere, Antonio irruppe dal forno tutto accaldato.
<< Ragazze, avete finito con le "Invenzioni"? Vanno letteralmente a ruba in sala... >> intervenne, riferendomi alla mia ultima creazione: una specie di girandola di pasta sfoglia, con un cuore caldo di pomodoro e mozzarella; un palese tributo al terribile episodio accaduto a quel pazzo di Franco.
Lo ringraziai tacitamente: mi aveva appena tolto da una situazione imbarazzante.

                                     ***

Alle diciassette e quarantacinque ci demmo tutti appuntamento davanti al Cinema Broadway.
<< Ciao, biondissima! >> gridò Federico, stretto ad Elena ma dimentico quasi di averla come fidanzata.
<< Oh, eccoti arrivata! >> mi accolse Laura.
<< Zia, zia! >> esclamarono i miei nipoti Daniela, Miriam e Kevin.
<< Ciao, piccoletti! Mio Dio, sono distrutta... >> risposi a tutti.
<< Marco non si è presentato >> mi comunicò Fabiola.
<< Perché, doveva presentarsi? >> dissi infastidita.
<< Prima o poi dovrai perdonarlo >> insistette Elena, ripetendo la stessa canzone di Sofia e di Stella.
<< Preferisco poi. Andiamo a fare i biglietti? >> proposi, guidando dentro l'intero gruppo.
Mentre eravamo in fila, notai con la coda dell'occhio Laura che messaggiava allegramente con l'uomo misterioso. Mi avvicinai ad Elena per parlarne.
<< Non lo ha ancora detto chi è? >> le domandai sottovoce.
<< Silenzio stampa >> mi rispose la Castroni, mentre la fila si accorciava e noi iniziavamo a fare i biglietti.
Elena, Laura e io ci conoscevamo da quando avevamo diciannove anni - la Castroni addirittura li doveva compiere - e non ci eravamo mai nascoste niente, per cui non capivamo perché la Mancuso non ci rivelasse il nome del suo uomo misterioso.
In cuor nostro ci potevamo augurare che non fosse un mascalzone, come lo era stato Giuseppe con me.

                                     ***

Il film finì che erano da poco passate le venti: uscimmo allegramente, commentando quel film che ci aveva fatto tornare bambini, parlandone con chi piccolo lo era veramente, come Daniela, Miriam e Kevin.
Ma non appena fummo fuori dal cinema il mio sorriso sparì di colpo: Marco era all'uscita, con le mani in tasca e lo sguardo implorante.
<< Buonasera >> ci salutò educatamente.
<< Noi siamo tutti tanto impegnati, vero? >> intervenne Elena, dando agli altri una sorta di segnale, per cui nel giro di pochi secondi tutti si polverizzarono e rimanemmo solo Venturi e io.
<< Che fai, mi stalkeri? >> berciai allora.
<< Come ai vecchi tempi >> ironizzò lui, cercando di sdrammatizzare. Non mi fece affatto ridere.
<< Si vede che il fidanzato, allora, non lo sai proprio fare. Mi hai lasciata da sola con uno sconosciuto, per di più sciupafemmine e sciroccato, per andartene da tua madre! >> sbottai finalmente.
<< E dai, Ani... Ti ho detto da giorni che era un'emergenza, che di idraulici la domenica non ce ne sono... >> tentò di giustificarsi.
<< Se non fosse stato il rubinetto sarebbe stata un'altra cosa, e a me, sinceramente, di uomo che sta attaccato alle gonne della madre uno me ne è bastato, ed è anche avanzato! >> gli rinfacciai.
Marco sospirò, guardandomi negli occhi.
<< E invece ti dico di no, perché volevo davvero passare una giornata con te. Se pensi che io sia come il tuo ex marito, ti sbagli di grosso >> mi giurò.
<< Allora vieni a cena a casa mia senza avvertirla. E senza avvertirla che non tornerai a casa >> lo sfidai, per testare le sue intenzioni.
Accettò, e ci dirigemmo nella mia macchina, guidando fino al mio appartamento, dove facemmo l'amore in maniera infuocata e in seguito, solo in seguito, mangiammo qualcosa: cucinai io stessa, per evitare di ingurgitare cibo preconfezionato nel dopo-sesso.

Quante stelle ha il mio cieloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora