Capitolo 44

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Centocelle, 4 febbraio 2020

Febbraio arrivò con uno degli eventi più importanti della cultura musicale e della televisione italiana: il Festival di Sanremo.
Avevo sempre adorato la kermesse canora più famosa del Belpaese, non perdendone un'edizione né a Firenze né a Roma, né da fuorisede né da sposata; alla Panetteria Mainetti si parlava di una grande festa per la serata d'esordio, che sarebbe stata vista da tutto il quartiere visto che come co-conduttore accanto ad Amadeus ci sarebbe stato nientemeno che Fiorello, reduce dal successo di "Viva Raiplay".
L'intera famiglia Mainetti e perfino quella ruffiana di Sofia mi avevano fatto i complimenti per aver trascinato il signor Pesaro a raccontare la sua storia e per l'iniziativa dei prodotti da forno kosher, che avevano incrementato le loro vendite; tuttavia mi avevano dato un nuovo incarico: ideare un menù apposito per il Festival della Canzone Italiana.
Ma per farlo mi serviva la mente sgombra, e io avevo ancora un sassolino nelle scarpe da togliermi: Roberto Manilunghe.

                                      ***

Avevo ceduto alle lusinghe del mio insegnante di pilates in un momento di estrema fragilità - era passato appena un mese dal mio divorzio - ma adesso mi sentivo più forte, avendo affrontato prima Marco, poi Dante, infine Sofia e Federico; volevo essere finalmente libera dal rischio di rimetterci la salute mentale per i vizi degli altri.
Quando arrivai, nello spogliatoio tutte parlavano del Festival di Sanremo e dei cantanti di cui profetizzavano la vittoria.
<< Ragazze, voi dite che quest'anno vince di nuovo Gabbani? Dicono che ha una bellissima canzone... >> ipotizzò Fabiola.
<< No, per me vincono o Diodato o Levante. Sono due ex, e dicono che lei si sia ripresa e lui ancora no... >> riferì Sofia.
<< Potremmo anche avere la vittoria fricchettona di Morgan e Bugo, con il loro genere molto alternativo >> immaginò Flora.
<< Tu cosa ne pensi, Ani? Chi potrebbe vincere il Festival? >> fece la Ventresca, vedendomi entrare.
<< Beh, non so dirvi. Ma penso che Raphael Gualazzi abbia buone possibilità... Potrebbe cantare anche l'elenco del telefono! >> dissi, colta di sorpresa.
Avevo in mente tutt'altro pensiero rispetto al toto vincitore, ma ogni tanto un po' di amenità non faceva male neanche a me.

                                   ***

Attesi la fine della lezione e l'uscita di tutte le allieve dallo spogliatoio: Roberto venne a bussarmi col consueto segnale ed io lo feci entrare.
Lui cercò di trascinarmi dentro le docce, ma lo trattenni.
<< Che fai? >> mi domandò stupito.
<< Non mi va >> risposi, mentre sul suo volto si disegnava un'espressione basita.
<< Dai, non fare la scema... >> insistette, ma io lo strattonai, liberandomi dalla sua presa.
<< Non hai capito bene: mi sono stufata di te e del fatto di essere praticamente la tua scopamica >> sottolineai astiosa.
<< Ho capito, hai le tue cose >> dedusse, con un commento maschilista e facilone.
<< Ti direi "Cercati un'altra vittima", ma sarebbe disgustoso anche questo. Ma perché non ti dai una calmata, non ti fai bastare tua moglie e i tuoi figli? >> ribattei stizzita.
<< Cristina ha una tresca con Carlo Mainetti, lo sa tutta Centocelle e lo sai anche tu >> mi ricordò, pensando di fare leva sulla figura del povero marito tradito che ricambia il favore alla moglie stronza.
Ma io non mi lasciai incantare.
<< Quelli sono cavoli vostri, e io ci sono andata di mezzo da quando ho divorziato. Ma dopo quello che è successo con Marco e i Mainetti ho deciso che non ce la faccio più di voi e dei vostri impicci, che voglio essere lasciata in pace >> affermai, guardandolo con gli occhi a fessura.
Anche lui mi rispose con una faccia contrita.
<< Beh, allora sappi che ci metterò un attimo a sostituirti. E se avrò voglia di te, non credere di potermi rifiutare. Se parlo con mia moglie, sappi che sarete voi, tutte voi, le streghe tentatrici, dal suo punto di vista. E adesso passa una buona giornata >> concluse, mentre mi lasciava da sola dentro lo spogliatoio.

                                     ***

<< Zozzone, pervertito, fedifrago e ricattatore! Ecco qual è il ritratto di quest'uomo! >> mi sfogai, mentre ero a pranzo con Elena e Laura.
<< Certo che ti ha fatto proprio un aut aut... >> constatò la Mancuso.
<< Un vero e proprio ingordo molestatore, meriterebbe un articolo di denuncia! >> intervenne la Castroni infervorata.
<< D'altra parte sono io che l'ho voluto. Potevo tenerlo a bada, due mesi fa... >> commentai sbuffando.
<< Che palle, ora non cominciare con i sensi di colpa delle donne che se gli uomini ingordi le molestano, sono loro che li hanno provocati! >> si alzò Elena, innervosita dalla mia arrendevolezza.
<< Ma non è che Dante ti sta strizzando troppo il cervello? >> ribattei sarcastica.
<< Non dire cazzate, Ani. Secondo te perché hanno istituito la Giornata Internazionale contro la violenza contro le donne, il 25 novembre? Per sentire ancora certe frasi? >> mi delucidò.
<< Ero, anzi sono consenziente >> puntualizzai.
<< Elena però ha ragione. Comunque si tratta di una forma di sudditanza psicologica, che è pur sempre violenza. Dobbiamo trovare una soluzione >> concluse Laura in tono deciso, perciò direi loro retta.
Non sapevamo da che parte cominciare, ma in qualche modo lo avremmo fermato.

                                      ***

La prima serata del Festival di Sanremo aveva attratto molta gente e io, rassicurata dalle parole delle mie amiche, mi ero potuta dedicare con più serenità alla preparazione del menù: i fiori erano stati il filo conduttore, in quanto erano la peculiarità della cittadina di Sanremo; molti dolci e molti salati erano a forma di rose, di margherite, di viole e di papaveri, solo per citare alcune delle mie creazioni.
Quando alle venti e trenta partì il collegamento con l'Eurovisione, tutti ammutolirono religiosamente, finché non comparve sullo schermo Amadeus, presentando poi l'amico di sempre Fiorello.
Nel momento in cui ci fu la pausa uscimmo, ascoltammo diverse canzoni e non potei fare a meno di notare Elena e Laura che parlavano fitto con Fabiola e Ivan, che sulle prime mi parvero abbastanza contrariati, per poi distendersi: non potevo immaginare cosa stessero organizzando quei quattro, pur di salvarmi.

Quante stelle ha il mio cieloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora