Capitolo 19

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Centocelle, 29 novembre 2019

Quella mattina del secondo giorno nella mia nuova casa mi svegliai con una consapevolezza: era passato esattamente un mese da quando avevo divorziato da Giuseppe e, nonostante molte cose fossero cambiate nella mia vita, nonostante avessi imparato a vivere anche senza di lui, l'idea che la nostra storia, durata sette anni tra fidanzamento e matrimonio, fosse finita con un atto legale e qualche tradimento in palestra.
Cercai di non pensarci, camminando piano per le stanze della mia nuova casa: avevo cominciato il giorno prima a svuotare gli scatoloni e ne avrei avuto fino al weekend; un tempo avrei avuto un brutto effetto ad entrare in un'abitazione dov'era morto qualcuno, in quel caso il signor Venali, ma ultimamente avevo vissuto talmente tante peripezie che per la superstizione non c'era né ci sarebbe stato spazio.

                                      ***

Quando arrivai alla Panetteria Mainetti, mi accorsi delle facce lunghe dei miei colleghi, specialmente di Antonio.
<< Ma che è successo? Vi vorrei ricordare che sono io quella con un anniversario di divorzio in calendario! >> li richiamai, per capire cosa fosse successo.
<< Ah, vedi? Allora le disgrazie non vengono mai da sole... >> commentò Fabio col solito sarcasmo.
<< In che senso? >> domandai loro.
<< La resistenza della "Pecora Elettrica" è saltata. Hanno decretato di dover chiudere definitivamente >> mi rispose Antonio, sospirando.
<< Ah, mi dispiace >> dissi in tono neutro. Certo, non era bello ciò che stava succedendo a quei ragazzi che avevo anche conosciuto, ma il pensiero di non rivedere più tanto spesso quella pazza di Teresa Magni, specialmente per come si incollava al mio collega, mi faceva sentire sollevata.
<< L'impianto è completamente andato, e chiaramente in un posto così serve la corrente. Capirai, lì anche l'aria funziona col WiFi, segno di quanto siamo dipendenti dalla tecnologia... >> argomentò quest'ultimo.
<< Zitto tu, sennò Mainetti ci sente e ci iscrive di nuovo a qualche altra iniziativa contro la tecnologia... >> lo ammonì Fabio.
Sapere di poter correre questo rischio ci diede la voglia di pensare solamente al lavoro, senza distrazioni.
Ma mentre impastavo Stella, che non aveva parlato fino ad allora, mi si avvicinò.
<< Lo dico solo a te, sono troppo contenta che Antonio e Teresa non abbiano più motivi per incontrarsi! >> esclamò felice, a bassa voce.
Le sorrisi di rimando, cercando di essere contenta per lei.

                                      ***

Alla pausa pranzo vidi l'ultima persona che mi aspettavo di vedere: Giuseppe, seduto ad uno dei tavoli esterni, che sfogliava il menù.
<< Che ci fai qui? >> gli domandai sbigottita.
<< Mica hai divorziato solo tu. La ricorrenza corre anche per me, oggi >> mi rispose guardandomi con due occhi neri che sembrava mi leggessero dentro.
<< Mi vuoi dire che vorresti che questa giornata finisse, esattamente come lo voglio io? >> lo sfidai.
Un po' mi dava fastidio che facesse la parte dell'ex marito sofferente, proprio lui che aveva portato il nostro matrimonio al capolinea; un po' mi dispiaceva che questo lo facesse stare male quanto me.
<< Cazzo, Ani! Mica l'ho voluta io, questa soluzione... >> sbuffò, chiudendo malamente il menù.
<< E allora potevi evitare di scoparti le tipe rimorchiate in palestra, di cui erano piene le tue chat! >> gli ricordai allora, guardandolo con due occhi a fessura, che mi servirono per studiarlo: aveva l'aria diversa, rispetto all'ultima volta in cui ci eravamo visti; era più rilassato e curato, doveva avere una nuova compagna.
E nonostante anch'io stessi cercando di rifarmi una vita, il mio cervello cominciò a barcamenarsi su chi fosse questa donna con cui il mio ex marito mi aveva sostituita in meno di un mese.
<< Non sono venuto qui per litigare, comunque. Sono venuto per mangiare, possibilmente mantenendo un rapporto cordiale con la mia ex moglie. Buono, questo arancino gigante... Allora ti è rimasto l'amore per la cucina sicula... >> tergiversò, concentrandosi sulle ultime parole.
Era come se stesse minando quelle poche certezze che mi ero faticosamente costruita, cosicché non ci vidi più.
<< Bene. Allora te lo faccio portare dalla mia collega >> mi congedai, decisa a non dargli la soddisfazione di servirgli il pranzo.

                                      ***

La mia corazza si disintegrò in mille pezzi non appena ne parlai con le mie amiche: avevo detto a Dante che non me la sentivo di andare alla seduta, e dato appuntamento ad Elena e Laura a casa mia, con un vocale piangente.
<< Ma vi rendete conto di avermi detto che sta soffrendo quanto me? >> mi disperai.
<< E tu gli credi? >> mi chiese Elena, con il tono tipico degli adulti che spiegavano ai bambini una cosa ovvia.
<< Non lo so, non lo so! Oggi sembrava diverso, così conciliante... >> piagnucolai, difendendo quella mia illusione che il divorzio gli avesse dato modo di pensare, di cambiare addirittura.
<< In che senso conciliante? >> domandò Laura, che ancora non aveva preso una posizione in merito alla mia diatriba con Giuseppe.
<< Ma sì, come se volesse tendermi una mano, farmi capire che qualcosa ci legherà per sempre, anche se non stiamo più insieme. Anche se magari ha una nuova donna... >> proseguii con le lacrime agli occhi.
<< Una nuova donna? Te l'ha detto lui? >> saltò su Laura, come se avessi appena confessato qualcosa di spaventoso.
<< Non ne ho la più pallida idea, ma si vede che è un'altra persona, più gentile, bendisposto, curato... >> lo descrissi, ricordando quanto mi avesse stupita non vederlo incazzato con l'umanità intera all'infuori della sua famiglia.
<< E allora pensa che quella con cui sta è una povera martire. Che tu invece te la sei scampata... >> tentò di consolarmi la Castroni.
Laura la guardò in silenzio, mentre io ricominciai a piangere più forte.
<< In questo momento non me ne frega niente! Anzi, adesso che vengono le feste l'idea di passare l'Immacolata, il Natale, il Capodanno e la Befana senza di lui e la sua rumorosa famiglia che è stata anche la mia... Mio Dio, mi manca anche il casino che fanno quando mangiano... >> affermai, senza più ritegno.
<< Stai messa proprio male... >> decretò Elena.
<< Malissimo >> le fece eco la Mancuso.
So che non mi volevano vedere come la povera moglie divisa e affranta, ma non me ne importava niente.
Quella ricorrenza mi faceva male, e Giuseppe nonostante tutto mi mancava da morire.

                                     ***

Non so con quale scelleratezza mi presentai in palestra alle otto di sera, quando Roberto Manilunghe aveva cominciato l'ultimo corso della giornata.
Poiché faceva abbastanza freddo mi misi dentro, nella sala d'attesa, a guardare tutte quelle poverette che, dopo ore di lavoro e di studio, dovevano seguire i suoi ritmi, rischiando di essere palpate durante la lezione.
Nessuno fece troppo caso a me, né la segretaria né la signora delle pulizie: tirai un sospiro di sollievo, non intendevo dare nell'occhio.
Aspettai che le allieve del corso serale uscissero, che si preparassero per tornare a casa, che levassero le tende anche dallo spogliatoio femminile; Ascalone si era accorto della mia presenza: avevo ottenuto ciò che volevo.
Non appena mi assicurai che lo spogliatoio fosse vuoto, vi entrai toccando piano le pareti, guardando le panche con gli appendiabiti, gli specchi e le docce dove avevo scoperto Giuseppe a fare l'amore con una sconosciuta.
<< Non immaginavo che saresti venuta >> esordì Roberto, comparendo sulla porta.
<< Non sarei venuta infatti, fino a ieri. Ma oggi mio marito, o meglio il mio ex marito, è venuto a pranzo alla Panetteria Mainetti e mi sono resa davvero conto di avere divorziato >> risposi togliendomi il cappotto e posando la borsa, mentre lui chiudeva la porta dietro di sé.
<< Hai uno strano modo di vivere le ricorrenze >> osservò, avvicinandosi a me.
<< Non sforzarti troppo di capire. Tu non divorzieresti mai, hai troppo da perdere >> affermai, colpendolo nel suo punto più debole.
Entrai nella stanza delle docce, cominciai a spogliarmi: sentivo il suo sguardo bramare ogni cellula del mio corpo.
<< Perché nelle docce? >> domandò, imitandomi.
<< Perché mio marito mi ha tradito proprio qui, te l'ho detto la prima volta che ci siamo conosciuti >> sorrisi maliziosamente, accendendo le docce e trascinandolo dentro.
Non sapevo fino a che punto si sarebbe ossessionato di me, né quanto mi mancasse davvero Giuseppe, se mi dispiacesse per Marco o fossi eventualmente gelosa di tutte le donne che si avvicinavano ad Antonio.
Non mi interessava niente in quel momento, era solo Roberto a contare.

Quante stelle ha il mio cieloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora