Capitolo 40

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Centocelle, 13 gennaio 2020

La fine della settimana precedente e tutto il weekend li passai con una morsa sul cuore: l'idea che Marco andasse in giro a raccontare che Dante e io eravamo stati insieme mi terrorizzava, visto che lui era pur sempre il figlio del mio principale, e che sua cognata nonché amante era diventata mia amica, oltre il fatto che fosse lei a decidere tutto alla Panetteria Mainetti; ogni notte avevo sognato di essere licenziata e di dovermi arrangiare per trovare un altro lavoro.
Quel lunedì mattina alle cinque mi svegliai e andai dritta davanti allo specchio: avevo le occhiaie da giorni, dormivo poco e male.
Mi dissi che avrei dovuto mettere più correttore per riuscire, se non a cancellare, almeno a nascondere sotto il trucco i segni della colpa.

                                    ***

Quando arrivai al lavoro, vidi i camerieri e i cassieri che mi guardavano con aria strana: ero abituata, da dopo che Marco aveva dato spettacolo; sperai che non avessero adottato solo il suo punto di vista, di non essere considerata una donna di facili costumi come mi aveva dipinta lui.
Entrai nel forno e sospirai, sollevata di non avere più quegli sguardi addosso. Vidi Antonio, Stella e Fabio già al lavoro.
<< Buongiorno... >> li salutai.
<< Tutto bene? >> fece Patriarca, avvicinandosi a me.
<< Non lo so. L'idea di essere sulla bocca di tutti per colpa di Marco e di Dante mi ha levato il sonno. E se questa storia fosse arrivata alle orecchie del resto dei Mainetti... >> ipotizzai, con un brivido lungo la schiena.
<< Ti difenderemo noi dalla iena coi capelli tinti, visto che è lei che si arrabbierà più di tutti >> immaginò Fabio, col solito sarcasmo.
<< Grazie, Fabio >> sbuffai, alzando gli occhi al cielo.
<< Guarda che parlava sul serio. Non è mica colpa tua! >> intervenne Stella.
<< Se scoppiasse uno scandalo, ci schiereremo tutti dalla tua parte >> promise Antonio.
<< Perdereste tutti il lavoro, però >> obiettai.
<< Sofia Mainetti può prendersela con una panettiera, ma non può certo licenziarne quattro! >> mi rassicurò il mio collega, e le sue parole mi rasserenarono.
Sarei andata incontro ad un'eventuale tempesta, ma almeno l'avrei fatto sapendo che ci sarebbe stato qualcuno pronto a salvarmi.

                                    ***

All'ora di pranzo Sofia, infatti, mi disse che voleva parlarmi a quattr'occhi, senza darmi spiegazioni: capii che la mia ora era arrivata e mi presentai sul retro.
La giovane nuora di Aurelio Mainetti mi aspettava a braccia conserte, avvolta in un cappotto rosso un po' eccessivo per quel gennaio decisamente mite; i suoi occhi erano ridotti a fessure.
<< Me lo immagino perché vuoi parlarmi >> esordii, pronta ad un plotone di esecuzione.
<< Ah, bene che te lo immagini. Marco mi ha raccontato tutto >> rispose, con una rabbia trattenuta.
<< Non ho pretese d'innocenza, ma qualunque cosa ti abbia raccontato Marco, è la sua versione >> ci tenni a specificare.
<< Per questo siamo qui. Voglio sentire la tua, vedere fin dove intendi arrivare >> mi sfidò, la furia che le gorgogliava in gola.
<< Arrivare dove? >> non capii.
<< Non fare la finta tonta con me. Guarda che so benissimo che Dante l'ha fatto apposta, a stare con te. Voleva verificare quanto fossi instabile emotivamente e arrampicatrice sociale. Dante e io siamo legati da qualcosa di speciale e Marco è stato abbandonato sull'altare, ma a te non è fregato niente! >> mi rinfacciò, accusandomi di essere la causa di tutti i loro problemi.
<< Se il vostro cerchio magico scricchiolava, non è certo colpa mia! >> esclamai perciò, indignata.
<< Tu dovresti capirmi, neanche il tuo ex marito ti ha mai voluto bene davvero! Dante non è perfetto, ma è l'unica cosa vera che ho, in un mondo pieno di formalità e facciata! >> si risentì, la pazienza che le si assottigliava.
<< Mi vorrai mandare via, adesso? >> la anticipai allora.
<< Non lo so. Ho bisogno di tempo, per metabolizzare. Una settimana, possibilmente. Mandarti via sarebbe come darci una zappa sui piedi, ma sei una scheggia impazzita, questo è un dato di fatto. Una settimana, sì. Ma dovrai tenere la testa bassa >> rispose, nervosa.
<< Beh, cos'altro vuoi che faccia? >> sospirai.
<< In altre circostanze ti avrei creduta. Ma adesso non mi fido più di te >> concluse, come se mi avesse lanciato un anatema.

                                     ***

<< Metabolizzare? Davvero ha detto che deve metabolizzare? >> fece Elena, mentre sedevamo intorno al tavolo del locale vicino alla panetteria io, lei, Laura e Fabiola.
<< Sì, esatto. Come se le avessi fatto chissà quale torto... >> sbuffai.
<< Beh, sicuramente hai messo in discussione molti equilibri, qui nel quartiere... >> intervenne Fabiola.
La guardammo con aria interrogativa.
<< Intendo dire che, col tuo atteggiamento spontaneo, hai messo in discussione tutti gli scheletri nell'armadio di molta gente. E questo è niente... >> si spiegò meglio.
<< Ha ragione, effettivamente. Nei cinque anni in cui sei stata sposata con Giuseppe, non sapevi niente delle dinamiche di quartiere, e invece hai scoperto che Marco è il migliore amico di Dante, che è l'ex, il cognato e l'amante di Sofia, il cui marito Carlo se l'è sempre spassata con Cristina Ferri, consorte di un provola l'insegnante di pilates che ci prova con le allieve. Tu hai rotto un muro di omertà, hai fatto una cosa bellissima! >> aggiunse Laura.
<< Io però non mi sento una trionfatrice. Anzi, vorrei solo nascondermi... >> sbuffai, pensando anche che a quell'ora sarei dovuta essere allo studio di Dante, e invece non era assolutamente il caso.
Con la mia indole casinista, ero riuscita a giocarmi perfino l'unica persona che riuscisse a mettere ordine nella mia mente.

                                      ***

Alla fine della giornata accesi il computer e scrissi una nuova ricetta sul mio blog: mi sarebbe piaciuto che qualcuno se ne accorgesse, qualcuno di importante che potesse salvarmi da un eventuale futuro incerto; a volte i blog cambiavano la vita: da quello di Valentina Sant'Andrea, "Volevo fare la rockstar", era stata tratta una fiction che era andata di recente in onda su Rai Due.
Prima di spegnere, però, ricevetti una telefonata su Skype.
<< Buonasera! >> esordì Antonio, comparendo sullo schermo.
<< Ciao, collega >> risposi in tono mesto.
<< Ancora non hai smaltito il cazziatone della Mainetti? >> indovinò.
<< E come faccio? Per una settimana avrò una Spada di Damocle sulla testa! >> gli ricordai.
<< Ma sei anche la risorsa fondamentale della nostra attività. Dove la troviamo una come te? >> mi fece presente.
<< Non saresti mai dovuto venirmi a cercare, tre mesi fa. Avresti dovuto lasciarmi diventare la contabile del centro benessere di Cristina Ferri >> replicai.
<< E lasciarmi scappare l'Artista del Pane? Sarebbe stato un gran peccato, non credi? >> ribatté sorridendo.
Pensai che la sua immagine sullo schermo non gli rendesse abbastanza giustizia.
<< Hai ragione. Sarebbe stato un grandissimo peccato >> sorrisi a mia volta.

Quante stelle ha il mio cieloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora