Centocelle, 6 novembre 2019
Gli incontri nello studio di Dante tutti i giorni alle quindici e l'aggiornamento del mio ricettario online la sera divennero un appuntamento fisso: nonostante fossi parecchio scettica, in quei due giorni pensai che forse potevo dare ragione a Mainetti; forse ero davvero sentimentalmente instabile, e avevo bisogno di qualcuno che mi rimettesse in carreggiata, prima di vivere un nuovo amore.
Quel pomeriggio Dante mi fece parlare del mio passato.
<< Che dire della mia famiglia? È una delle più ricche di Firenze >> esordii, lasciando sbigottito il mio interlocutore.
<< E fai la panettiera? >> mi chiese perciò.
<< Perché tu non conosci mia madre. Lei non ha mai potuto soffrire le mie scelte, dal trasferimento a Roma al mio matrimonio con Giuseppe. Arianna Torresi Di Vallelonga è una signora, e come signore devono comportarsi anche le sue figlie >> raccontai.
<< Hai una sorella? >> domandò.
<< Sì, si chiama Emma e ha quattro anni meno di me. Anche lei è sposata, ma il suo matrimonio sicuramente durerà più del mio. Suo marito è Fabrizio Bottai, un nostro amico d'infanzia. Non ha mai sognato una vita fuori da Firenze. È lei la figlia perfetta, io sono la pecora nera >> risposi con una nota d'amarezza.
<< E tuo padre? >> mi incalzò.
<< Mio padre, Arnoldo Cecchi, è un pezzo di pane. A differenza di mia madre non è nato nobile né ricco, si è fatto da solo >> continuai.
<< Adesso so con certezza che hai ripreso da entrambi >> dichiarò, scrivendo su un foglio bianco.
<< Da entrambi? >> feci.
<< Esatto. Hai la capacità di cominciare dal nulla come tuo padre, ma con l'eleganza di tua madre. Dovresti essere fiera di te stessa, Anita >> mi disse.
Rimasi veramente stupita da quel nuovo complimento inaspettato.***
Quando uscii dallo studio ebbi una sgradita sorpresa: quella che una volta era stata mia suocera, la signora Assunta, mi aveva vista e stava venendo a grandi falcate verso di me con espressione minacciosa.
<< Ma guarda te sta fitusa... Prima spenna mio figlio con sta minchia di divorzio, poi se ne va a spendere i soldi dallo pissicologo! >> inveì contro di me.
<< Signora Assunta, lei è completamente fuori strada... >> cercai di calmarla, ma lei non volle sentire ragioni.
<< Fuori strada, come no... Il mio caruso si fa il mazzo e tu continui ad approfittatene... Io prego che trova presto una ragazza migliore di tia... >> proseguì ad insultarmi, sebbene sapesse benissimo che fosse stato suo figlio a tradirmi.
Stavo seriamente per prenderla per i capelli, quando Dante intervenne, frapponendosi tra me e lei.
<< Lei è la signora Assunta Lojacono, immagino... >> constatò, guardandola negli occhi.
<< Sì >> rispose lei con la solita supponenza.
<< Ecco, quindi saprà che Anita si trova a questo punto per colpa di suo figlio... >> continuò lui con aria di sfida.
<< Ma lei come si permette? >> sbottò la Lojacono furiosa.
<< Mi permetto perché ho avuto modo di conoscere sua nuora, o meglio la sua ex nuora, e ho scoperto che è una donna incredibile, capace di riprendersi da una vita che le era stata praticamente rubata. Dovrebbe imparare da lei, e dovrebbe imparare anche suo figlio >> dichiarò Mainetti, riducendo Assunta praticamente ad un cumulo di cenere e inducendola ad andare via, con la testa alta e l'aria da snob. Lo guardai ridacchiando.
<< Non l'ho fatto per provarci, ma perché pensavo davvero queste cose. E la prossima volta sappi che non potrei esserci io a difenderti >> mi redarguì, accorgendosene.
Capivo Dante sempre di meno, anche se quel gesto mi aveva piacevolmente colpita.***
Tornai alla Panetteria Mainetti e vidi che, come al solito, Marco passava la sua pausa ai tavoli di fuori.
Non mi diede fastidio la sua presenza costante, anzi mi sedetti accanto a lui, senza più forte.
<< Ma ti senti bene? >> mi domandò allora.
<< Perché? >> gli chiesi.
<< Perché non mi stai cacciando in malo modo e non mi stai dando dello stalker davanti a mezzo quartiere >> ammise.
<< Sono stanca, Marco. Di tutto. Sai chi c'era fuori dallo studio di Dante? >> gli raccontai.
<< Chi? >> domandò.
<< Assunta, la madre di Giuseppe. Mi odia, e mi ha dato della spendacciona con i soldi del divorzio come se la colpa di tutto questo fosse mia >> risposi sconsolata.
<< È una suocera. Lo sai come sono fatte le suocere >> mi ricordò.
<< Io sicuramente, ma tu invece che ne sai? >> ribattei. Non immaginava ciò che stavo passando, per colpa della quasi-moglie-poi-suora non c'era mai arrivato.
<< Difatti me lo sono risparmiato >> ironizzò lui.
Dalla mia gola partì una risata irrefrenabile, sguaiata, così forte da far girare i passanti.
<< Beh, vedila così: almeno la mia battutaccia ti ha fatta ridere. Devo andare a ringraziare la signora Assunta... >> fece ancora lo spiritoso.
Smisi immediatamente di ridere.
<< Se lo fai ti faccio piangere. Tanto. Più della suora che ti ha accannato sull'altare >> lo minacciai.
<< E va bene, la smetto... >> promise.
Rimanemmo in silenzio per qualche minuto.
<< Ti piace la musica classica? >> aggiunse poi.
<< Sì, perché? >> feci la vaga, anche se immaginavo la risposta.
<< Guarda caso ho due biglietti per un concerto di pianoforte all'Auditorium Parco della Musica, che si svolge domani sera... >> continuò sventolandomeli davanti.
<< E da quanto li hai? >> volli sapere a quel punto.
<< Li ho presi con gli sconti dell'Atac e mi sarebbe piaciuto andarci con te. Anche perché da quando Claudia mi ha lasciato sull'altare l'unica donna che riesco a invitare è mia madre... >> confessò.
In altre circostanze lo avrei mandato a fanculo: mi stava invitando ad un concerto coi biglietti scontati dell'Atac per avere una compagnia femminile alternativa a sua madre, dimostrando di essere attaccato alle sue sottane quasi quanto Giuseppe a quelle di Assunta.
<< A che ora ci vediamo? >> dissi invece.
Non avevo la più pallida idea di ciò che stessi facendo, ma sentivo che le sedute allo studio di Dante mi davano una forza incredibile, anche solo per una botta e via.
<< Alle diciannove. Ti vengo a prendere io >> mi promise.
Aspettai la sera per raccontare alle mie amiche ciò che era appena successo, lasciando giudicare loro se avessi fatto una cazzata o meno.***
<< Ma sei impazzita? Cioè, hai ceduto al tuo stalker personale? >> fece infatti Elena, sbigottita, quella sera a casa di Laura. C'era anche Fabiola ad ascoltare questo mio annuncio.
<< Ma perché, che ci sarebbe di male? >> ribatté Laura.
<< Cazzo, Laura... È Marco Venturi, il maschio più sottone di Centocelle, Ani potrebbe avere di meglio! >> si infervorò la Castroni.
<< Vabbè, dai... Magari non ci farà una storia lunga, ma almeno è un uomo, no? >> replicò la Mancuso.
Trovai strano quel suo cambio di idee sull'autista dell'Atac abbandonato sull'altare.
<< E poi ha sempre dimostrato di volerti bene. Certo è un po' strano, ma mi sembra un bravo ragazzo. Più bravo di mio fratello, almeno >> constatò Fabiola.
<< Ci vuole poco ad essere più bravi di Giuseppe >> sottolineai.
<< E poi si tratta solo di un'uscita, non so nemmeno come andrà, né se ce ne sarà un'altra. Bisogna soltanto che lo dica a Dante, che mi considera praticamente deleteria per lui >> aggiunsi poi.
<< Comunque Dante è un'altra cosa >> insistette Elena.
<< Comunque è il mio psicologo. Non vi nego che quando mi ha salvata da Assunta, oggi, ho un po' sognato ad occhi aperti, ma non credo che farebbe nulla di deontologicamente scorretto >> la redarguii.
<< Mi dispiace per mia madre >> si scusò la Ventresca.
<< Non ti preoccupare, Fabi. Non vi dovete preoccupare, nessuna di voi. Davvero, so quello che faccio >> le delucidai.
In realtà ero consapevole di andare a fare un vero e proprio salto nell'ignoto.***
Quella sera, quando tornai dalla Panetteria Mainetti, mi misi a scrivere una nuova ricetta sul mio blog "Quante stelle ha il mio cielo": avevo in mente di parlare ai miei seguaci - che in quei due giorni erano un po' aumentati - di una torta con fragole e formaggio Asiago, che combinava due sapori dalle basi diverse, uno dolce e uno salato, ma che insieme si amalgamavano benissimo; mentre scrivevo pensai che Marco e io non eravamo poi tanto diversi dai due ingredienti: non ci azzeccavamo niente l'una con l'altro, ma forse da questa nostra vicinanza sarebbe potuto uscire qualcosa di buono.
A un certo punto sentii picchiettare insistentemente sulle persiane, sui tendoni dei terrazzi, sulla strada: pioveva, dopo due giorni di beltempo totale.
Sperai che il tempo potesse reggere l'indomani, perché l'immagine di me e Marco stretti sotto un ombrello non era molto facile da avere davanti agli occhi.
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Quante stelle ha il mio cielo
Chick-LitCentocelle (Roma), 29 ottobre 2019. Anita Cecchi ha trent'anni e ne ha passati cinque sposata con Giuseppe Lojacono, conosciuto ai tempi dell'università, il quale non ha fatto altro che mortificarla insieme alla madre Assunta, la quale accusava la n...