Capitolo 56

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Centocelle, 3 aprile 2020

Era dall'inizio della Settimana Santa che avevo cominciato a dormire poco e male, alzandomi di continuo e sognando scenari catastrofici; non capivo il vero perché, se si trattasse del lockdown che si sarebbe preso pure Pasqua e Pasquetta, oppure se fosse altro, e questo mi rendeva di malumore anche di giorno.
<< Sarà la fine del lockdown che si avvicina... >> sosteneva Dante, durante le nostre sedute su Skype.
<< Dai, che presto ne usciremo tutti... >> ci incoraggiava Sofia durante le riunioni di lavoro su Zoom, anche se lei per prima ci credeva poco.
Con le mie amiche, poi, non facevamo che raccontare pregi e difetti delle nostre convivenze, su Duo.
Nemmeno la gente cantava più ai balconi: ormai l'ultimo coraggioso era un diciottenne che suonava la colonna sonora di "C'era una volta in America" con la chitarra elettrica, su una terrazza in centro, ne parlavano tutte le televisioni; ci stavamo rendendo conto che non era un grande gioco, che la gente di Covid-19 ci moriva, che non c'era ancora una cura e che forse eravamo ben lungi dalla fine del lockdown.

                                      ***

Fu Conte, con la lettura del nuovo decreto, a darci la conferma: il lockdown era stato prolungato fino al 4 maggio, avremmo dovuto passare un altro mese chiusi in casa.
<< Non è possibile, ma che palle! >> sbottai, superando la stentorea voce del Presidente del Consiglio dei Ministri ai microfoni.
<< Ani, calmati... È solo un mese... >> cercò di consolarmi Antonio.
<< Un mese? Io ho passato cinque anni dentro casa, sposata ad un uomo per cui sono diventata una casalinga. Finalmente, dopo il divorzio, avevo cominciato a vivere la mia vita fuori. Una vita vera! È bastato un deficiente milanese tornato da Wuhan ed è finito tutto... >> mi lamentai.
<< Abbiamo resistito fino ad oggi, si tratta soltanto di altri trenta giorni! >> disse risoluto lui.
<< Bella resistenza! Con le mascherine, i guanti, le amuchine, i flaconi di alcol, la cucina a distanza, i rapporti sociali su Skype. Perfino le Spese Sospese mi sembrano meno nobili che all'inizio... >> sospirai, accasciandomi sulla sedia.
Antonio si sedette vicino a me.
<< Sei molto stanca. Hai bisogno di riposare... >> mi sussurrò all'orecchio e una parte di me gli diede anche ragione.
Avrei dovuto dormire di più.

                                       ***

Ma prima di essere l'inizio del secondo mese di lockdown, quel giorno era pur sempre il Venerdì Santo, e io non potei fare a meno di ripensare all'ultima Pasqua passata con Giuseppe, che avevo trascinato a forza fino a Firenze, e mia madre ed Emma l'avevano, come sempre, disprezzato nelle loro maniere raffinate; la Pasquetta era invece dedicata alle scampagnate, e come al solito cucinavo insieme a mia nonna e alla cuoca Gina.
Fu proprio mia nonna a telefonarmi per comunicarmi il modo di continuare quella tradizione nonostante tutto.
<< Vuoi veramente fare Pasqua e Pasquetta su Skype, in collegamento? >> chiesi sbigottita.
<< Che c'è di strano? Ci si sta organizzando tutti così... >> commentò.
<< C'è che mi mette tristezza, e mi fa rimpiangere perfino le festività passate con Giuseppe >> sbuffai.
<< E dai, quanto la fai lunga! Preferisci davvero passare le feste da sola? Sono convinta che Antonio non sarebbe d'accordo >> sostenne.
<< Antonio e io ultimamente non è che andiamo tanto d'accordo. Lui ha preso la pandemia con lo spirito di un boy scout, io vorrei solo aspettare Conte sotto casa... >> dissi seccamente.
<< Il Conte sta facendo tutto questo perché non ci sono altre soluzioni. E poi finora il "Modello Italiano" di gestione della pandemia è il più apprezzato del mondo. Allora, avete ancora voglia di passare le feste da soli? >> fece lei, aspettando una risposta affermativa.
<< Gliene parlerò ad Antonio >> promisi, chiudendo la chiamata.

                                     ***

Il mio fidanzato aveva già cominciato a cucinare.
<< Mi ha chiamato la nonna Bice >> gli comunicai, preparandomi per aiutarlo.
<< Immagino che già starà cucinando il menù di Pasqua >> ipotizzò divertito.
<< Non solo. Chiede se ci vogliamo collegare tutti insieme, a Pasqua e Pasquetta. Su Skype. Tutta la famiglia >> gli rivelai, controllando la temperatura del forno.
<< Beh, non è una cattiva idea. Meglio che passare la Pasqua da soli >> replicò, occupandosi dell'impasto dei dolci.
<< Non so, a me mette tristezza questa cosa. Avrei voluto festeggiarla in carne ed ossa. Su Skype è alienante >> ammisi.
<< Ascolta, lo so che questa brutta copia della realtà fa schifo, ma è l'unica che possiamo vivere attualmente. Lo capisci questo, vero? >> cercò di farmi riprendere lui.
<< Le ho detto che ne avrei parlato con te, prima di dirle sì >> dichiarai.
<< Hai fatto bene. Telefonale di nuovo e dille che accettiamo con gioia >> ribatté, mentre la mia pazienza verso la sua rassegnazione a quello pseudo-mondo si assottigliava sempre di più.

                                       ***

Lo dissi chiaramente a Dante, in seduta.
<< Ma io mi chiedo come cazzo fa ad essere così tranquillo e rassegnato... >> sbuffai, sfogandomi col mio analista dietro la porta chiusa della camera da letto.
<< Perché ha avuto una vita più semplice della tua. Perché non ha passato cinque anni dentro casa, e quindi non ne ha la repulsione naturale >> mi spiegò.
<< Ma la sua passiva tranquillità mi fa saltare i nervi. Non dirmi che tu fai lo stesso con Elena... >> volli sapere.
<< Chiaramente dopo un mese se n'è andato tutto l'entusiasmo: di cantare ai balconi, di fare la pasta in casa, di visitare musei online... Io l'ho sempre detto a tutti i miei pazienti: dovevamo ritenerla una cosa grave dall'inizio, non un grande gioco. Poi questo atteggiamento ci si è ritorto contro! >> sentenziò.
Era vero, lo pensavo anch'io: non avevamo capito la gravità del Coronavirus, e adesso ne pagavamo le conseguenze.

Quante stelle ha il mio cieloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora