Capitolo 60

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Centocelle, 1° maggio 2020

I giorni del lockdown stavano per finire: il 4 maggio infatti, il presidente Conte avrebbe emanato un dpcm che decretava il graduale ritorno alla vita normale; ne sarebbero seguiti altri, più completi, ma l'importante in quel momento sarebbe stato mettere piede fuori di casa, anche perché l'atmosfera dentro la mia si era fatta davvero pesante: intendevo lasciare Antonio perché sentivo di provare ancora qualcosa per Giuseppe, ricambiata; non avevo ancora avuto il coraggio di dirglielo, ma il gelo calato fra di noi, l'ostilità derivante dalle parole non dette mi faceva temere che lui l'avesse già capito, o che avesse origliato la telefonata tra me e il mio ex marito.
Per essere a posto con la coscienza, però, dovevo essere chiara con Patriarca, e trovare un momento in cui affrontare la verità.

                                    ***

Lo trovai alla fine del nostro turno di lavoro a distanza, subito dopo pranzo. Presi un respiro e glielo dissi chiaramente.
<< Giuseppe mi ha chiesto di riprovarci con lui e io ho accettato >> sparai senza indugio, aspettandomi quantomeno una reazione accesa da parte di Antonio.
<< Lo so >> disse invece, in tono neutro. << Ho sentito per sbaglio la vostra conversazione dell'altro giorno >> aggiunse poi.
Lo guardai, stranita da quel modo di reagire.
<< Tutto qui? >> gli chiesi perciò.
<< Anita, io ci ho creduto davvero alla nostra storia, ho aspettato pazientemente che ti accorgessi di me, anche quando per stare con te c'era la fila >> esordì.
Quelle ultime parole mi indignarono.
<< Non l'ho mica voluta io questa fila! È capitato... >> replicai piccata.
<< Sì, certo... È capitato un po' tutto dopo il tuo divorzio, no? È capitato il lavoro in panetteria, è capitato che tutti gli uomini di Centocelle si accorgessero di te, è capitato il nostro viaggio in Puglia, e adesso è capitato anche il Coronavirus... La verità è che non ci hai mai creduto davvero, al tuo talento, alla tua nuova vita e a noi. Ti sei lasciata trascinare, come se tutte queste cose non stessero succedendo a te! >> mi rinfacciò, stavolta in tono più alterato.
Non risposi subito, in cuor mio sentivo che aveva ragione: ero stata una delusione ai suoi occhi, sotto tutti i punti di vista. Forse avevo vissuto tutto ciò che mi era capitato negli ultimi mesi come una parentesi, alla fine della quale speravo che Giuseppe si accorgesse nuovamente di me.
Forse davvero ero stata scorretta con Antonio, oltre che con me stessa.
<< Puoi restare qui, se vuoi. Io tanto mi trasferisco il 4 >> ribattei invece, con un filo di voce.
<< Preferisco tornare a casa mia. Questo appartamento tienitelo, quando aprirai gli occhi e scapperai dall'ennesima bugia del tuo ex! >> concluse, voltandomi le spalle e uscendo fuori in balcone, ancora unico punto di contatto con l'esterno che si potesse avere.

                                      ***

Informai via Skype le mie amiche, le quali attendevano una risposta.
<< Allora, gliel'hai detto? >> mi incalzò Elena.
<< Gliel'ho detto. Anzi, ce ne siamo detti. In particolare, me ne ha dette >> puntualizzai.
<< Che ti ha detto? >> intervenne Fabiola.
<< Che non ho mai creduto alla mia vita dopo il divorzio, che è come se avessi vissuto nell'attesa di tornare con Giuseppe >> risposi.
<< Su questo posso dirti che ha ragione lui, perché a me sembra tanto che anche Giuseppe abbia vissuto nell'attesa di tornare con te. Ma fortunatamente me ne sono accorta e in questi giorni di lockdown mi sono guardata intorno... >> sorrise maliziosamente Laura, inducendo me, Elena e Fabiola a scambiarci sorrisi di basito divertimento: il "guardarsi intorno" della nostra amica non era altri che Marco Venturi, il mio ex fidanzato nonché stalker.
<< Ti stai preparando psicologicamente a vivere con lui e sua madre? >> la presi in giro perciò, suscitando l'ilarità generale.
<< Mi ha promesso che abiteremo a casa mia, dal 4 maggio. Io sto già sgomberando il campo, presto potrai tornare la signora Lojacono >> rispose un po' divertita e un po' sarcastica alla mia battuta.
<< Ehi, calma! Ci stiamo riprovando, è presto per tornare la signora Lojacono... >> commentai allora.
<< Io sarei contenta se tornassimo cognate, ma la scelta è tua e di Giuseppe >> ammise Fabiola.
<< Sicuramente tutte e due voi, Anita e Laura care, avrete bisogno di passare molto tempo in seduta psicologica col mio Dante... >> ridacchiò Elena, che in tutto quel tempo non aveva mai incontrato crisi con Mainetti.
Mentre ci divertivamo a distanza mi arrivò una nuova mail, sempre dal misterioso chef Alberto Della Valle, che mi rinnovava la sua proposta di lavorare con lui.
Cestinai anche quel messaggio, pensando che si trattasse di un mitomane.

                                     ***

Verso sera, dopo che erano arrivati gli ultimi rider, mi misi a preparare la cena, una delle ultime che avrei consumato con Antonio.
All'improvviso sentii il rumore dei suoi passi dietro di me.
<< Riflettevo sui nostri turni, una volta che torneremo fisicamente al lavoro. È indubbio che non possano essere gli stessi >> esordì.
Non mi girai subito, continuai a mescolare il sugo per non farlo attaccare.
<< Pensavo che non ti venissero in mente certe cose, che ci volassi sopra specialmente oggi che è la Festa del Lavoro. Pensavo di essere io la sola che si abbassa a proporre gli aut aut >> risposi con una delle mie stilettate.
<< A Sofia diremo la verità, che ci siamo lasciati e per ora almeno è insostenibile lavorare insieme >> continuò.
<< Bene, glielo dirò io >> concordai.
Avrei voluto dirgli che mi dispiaceva, per la brutta piega che avevamo preso.
Che saremmo potuti essere felici se solo ci fossimo impegnati di più, se io mi fossi impegnata di più.
Che fare turni diversi non avrebbe mai colmato il vuoto che avremmo lasciato tra di noi.
Ma le parole mi morirono in gola, uccise dall'indecisione e dall'insicurezza.

Quante stelle ha il mio cieloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora