45. To be continued

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Il messaggio inviatomi da San mi ha mandata leggermente in agitazione, non so o meglio, non sono sicura di voler sapere questo "tu sai chi" a chi corrisponda, oggi ho una mattinata piena fino a tardi, lezioni, riunioni organizzative per TXT ed ENHYPEN, dovrei trovare il tempo per tradurre qualche centinaio di lettere per questi due gruppi, mi hanno letteralmente estromessa da tutto ciò che riguarda i Bangtan. Punizione? Precauzione? So solo che mi sento tradita e abbandonata. Ogni giorno è uguale o meglio, triste, anche se i ragazzi ce la mettono tutta per farmi sentire apprezzata. Sono passati alcuni giorni dalla mia nuova vita e dagli ultimi messaggi inviatimi da Jimin e gli altri, poi più nulla. Neanche San si è fatto sentire più ma il messaggio è ancora lì che mi gira in testa: "Ci sono delle notizie importanti che riguardano tu sai chi!"

Questo "tu sai chi" mi mangia il cervello come un tarlo, non vorrei approfondire la questione ma ad ogni pausa è lì, presente. Ancora una giornata finita nel silenzio assordante della loro mancanza.

Anche questa mattina sono in agenzia, con due occhiaie profonde e scure, sembro uno zombie, non ho dormito molto. Da quando sono andati via i ragazzi non riesco più a dormire bene, non c'è Nayon a salvarmi la faccia. L'appartamento già era enorme ma senza Noemi sembra ancora più grande. Come un automa svolgo tutti i miei compiti all'agenzia con il povero Bong-ssi sempre alle calcagna, sono distratta, quel dannato messaggio continua a girarmi in testa. Gli sguardi dei colleghi mi scrutano e, cazzo, sono veramente a disagio, sono tornata alla mia vecchia scrivania, non riesco a lavorare nello studio tra quello di SUGA e di RM. (Non riesco proprio a lavorare!) Non sopporto più questi piccoli occhietti che mi scrutano, mi parlano alle spalle, perché lo so che lo fanno <BASTA! – sbotto sbattendo rumorosamente le mani sulla scrivania – Bong-ssi, andiamo! Sono stufa!> noto i visi imbarazzati dei colleghi che fanno finta di continuare il loro lavoro. So quello che mormorano alle mie spalle e purtroppo non ho molto sostegno, visto che tutto lo staff è partito.

Prendo le mie cose e prima di uscire guardo tutta la stanza scuotendo la testa, vado via mentre sento arrivare una raffica di notifiche

<Non controlla le notifiche, Yeogja-nim?> Bong cerca di distrarmi <NO!> gli rispondo in maniera acida mentre lo fulmino con lo sguardo, inizio a rimuginare su quel maledetto messaggio, cosa intendeva quel dannato ragazzino. Mentre ci dirigiamo al parcheggio sotterraneo <Portami alla KQ...o al dormitorio degli ATEEZ!> quasi gli urlo in un orecchio, so che probabilmente finiremo nei guai ma se quel "dannato San" mi ha mandato quel messaggio vuol dire che è importante. Bong mi guarda infastidito e preoccupato <Ti prego, è importante. – cerco di fare una voce supplichevole - So che sono controllata a vista ma, ho bisogno di parlare con mio cugino.> mi guarda con un'espressione indecifrabile <Mi segua, Yeogja-nim!> mi prende per un braccio e ci dirigiamo verso un altro garage, apre il portellone e non posso credere ai miei occhi, una serie di moto di ogni genere <Queste sono per le emergenze – mi porge un casco – prendiamo questa. Salga!

Si tenga forte soprattutto! Qualcuno potrebbe uccidermi se le succede qualcosa!> lo guardo ad occhi sgranati <Se usassimo un'auto dell'agenzia ci scoprirebbero immediatamente, così siamo in incognito

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Si tenga forte soprattutto! Qualcuno potrebbe uccidermi se le succede qualcosa!> lo guardo ad occhi sgranati <Se usassimo un'auto dell'agenzia ci scoprirebbero immediatamente, così siamo in incognito. Indossi anche il giubbotto, non posso permettere che prenda freddo. Se le accadesse qualcosa, qualunque cosa, sarei finito!> sogghigno decisamente soddisfatta mentre indosso giubbotto e casco <Pensavo fossi mio...nemico...> gli dico con voce bassa, Bong mi guarda offeso mentre si assicura che il casco è chiuso in maniera corretta <Yeogja-nim, io sono sempre dalla sua parte! Sempre!> sorrido da sotto il casco mentre salgo sulla moto, mi aggrappo alla vita di Bong <Non sapevo sapessi guidare la moto!> gli urlo, lui mi fa cenno di accendere il microfono interno <Ora può parlare senza sgolarsi Yeogja-nim. Cosa diceva?> sento le guance andare in fiamme <No, nulla...> il mio pilota parte a razzo appena mi sente saldamente ancorata a lui <Non si preoccupi – mi dice sfrecciando tra il traffico – non ho sempre fatto la guardia del corpo!> cerco di stringerlo ancora di più, sto morendo letteralmente di paura <Ah no? E cosa facevi?> <Dipende! Il pilota, in questo caso!> mi risponde accelerando e scartando un autobus che ci stava letteralmente arrivando addosso. Venti minuti dopo e dieci infarti <Eccoci a destinazione Yeogja-nim! Sana e salva!> scendo dalla trappola mortale mentre le mie gambe hanno deciso di non funzionare bene, mi regge per un braccio <Sei sicuro che sia sana?> gli mollo il casco nello stomaco e mi dirigo verso l'ascensore <Se non ti uccidono loro... ti ucciderò io! Prima o poi!> lo guardo in cagnesco mentre le porte automatiche dell'ascensore si chiudono, noto il suo sorriso decisamente divertito, "bastardo!"

<Noona! Cosa fai qui?> mi chiede Yeosang tutto agitato <Dov'è?> sgrana gli occhi decisamente preoccupato <Chi?> il mio sguardo saetta su di lui minaccioso <San! Quel...quel...Chi altri ha il potere di mandarmi al manicomio e farmi rischiare il posto?> da dietro una porta sento una voce dal tono deluso <Speravo fossi venuta per me!> il viso dolce ma triste di Mingi fa capolino, dal rosso i suoi capelli hanno preso un colore platino, che gli conferisce una bellezza eterea, guardo Yeosang che alza gli occhi al cielo e di corsa cerca di raggiunge il suo compagno che si chiude nella sua stanza sbattendo la porta. Penso che sia ora di sistemare anche questa situazione. Raggiungo il ragazzo dai capelli rosa prima che sparisca anche lui dietro la stessa porta <Lasciami parlare con lui...> Yeosang mi guarda indeciso, poi annuisce <Noona, ti prego...non incasinarlo di nuovo!> di nuovo? Quando l'avrei incasinato? Questa domanda gira già da un po' nella mia già affollata testa, vorrei approfondire ma apre la porta e mi ci lancia letteralmente dentro chiudendomela alle spalle.

<Che diavolo vuoi? Non dovevi parlare con Sanie?> Mi avvicino piano, come si fa con i cuccioli <Preferirei parlare prima con te...una volta...parlavamo...> il suo sguardo è duro <Una volta, hai detto bene! Era diverso!> faccio qualche altro passo nella sua direzione <Per me non è cambiato nulla. Spiegami perché mi odi così tanto...> Non faccio in tempo a realizzare che mi trovo con le spalle attaccate al muro e il viso di Mingi a due centimetri dal mio orecchio <Il problema – mi accarezza i capelli con lentezza – Yeong-gi, è che, non ti odio.> mi accarezza il viso passando il pollice sulle mie labbra, riesco a sentire il suo respiro vicino, troppo vicino. Mingi è l'unico assieme a San che usa il mio nome coreano, Yeong-gi, era tanto che non lo sentivo e detto da lui, mi fa uno strano effetto. Cerco di allontanarlo poggiandogli le mani sul petto <Ti...ti prego, Mingiah, non...> si fa più vicino <Yeong-gi, io ti...> lo vedo mentre si avvicina sempre di più, la porta si spalanca <Ma sei impazzito? – San entrato di prepotenza nella stanza spinge il platinato lontano da me – ti avevo già detto di finirla! Di starle lontano!> 

If I never met you [REVISIONE] #contestinvernale2022 #primopostoFFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora