49. Travel

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<Mi porti a casa?> Bong scioglie l'abbraccio ed inforchiamo la moto. Il suo primo istinto è dirigersi verso Hannam, non oso, non riesco a parlare ma ad un semaforo gira e dopo una ventina di minuti mi trovo avanti al portone del mio vecchio appartamento. <Ho pensato che intendesse questo come "casa".> sento bruciarmi gli occhi <Grazie> gli mormoro togliendo il casco. Resto avanti al portone per qualche secondo, poi un gran respiro ed entro, mi dirigo all'ascensore mentre noto che nulla è cambiato, sempre le stesse macchie, sempre la stessa luce che sfarfalla, prima non mi dava noia ora si, chi sa perché! Spingo il numero del piano e mi viene in mente Jimin, la prima volta che ha dormito nel mio letto (chi sa come ci erta finito) e poi il nostro primo vero bacio, cerco di scacciare subito quel ricordo, fa troppo male ora, il din del piano mi riporta alla realtà, un altro respiro e mi dirigo verso il mio vecchio appartamento. Anche qui tutto uguale o è così che voglio che sembri, i vicini che urlano, sono una certezza, come la vecchia signora della porta a fianco che si affaccia ogni volta che sente arrivare l'ascensore, chi sa se aspetta qualcuno o è solo impicciona, ed eccola, la porta del mio vecchio appartamento, quello troppo piccolo, quello che secondo lui era un armadio e non la mia stanza, quello troppo lontano dal dormitorio o dall'agenzia, secondo altri. Anche qui è tutto uguale anche se un po' più vuoto, a me sembra tutto così maledettamente diverso, anche la mia stanza è cambiata, la sento più piccola, sembra che le pareti mi si accartoccino addosso, mi butto sul letto, mi copro fino a sopra la testa e lascio andare quel macigno che ho sul cuore con altre lacrime, tante lacrime.

Penso di essermi addormentata piangendo, non so neanche che ore sono ma fuori sembra ancora scuro, mi guardo in torno è tutto come ieri sera, tutto normale, quando un rumore attira la mia attenzione. Il mio cuore e il mio cervello iniziano a macinare, dovrei essere sola! Forse è tornata Noemi? Qualcuno vive qui abusivamente! Forse è Jimin...no va beh, questa è l'ipotesi più assurda! Qualcuno vuole uccidermi...e per quale motivo? Una saesang, una banda di saesang...ma che farnetico, la HYBE ha ben specificato che non c'è nulla tra di noi. Mentre faccio tutti questi pensieri si spalanca la porta della stanza, per un attimo il cuore mi si è fermato nel petto <Buongiorno Yeogja-nim... - Bongssi entra dirigendosi alla finestra, tira le tende e spalanca la finestra, fa un freddo siderale anche se siamo a fine primavera – bisogna arieggiare!> lo guardo esterrefatta <è inutile che fa quell'espressione, l'ho fatta crogiolare nel suo dolore per due interi giorni, adesso è ora di darsi una mossa, se ha freddo si alzi, faccia una doccia calda. La colazione è sul tavolo in cucina! Come sempre [ci credo che va d'accordo con Jimin è quasi impossibile svegliarla!]> due giorni? Ho dormito per due giorni? Cerco di articolare una frase di senso compiuto mentre lo vedo trafficare con i miei abiti nell'armadio <Ma...ma...tu...> si blocca <Su, forza! Faccia quello che ho detto! Si muova!> si avvicina con la sua faccia truce porgendomi un cucchiaio <Vada!> ed io mi alzo, come una bambina che deve andare a scuola anche se non vuole, con la coda dell'occhio lo vedo ancora trafficare nel mio armadio. <Tutti qua i vestiti?> annuisco <Bisogna passare all'altro appartamento allora.>

Trenta minuti dopo una fugace colazione e una lunga doccia mi sento quasi umana e pronta ad affrontare l'invasore ma eccolo lì con uno zaino in spalla e una valigia piena, una faccia più che decisa <Andiamo! Si copra bene!> per la seconda volta cerco di argomentare <Ma...tu...io...come...valigia...dove...> ok il mio cervello è andato, troppo stress! Bong mi guarda, fa un lungo sospiro mentre posa la valigia sul divano, prende una giacca, una sciarpa leggera e me li fa indossare, come si fa con i bambini <Ora possiamo andare!> riprende la valigia e arpiona il mio polso portandomi verso l'uscita. Un'auto ci attende nel parcheggio, l'aria è fresca ma non fa poi così freddo <Non c'era bisogno della sciarpa!> il mio "rapitore" si ferma ad osservarmi sfilandomi la sciarpa <Ecco! Ora non ce l'ha più! – mi sorride con una faccia che prenderei volentieri a schiaffi – Salga, che è tardi!> tardi? Per cosa? Per il lavoro? Guardo l'orologio ed effettivamente ho perso già due lezioni e soprattutto due interi giorni, impreco mentalmente in tutte le lingue che conosco (e sono tante!) <Che giorno è?> chiedo con un fare innocente <venerdì!> mi risponde truce <Questa volta mi licenziano!> Bong finisce di armeggiare con il bagagliaio <Perché? Lei è in ferie da due giorni!> lo guardo con occhi e bocca spalancati <La smetta di imitare un pesce lesso e salga in auto.> ancora una volta quel suo tono autoritario mi fa ubbidire come una macchina. Mi sistemo al lato passeggero e attendo, quando sale la prima cosa che fa, è allungarsi verso di me ed allacciarmi la cintura, sorrido lievemente, lo faceva anche Jimin, poi mette in moto l'auto <Ah! Sono entrato dalla porta se è quello che voleva sapere...> lo guardo ad occhi sgranati mentre annuisco a bocca semi aperta <Le ho detto che non ho fatto sempre il bodyguard!> parte. Il tempo a Seoul è sempre strano, di colpo ha iniziato a piovere, non mi piace la pioggia, la trovo triste. Passo i primi trenta minuti di viaggio in silenzio, guardando le gocce infrangersi e venir spazzate via dal tergi cristalli, il mio autista è impassibile e concentrato <Si può sapere dove stiamo andando? Perché sono in ferie e soprattutto perché...> <Finalmente si è attivata! Perché, cosa?> <Non lo so, mi verrà in mente dopo. Rispondi alle altre di domande!> fa spallucce <Che significa spallucce!> lo fa ancora, mi manda al manicomio questo atteggiamento <Non hai intenzione di dirmi dove stiamo andando, vero?> annuisce con un ghigno soddisfatto <Esatto! Quindi si goda il viaggio e soprattutto si rilassi. Mi dia il telefono...> lo guardo interrogativa <Non sarebbe un vero rapimento se le lasciassi il telefono!> <Non hai appena detto che sono in ferie? - ghigna, mi terrorizza certe volte -Tu sei pazzo!> gli dico mentre mi fa cenno di consegnargli il telefono, come ipnotizzata gli do il telefono che subito dopo fa un volo dal finestrino. Mi viene da piangere al pensiero di tutte le foto che avevo scattato con i ragazzi e soprattutto con Jimin, però sento anche come un senso di liberazione <Se ci tiene ce n'è uno nuovo nel porta oggetti, ci sono solo i numeri di cui ha veramente bisogno. ORA!> per qualche secondo sono quasi tentata dal prendere il nuovo telefono dal portaoggetti e chiamare la polizia, visto che questo sembra un vero e proprio rapimento, poi guardo l'uomo che ho di lato e mi sento stranamente tranquilla, penso che almeno uno dei due sa cosa sta facendo e mi rilasso sul sedile godendomi il viaggio che mi attende.

 ORA!> per qualche secondo sono quasi tentata dal prendere il nuovo telefono dal portaoggetti e chiamare la polizia, visto che questo sembra un vero e proprio rapimento, poi guardo l'uomo che ho di lato e mi sento stranamente tranquilla, penso che...

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