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PUNTO DI VISTA DELLA TERZA PERSONA

"Mi dispiace"

I Romano si stanno preparando per il ballo, ma non sanno cosa sta succedendo per loro.

I Romano più anziani e più giovani non sono in buoni rapporti, eppure nessuno sa perché. Nemmeno il più giovane lo sa.

Entrambi stanno male, ma colui che infligge il dolore si pentirà presto delle sue azioni, ma fino ad allora sarà troppo tardi. Nessuno sa perché sta facendo quello che sta facendo, nemmeno lui, una parte di lui dice "Ho bisogno di proteggerla", mentre l'altra parte dice "le stai facendo del male invece di proteggerla". Ed è questo che lo confonde.

Non riesce a prendere una decisione, combatte costantemente con se stesso eppure non può portarlo a sé e parlarle.

Non può ripetere lo stesso incidente. Non riesce a vedere sua sorella mettersi alle strette in quel modo e quasi farsi sparare. Non di nuovo.

Ora, in piedi davanti allo specchio nella sua camera da letto, fissando la cravatta e finendo gli ultimi ritocchi in modo che possano andarsene. Una volta finite le sue mani scesero tranquillamente ai suoi fianchi e lui rimase lì.

Stava lì e guardò il suo riflesso allo specchio. Guardando allo specchio poteva vedere sua sorella in se stesso. I suoi occhi, i suoi capelli, la sua struttura del viso, tutto. È come lo guardava. È pazzesco quanto assomiglino.

Vuole molto, davvero scusarsi con lei, ma si sta trattenendo. Gli manca così tanto. Gli manca come i suoi occhi si illuminavano ogni volta che entrava nella stanza, o quando lei chiedeva sempre come andava la sua giornata, i loro discorsi a tarda notte, ogni volta che uscivano per gli appuntamenti con i loro fratelli. Gli mancano tutte quelle cose, gli manca fare quelle cose con lei.

Quando aprì il congelatore l'altro giorno e vide il suo gelato preferito con il suo nome, sorrise pensando e sapendo che lei era lei a prenderlo. Ma poi un cipiglio gli coprì il viso quando si ricordò del suo viso deluso e con il cuore spezzato quando disse di no.

Sentì il suo petto ferito pensando a quel giorno e a quanto le sue parole le facessero male. Voleva così tanto inseguirla e compensarla per lei, ma non poteva, si trattenne e si seppellì nel lavoro in modo da non pensare a lei, eppure la sua mente viaggiava sempre da lei.

Scosse la testa e sospirò, spruzzava la sua colonia preferita e si guardò un'ultima volta allo specchio e iniziò a scendere nella hall dove sapeva che avrebbe trovato la sua famiglia.

Le sue scarpe hanno picchiettato contro il pavimento di marmo trasparente e la sua passeggiata urla solo rispetto e autorità. Sapeva di essere rispettato e temuto e gli piaceva.

Camminò e si voltò finché non raggiunse la porta d'ingresso. I suoi fratelli e il resto della famiglia stavano lì a conversare seriamente. Probabilmente sulla sicurezza nella festa.

Si avvicinò al fianco di suo padre e annuì contro di lui, suo padre restituì il saluto con un cenno del cenno del cenno e continuò la sua conversazione con il nonno.

Il clic dei tacchi fu presto sentito e la testa di tutti si voltò per guardare la più giovane Romano, nota anche come l'unica ragazza della famiglia.

Mirabelle Romano è emersa da dietro l'angolo in un abito bianco, cristalli e qualche luce luccicante sull'abito che brillava sotto le luci. I suoi capelli erano arricciati magnificamente e dolcemente, raggiunsero la sua parte centrale della schiena e brillavano.

I gioielli adoravano le dita, il collo e le orecchie. Una collana di rose si sedeva sul collo mentre piccoli orecchini di perle erano sull'orecchio. Un paio di anelli erano sulle sue dita curate, sembrava una dea. Come un angelo.

Found di "Mira5876h"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora