grazie di esistere

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Alla fine indossai sul serio il vestito che Charles mi aveva regalato. Non mancai nemmeno di andare dall'estetista per realizzare delle unghie dello stesso colore, in modo che si intonassero alla perfezione.

Mi piastrai i capelli, applicai alle mie orecchie degli orecchini circolari in argento, indossai delle scarpe col tacco nere, che perfettamente si abbinavano con la borsetta che pendeva dalla mia spalla sinistra.

Secondo gli accordi, nel giro di qualche minuto sarebbe giunta a casa mia un'auto che mi avrebbe scortata direttamente fino al circuito dove si sarebbe tenuta la gara.

Camminai nervosa avanti e indietro per il mio appartamento, pensando a ciò che avrei trovato una volta giunta a destinazione.

La verità però, era che non ne avevo la più pallida idea.

Io e Charles negli ultimi giorni, da quando lui se ne era andato da Milano, avevamo continuato a sentirci. 

Per fortuna sua madre stava bene: aveva avuto qualche problema con il cuore, ma ora tutto era acqua passata.

Non potevo fare a meno di pensare che, non fosse stato per quella telefonata, io e Charles ci saremmo senza dubbio baciati.

Stentavo a crederci, eppure era così.

Pensavo a come sarebbe stato, a come potessero essere le sue labbra, la sua lingua ad accarezzare la mia.

Il flusso dei miei pensieri fu improvvisamente interrotto dal suono del campanello, che annunciava l'arrivo dell'auto.

Scesi le scale, cercando di respirare regolarmente.

"buongiorno signorina, si accomodi", mi disse l'autista, aprendomi la portiera del SUV che avevo di fronte.

Mi sedetti, e notai quanto quell'auto fosse enorme, e, soprattutto, comodissima.

Il viaggio sarebbe stato molto lungo, ma certo non avrei avuto problemi.

"se ha bisogno di qualcosa, non esiti a chiamarmi", mi disse l'autista, sorridente.

Lo ringraziai, esattamente nel momento in cui vedevo una notifica giungere al mio iPhone.

"come sta il mio portafortuna?", chiedeva Charles.

Non potei fare a meno di sorridere.

"sta arrivando", scrissi.

Durante tutto il viaggio ascoltai musica, lessi, o parlai con l'autista. Scoprii che era molto simpatico, e, soprattutto, mi confessò di essere emozionato quanto me.

Era al suo primo incarico con la Ferrari, e sperava di poter incontrare quel famoso pilota monegasco che sembrava aver conquistato tutti.

Sorrisi. 

Quando arrivammo a destinazione, un membro dello staff mi accompagnò lungo degli infiniti corridoi, fino a che non giungemmo ai box della Ferrari.

Avevo un incredibile nodo in gola. Vedevo il movimento negli altri box, gli altri piloti, tutti miti che mai avrei immaginato di poter incontrare da così vicino.

Mi diedero delle cuffie, mi indicarono la sedia su cui dovevo sedermi, lo schermo da cui potevo guardare la gara. Mi dissero che non dovevo assolutamente parlare con i piloti, se non nel caso in cui loro fossero venuti da me e, soprattutto, non dovevo in alcun modo intralciare lo svolgersi dei lavori.

Annuii, mettendomi seduta al mio posto.

Mentre mi guardavo intorno, sentii una mano posarsi sulla mia spalla.

Mi girai di colpo, e trovai di fronte a me quei meravigliosi occhi verdi, che ormai conoscevo tanto bene.

"sto per salire in macchina... portami fortuna, mi raccomando", mi disse Charles, abbracciandomi.

Sorrisi. "farò del mio meglio, ma non ne hai bisogno"

Mi osservò per qualche istante. "ti sta benissimo", mi disse poi, accennando al vestito che indossavo.

Gli sorrisi, a mo' di ringraziamento, e lo vidi allontanarsi da me. Gli porsero la tuta e il casco. Lo osservai mentre se li infilava, per poi salire sul suo bolide rosso fuoco.

Feci un paio di foto... in fondo non capitava certo tutti i giorni di trovarsi a guardare una gara dal box Ferrari.

Osservare la pista dagli schermi era incredibilmente strano, per non parlare poi di tutto quel "dietro le quinte", che normalmente è impossibile vedere, se non grazie ad alcune fugaci inquadrature della tv.

In generale la gara fu un'agonia, piena di colpi di scena incredibili.

Alla fine Charles, nonostante mille difficoltà, riuscì a vincere.

Solo che stavolta c'ero anche io ad esultare con lui.

Lo vidi arrivare, sfrecciando con la sua Ferrari. Parcheggiò di fronte al box, uscì dall'auto e si sfilò il casco.

Gli sorrisi. Era bellissimo, nonostante la fatica che aveva affrontato fosse notevole.

Poi, improvvisamente, senza nemmeno che me ne accorgessi, lo vidi correre verso di me, stringermi i fianchi, e imprimere un bacio sulle mie labbra.

Si staccò dopo qualche istante. Mi guardò negli occhi, si avvicinò di nuovo al mio volto e sussurrò: "grazie di esistere".

Gli sorrisi. Non ero mai stata tanto felice in vita mia.

Osservai le sue iridi verdi, raggianti di gioia, gli misi le braccia attorno al collo, e risposi al suo bacio.

Era una sensazione meravigliosa: le sue labbra sottili erano morbide, i suoi baci dolci. La sua lingua cercava la mia, la accarezzava.

Sentivo il suo respiro mischiarsi con il mio, il suo profumo entrarmi nei polmoni.

In sottofondo percepii un applauso. Tutti stavano guardando noi, il bacio tra il campione ed una ragazza totalmente sconosciuta al mondo intero.

Ma loro non sapevano ancora che mi sarei fatta conoscere... in fondo non lo sapevo nemmeno io.

Ci staccammo, entrambi felici come non mai. Charles mi prese per mano e mi accompagnò fuori dal box, dove fummo tempestati di foto.

"ora vado a fare le interviste, ci vediamo dopo", mi disse, stampandomi un bacio sulle labbra.

Sorrisi. Se mi aveva baciata lì, di fronte a centinaia di fotografi, voleva dire che io ero la sua ragazza, e che non vedeva l'ora di farlo sapere al mondo.

Lo osservai, più bello che mai, mentre si dirigeva verso l'angolo delle interviste.

Al momento della premiazione fui scortata alla base del podio, insieme a tutto il team.

Vidi Charles salire sul gradino più alto, sentii il suo inno, quello del principato di Monaco, ed infine fu la volta del mio, quello italiano.

Lo cantai a squarciagola insieme a tutto il team Ferrari, e vidi che anche lui lo faceva, sorridendo nella mia direzione.


Al termine dei festeggiamenti, Charles mi prese da parte.

"ceniamo insieme stasera?", chiese.

"e come potrei rifiutare?", risposi ridendo.

Vidi le sue labbra piegarsi in un sorriso, formando sulle sue guance quelle fossette che tanto amavo.

Ci baciammo, per la prima volta soli, liberi di dimostrare quanto tenessimo l'uno dell'altra.

Era presto, e lo sapevo, ma qualcosa era già nato in me.

Qualcosa di parecchio profondo.

Velocità II Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora