Londra

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Stavo sbocconcellando una brioche in un bar all'aeroporto di Milano Linate, mentre osservavo le infinite code di persone sparse per l'intera struttura.

Tastai ancora una volta la tasca interna del mio giubbotto per assicurarmi che il biglietto aereo fosse lì.

C'era, constatai, alzandomi dalla sedia e lasciando i soldi sul tavolino.

Ero felice: la prospettiva di visitare una città che non avevo mai visto in vita mia, era meravigliosa. in più mai avrei immaginato di poterlo fare sotto l'ala protettrice nientemeno che di Lewis Hamilton.

Affrontai decine di controlli e, finalmente, dopo circa un'ora, mi trovai comodamente seduta sul mio sedile.

Guardai fuori dal finestrino, osservando la frenesia dei lavoratori, delle persone che dovevano ancora salire sull'aereo. Mi fermai a guardare anche la varietà di essi: c'erano turisti, altri che andavano a Londra per lavoro, altri ancora che tornavano a casa per trascorrere il Natale in famiglia.

Secondo i programmi stilati da Lewis, l'avrei trovato all'aeroporto con il suo SUV Mercedes, mi avrebbe fatto da guida per una settimana, poi saremmo tornati entrambi a Linate con il suo jet privato. Da lì lui mi avrebbe accompagnata in macchina fino a Conegliano, dalla mia famiglia, per poi eclissarsi come non fosse mai esistito: ognuno avrebbe trascorso il natale e il resto delle festività a casa propria.

Dopo qualche minuto, l'aereo iniziò a scorrere lungo la pista, per poi librarsi in volo.

La tratta per Londra era molto breve, per cui non feci nemmeno in tempo ad acclimatarmi che il velivolo stava già posando le sue ruote sulla pista d'atterraggio dell'aeroporto di Heathrow.

Quando scesi dall'aereo, dovetti anche lì affrontare infiniti controlli, pregare che la mia valigia esistesse ancora e fosse integra.

Mentre mi facevo largo tra la folla infinita, scorsi una mano che si agitava. Riconobbi subito Lewis che mi salutava, sorridente più che mai.

Sorrisi a mia volta, iniziando a dare gomitate in giro per raggiungerlo il più in fretta possibile.

Quando mi avvicinai, vidi un paio di turisti fermarsi per chiedergli una foto. Mi fermai un istante. Forse non era il caso che la gente ci vedesse insieme... chissà cos'avrebbero pensato.

"Ciao", mi disse, una volta che la coppia si fu allontanata.

"ciaoo", risposi, abbracciandolo.

"come stai?", mi chiese, scostandomi una ciocca di capelli e incastrandola dietro l'orecchio.

"benissimo", risposi, questa volta dicendo la più profonda verità.

"dammi qua", commentò, indicando la mia valigia.

Gliela porsi, riconoscente, e lo seguii all'esterno dell'aeroporto.

Raggiungemmo l'immenso parcheggio, dove trovammo l'enorme SUV Mercedes di Lewis.

"bella macchina, vero?", ammiccò.

Mi misi a ridere. "io tifo Ferrari, te l'ho detto"

Sul volto di Lewis comparve una smorfia disgustata, seguita dalla sua dolcissima risata.

Gli sorrisi, e salii in auto.

Il pilota guidò per circa un'oretta, senza mai smettere di parlarmi di Londra e delle sue meraviglie. Mi avrebbe mostrato tutto, disse, senza mai smettere di sorridermi.

Quando arrivammo alla sua casa, notai che dall'esterno sembrava un ambiente accogliente: era un edificio abbastanza antico, immerso nel verde del suo giardino.

Velocità II Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora