verrò

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Quella sera, come previsto, cenammo insieme.

Purtroppo non potei fermarmi oltre, per la notte, a causa del fatto che il giorno dopo avevo lezione, e che dovevo tornare a Milano almeno entro il sorgere del sole.

Charles mi accompagnò in un meraviglioso ristorante di lusso, dove trascorremmo un paio d'ore insieme.

"mi spiace che tu debba tornare a Milano", mi disse, mentre mangiavamo.

Gli sorrisi, "anche a me", risposi triste, "vorrei stare sempre con te", ammisi poi.

"martedì ti raggiungo, promesso. Domani vado a Monaco per vedere come sta mia madre", concluse.

Lo guardai, raggiante. "dove starai?", gli chiesi, riferendosi al suo alloggio milanese.

"all'Armani hotel, e chiederò ancora te come guida", rispose ridendo.

Risposi alla risata. Era incredibile quanto fosse bello, quanto quelle sue benedette fossette fossero in grado di incantarmi.

Per non parlare poi dei suoi occhi color smeraldo, nei quali mi trovavo a viaggiare, come fossi in un mondo parallelo.

"se vuoi puoi venire a stare da me", dissi spontaneamente, "non sarà certo un attico di City Life, ma ci sto lavorando", conclusi ridendo.

Mi sorrise. "se non disturbo può essere un'idea, sì"

"non potresti mai disturbarmi", obiettai, stringendogli la mano che aveva appena posato sul tavolo.

Proprio in quel momento giunsero un paio di persone, per chiedergli foto e autografo.

Charles mi sorrise, come se volesse scusarsi, come se la sua fama potesse essere un disturbo.

Per me, invece, non lo era di certo. Nella mia vita non ero mai stata sotto ai riflettori, e presto avrei anche spiegato al pilota come mai, per cui tutto ciò mi sembrava un meraviglioso sogno.

"Is that your girlfriend?", chiese uno dei due ragazzi, guardandomi.

Gli sorrisi, e attesi con ansia la risposta di Charles.

"yes, she is", disse. Il mio cuore ebbe un tuffo.

Lo ero, ero la sua ragazza, colei che era invidiata da chiunque.

Ero io.

"Congratulations: she is very beautiful", commentò l'altro.

Sorrisi ad entrambi, riconoscente più che mai.

Quando se ne furono andati, Charles, mordendosi un unghia, mi disse: "scusa"

"e di che?", chiesi stupita, osservando il nervosismo nei suoi occhi.

"queste intrusioni... a me piacciono, ma forse a te danno fastidio", ammise.

Mi misi a ridere. "Tranquillo, piacciono anche a me"

Il pilota mi sorrise sollevato. "hanno ragione comunque", aggiunse.

Sollevai lo sguardo, che si era appena posato sul piatto di fronte a me.

Alzai un sopracciglio, con fare inquisitorio.

"sei bellissima", concluse.

Sul mio volto si aprì un enorme sorriso. Ben pochi mi avevano fatto dei complimenti nella mia vita.

Restai per qualche secondo in silenzio, poi mi resi conto di una cosa: "Charles, ma ti rendi conto che esattamente una settimana fa ero al binario di una stazione dei treni, attendendo una Frecciarossa per Milano e pensando a quanto tu fossi perfetto e irraggiungibile?", chiesi ridendo.

Velocità II Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora