vetri rotti

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Restammo lì per quelle che avrebbero anche potuto essere delle ore, semplicemente uno abbracciato all'altra, semplicemente lì, a guardare il soffitto, pensando al futuro.

Perchè questa volta il futuro ci sarebbe stato: non era più un miraggio, era la realtà.

Avevo la testa posata sul suo petto. Potevo percepire il battito del suo cuore, così perfetto, così meraviglioso. La sua mano mi accarezzava il braccio, dolce e morbida come non mai.

Dopo tutto quel tempo distanti, avevo rischiato di dimenticare la sua perfezione in ogni cosa che faceva.

Avevo dimenticato l'amore che sprigionava il suo sorriso quando mi parlava.

"comunque avanzo ancora una carbonara da te", rammentai, pensando a quella maledetta sera in cui la nostra vita era andata in pezzi.

Charles si mise a ridere.

Dio, quella risata.

"te la preparo se vuoi, tanto finché non mi butti fuori io resto qua a casa tua"

"finché cucini per me non ti butto fuori di certo", commentai, ricambiando la risata.

"ce li hai gli ingredienti questa volta?"

"guarda che sono sempre la stessa eh: se comincerò ad avere qualcosa di commestibile in cucina, vorrà dire che la fine del mondo è vicina"

Charles scoppiò a ridere. "Dio quanto mi eri mancata", ammise, mettendosi a sedere.

Gli stampai un bacio sulle labbra, mentre si alzava e si infilava i jeans.

Cercò per qualche istante la maglietta, per poi trovarla appallottolata per terra.

La indossò.

"Resta qua intanto che cucino", mi disse.

Gli sorrisi. "non scappi, vero?", chiesi, ancora incerta se fosse tutto un miraggio.

Un sorriso comparve sul suo volto. "non scapperò mai"

Nella mia testa una voce sibilò: "Mai dire mai", ma la rimproverai, zittendola all'istante.

Vidi Charles scomparire dietro la porta.

Mi lasciai ricadere sul letto, esausta.

Non mi ero mai sentita tanto leggera in tutta la mia vita: finalmente l'amore della mia vita era tornato con me.

Ancora una volta avevamo dimostrato di essere più forti di qualunque cosa, più forti di qualunque persona intendesse dividerci.

Sentivo la leggerezza del mio animo invadere ogni parte di me, liberandomi di qualsiasi malessere potessi avere.

Ero felice, ma felice sul serio.

"sofia?", sentii chiamare.

"Che c'è?", chiesi, mettendomi a sedere, ma nessuna risposta giunse alle mie orecchie.

Restai lì per qualche istante. "Charles?", chiesi nuovamente, alzandomi dal letto e vestendomi con le prime cose che incontrai in giro per la stanza.

"Mi cercavi?", chiesi, aprendo la porta che dava verso il salotto, da dove proveniva la voce del pilota.

"Charles co...", ma non riuscii a terminare la frase: mi ero risposta da sola.

Il monegasco era in piedi al centro della stanza, con in mano la rivista, quella maledetta rivista che ritraeva me e Lewis.

"Charles, ti posso spiegare"

"non c'è niente da spiegare", ribatté amaro, gettando a terra la rivista.

Velocità II Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora