here you go, miss

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Mi svegliai presto, chiedendomi per un istante dove fossi.

Aprendo gli occhi mi ero immaginata di trovarmi di fronte alla mia solita stanza del mio appartamento di Milano, ma poi ricordai: ero a Londra, a casa di Lewis Hamilton.

Uscii lentamente dal letto, ancora assonnata. Andai in bagno, mi lavai, mi tolsi il pigiama, e indossai dei jeans con una felpa.

Mi allacciai le scarpe, ed uscii dalla mia stanza, per poi scendere con calma le scale.

Mi stavo giusto chiedendo se Lewis fosse già sveglio, quando lo vidi sorseggiare, probabilmente the, da una tazza nera.

Lo osservai: stava guardando fuori dalla finestra, con un braccio comodamente posato sullo stipite.

Mi chiesi a cosa stesse pensando, dove fosse la sua mente in quel momento.

"buongiorno", gli dissi, in italiano.

Lo vidi girarsi, e sorridere. "buongiorno", mantenendo la mia lingua.

Sorrisi al suo accento nettamente inglese.

"di là c'è tutto quello che vuoi", disse, indicando la tavola della sala da pranzo. Notai subito un'infinita distesa di piatti, contenenti cibi di qualsiasi genere: dal dolce al salato, lì c'era tutto ciò che avrei potuto desiderare per una colazione.

Mi versai del succo d'arancia, e afferrai una brioche. 

"cosa facciamo oggi?", gli chiesi, avvicinandomi a lui.

"lo scoprirai", rispose, con un sorriso malizioso.

"tu mi fai paura", commentai, ridendo alla sua espressione da finto offeso.

Fu così che un'ora dopo mi trovavo seduta comodamente su quel SUV Mercedes che ormai avevo imparato a conoscere così bene.

Lewis mise in moto, e guidò per qualche minuto.

Ammirai dal finestrino i vicoli centrali di Londra, confrontandoli a quelli della mia amata Milano: erano molto simili per certi versi. Entrambe enormi, affollate e... sì, anche sporche.

Ma le grandi città erano così, e bisognava imparare ad apprezzarle nonostante i loro infiniti difetti. Un po' come le persone, qualcuno che amerai sempre, indipendentemente dai suoi errori.

Parcheggiammo in un vicolo centrale. Lewis scese dall'auto, e mi aprì la portiera.

"grazie", dissi, posando i piedi sul ciottolato.

Iniziammo a camminare lungo la via: io facevo foto a destra e a manca, mentre Lewis mi parlava di tutto ciò che avrei potuto vedere in una città come Londra.

"dove mi porti?", chiesi, impaziente di sapere dove mi stesse conducendo.

Il pilota sorrise. "qua", esclamò, indicandomi con un gesto l'orizzonte.

Seguii il suo dito con gli occhi, e giunsi alla vista di una delle attrazioni più famose della capitale inglese: il London Eye.

Sorrisi. 

"ti piace?", mi chiese.

"se mi piace?", esclamai, "lo adoro"

Scoprii che Lewis aveva già acquistato i biglietti online, per cui salimmo subito.

Ben presto ci sollevammo da terra, trovandoci di fronte all'immensità di quella bellissima città. Da lì si poteva vedere tutto: ogni casa, ogni vicolo, ogni camino. Tutto era lì, apparentemente a portata di mano.

Vidi gli occhi di Lewis brillare, di fronte a quella che era la sua città. 

Sorrisi. Vederlo lì, nel suo mondo, era molto diverso che vederlo in pista, dove la competizione accendeva gli animi di tutti i piloti.

Velocità II Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora