Nous voilà

412 13 0
                                    

Mi svegliai un po' in ansia... comprensibile visto il fatto che quel giorno avrei incontrato per la prima volta la famiglia di Charles.

Quando scesi dal letto indossai la prima cosa che mi capitò per le mani, cioè una maglia guess del mio pilota monegasco.

Era abbastanza lunga da potermi fare da vestito, constatai. Mi trascinai stancamente verso la cucina, dove trovai il mio ragazzo ai fornelli.

"come fai ad aver voglia di cucinare pure alle 7.30 del mattino?", gli chiesi assonnata.

Il monegasco si accorse così della mia presenza e si mise a ridere. "dormito bene?"

"mai dormito meglio, ma c'è un casino fuori... come si fa a dormire fino a tardi qui?"

"vivi a Milano.. come fai a dire che a Monaco c'è casino?", chiese ridendo.

"a Milano non c'è il rumore delle navi", obiettai.

Sorrise. "vedrai che ci farai l'abitudine", mi disse, porgendomi prontamente una tazzina di caffè.

"stamattina facciamo un giretto, poi per pranzo andiamo da mamma", mi comunicò, sedendosi di fronte a me, dall'altra parte del tavolo.

"e se non le piacessi?", chiesi, sinceramente preoccupata.

Charles mi guardò negli occhi, e mi afferrò la mano che avevo appena posato sul tavolo. "le piacerai di sicuro. Sei una persona meravigliosa, e se ne accorgerà subito"

Gli sorrisi, e terminai il mio caffè in un sorso, dirigendomi poi verso la mia valigia per decidere come vestirmi per un giro turistico del Principato di Monaco.

Mentre osservavo i miei vestiti, Charles mi raggiunse da dietro, e mi indicò un vestito corto, leggero, bianco.

Lo indossai, e presto fui pronta per tuffarmi nel clima mediterraneo della costa azzurra.

Girammo per Monaco mano nella mano, ogni tanto interrotti da turisti che erano riusciti a riconoscere Charles nonostante la calca.

In fondo li invidiavo... io, prima di conoscere Leclerc,  quando andavo da qualche parte non riuscivo mai a incontrare nessuno che valesse la pena di ricordare.

Nella mia follia, la cosa che più mi premeva di vedere a Montecarlo, casinò, hotel e vie di lusso a parte, era una statua, che mi era sempre piaciuta tantissimo: "le manteau de la conscience", si chiamava.

Era bellissima e, nonostante fosse di realizzazione molto recente, mi aveva sempre ispirata.

Poi, alla fine, dopo tanto visitare, giunse il fatidico momento del pranzo. Trassi un profondo respiro. Sentivo il mio stomaco contorcersi per l'ansia, ma decisi di non dire nulla a Charles: dovevo dimostrarmi calma.

L'incontro sarebbe avvenuto in un ristorante sulla spiaggia, così ci dirigemmo lì con la Ferrari di Charles, per poi raggiungere l'esatta destinazione a piedi.

Se non si fosse già capito, amavo camminare sulla sabbia, sentire quei granelli scorrere sulla mia pelle e scivolare via, spinti dalla brezza marina.

Scorsi subito sua mamma, Pascale, che, non appena ci vide, salutò con la mano.

Charles ricambiò, mentre io sorrisi, non sapendo bene quale dovesse essere la mia reazione.

Poi fu la volta dei fratelli: il più grande, Lorenzo, ed il più piccolo, Arthur, anch'esso pilota.

Quando raggiungemmo il terzetto, sentivo il battito del mio cuore rimbombare nel mio petto.

Pascale mi raggiunse, sorridendo, ed esclamò: "vous êtes belle!".

Charles mi sorrise, si avvicinò al mio orecchio e mi disse: "ha detto che sei bellissima"

Guardai il mio ragazzo con riconoscenza, e risposi "merci" a sua madre.

Charles informò subito tutti che non sapevo praticamente nulla di francese, ma che avrebbe provveduto ad insegnarmelo. Per parlarmi avrebbero potuto usare tranquillamente sia italiano sia inglese.

Compresi subito che Arthur conosceva la mia lingua tanto bene quanto suo fratello, vista la frequentazione della Ferrari Academy, mentre Lorenzo e sua madre preferirono l'inglese.

Scoprii ben presto che erano tutti simpaticissimi, e che ogni mia paura era totalmente infondata. Mi chiesero cosa facessi nella vita, ed una volta che gli ebbi detto che studiavo architettura a Milano, mi confidarono che Charles aveva sempre avuto una passione per quella materia... se non fosse diventato pilota, avrebbe sicuramente fatto l'architetto.

Lo guardai sorpresa: non me lo aveva mai raccontato e, soprattutto, non me lo sarei mai aspettata.

Sua madre Pascale mi fece morire dal ridere, raccontandomi un sacco di aneddoti dell'infanzia di Charles, dipingendomi quel mitico pilota monegasco come una piccola peste che non era in grado di stare ferma due secondi.

"arrête maman", disse Charles sorridendo, leggermente rosso in viso per l'imbarazzo.

Risi, osservando il suo volto paonazzo, e lo guardai con dolcezza. Nel suo sguardo riuscivo perfettamente a scorgere il bambino di un tempo, per quanto quell'anima fosse stata scalfitta da innumerevoli cicatrici.

"mi è giunta voce che anche tu hai una mania per le auto", mi disse poi Pascale ridendo, ovviamente in inglese.

Sorrisi. "amo le auto da quando sono nata, ma non mi ritengo granché alla guida"

A quel punto intervenne Arthur: "secondo me sei bravissima invece... ho visto i video fatti da Charles e per essere la prima volta che guidavi in pista eri veramente una scheggia"

Il fatto che mi avesse parlato in italiano me lo fece diventare ancora più simpatico. "grazie", risposi.

Ero felice che dei piloti del calibro dei fratelli Leclerc mi ritenessero brava alla guida... forse quella era la cosa che mi veniva meglio in assoluto.

"sofi da quanto è che non guardi Instagram?", mi chiese d'un tratto Charles, interrompendo le mie conversazioni automobilistiche con Arthur.

"un paio d'ore credo... perchè?", chiesi, leggermente preoccupata.

Il mio fidanzato sorrise, mi fece l'occhiolino, e mi mostrò lo schermo del suo iPhone.

Per poco non mi strozzai con l'Aperol che stavo bevendo: il mio profilo.... aveva il verificato.

Fissai lo schermo del telefono per qualche istante, inebetita.

"ci sei?", mi chiese Charles, ridendo.

"ma che... come... perchè?", chiesi, farneticante.

"pare che le tue performance in pista non siano state apprezzate solo da noi", disse ridendo.

Aprii Instagram, ed osservai basita che il numero dei miei follower era lievitato incredibilmente.

"complimenti, e benvenuta nel mondo dei VIP", mi disse Arthur, ridendo.

Ricambiai la risata, perdendomi del guardare l'orizzonte. Il mare era meraviglioso, come tutto lì. Non potevo credere che sul serio fossi diventata una sorta di influencer, come non potevo credere di poter dire che la vecchia Sofia ormai era morta per sempre.

Come avrei voluto poter tornare indietro, da quella me che trascorreva le sue giornate con una considerazione di se stessa sotto lo zero, e dirle di stare tranquilla, che anche lei avrebbe avuto un suo posto in quel mondo che tanto amava.

Come avrei voluto dirle che quel pilota che guardava alla tv con occhi sognanti sarebbe stato al suo fianco ogni singolo giorno.

Era grazie a lui se la mia vita era cambiata.


Velocità II Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora