🕸️ L'uomo si illude di essere il fautore del proprio destino

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L'aria ormai autunnale, che sanciva l'inesorabile susseguirsi dei mesi così come delle stagioni, pungeva sulla pelle del ragazzo. Soffriva abbastanza il freddo, il suo naso era un pezzo di ghiaccio che minacciava distaccarsi da un momento all'altro. Le mani, anch'esse fredde, sfoggiavano un dorso talmente chiaro da far risaltare le venuzze che componevano un motivo intricato, come fossero pezzi di un puzzle. Gerard cercava di proteggerle coprendole nei polsini della giacca in lana che usava come una sorta di vestaglia nei giorni più freddi.

Anche quel giorno vide il sole regalare il migliore degli spettacoli sia a lui che ad Inchiostro. Nonostante fossero molte le albe a cui aveva assistito non poteva dire di essersi ancora abituato. Non erano mai uguali. Ogni giorno i raggi solari donavano un'alba diversa, migliore se possibile, rispetto al giorno precedente.

Inchiostro seduto di fianco a Gerard sugli scalini del portico guardava l'orizzonte. La casa si trovava in rilievo rispetto al resto del cimitero, questo consentiva ai suoi abitanti una visuale privilegiata rispetto al panorama e all'intera cittadina. Entrambi, rapiti, si erano persi nell'osservare come il sole tiepido si faceva strada su tutta Monroeville. La città si stava svegliando sotto i loro occhi. Inchiostro miagolò come a dare un suo commento, pensò l'ormai padrone, ma quando abbassò lo sguardo vide che si stava semplicemente lamentando per via del latte terminato.

«Te ne porto altro?» domandò con un filo di voce, erano le prime parole che pronunciava da quando aveva messo piede fuori dal letto e gli risultava difficile aumentare il tono della voce. In risposta il micio miagolò un'ultima volta prima di dargli le spalle e sfilare via fra le varie lapidi disseminate per l'intera proprietà. «Bastava dire di no» commentò per poi darsi dello stupido, ora stava iniziando a parlare con i gatti aspettandosi addirittura una risposta.

Raccolse il pentolino e lo sciacquò nel lavabo una volta rientrato in cucina. Sua madre non era ancora sveglia. Pensò se tornare a letto e dormire o almeno fare finta, oppure se restare sveglio e girare per casa come uno spirito. Optò per la seconda opzione, il suo orologio biologico non gli permetteva il lusso di riuscire a riprendere sonno.

La casa del tutto silenziosa era affascinante ai suoi occhi. Adorava abitarla in quelle ore del giorno. Con la luce naturale che penetrava dalle finestre e illuminava con raggi tenui le stanze, arricchendo così la casa con un tono romantico. Un raggio del sole tagliava la stanza e al suo interno si potevano ammirare mille particelle di polvere ballare. Attraversò lo squarcio con la mano e vide il pallore del dorso risaltare e le venuzze rosa quasi brillare.

«Gerard che ci fai sveglio a quest'ora?» domandò con tono di disapprovazione assonnato Donna, mentre si sedeva a tavola perdendosi di tanto in tanto con lo sguardo nel vuoto. Ciocche bionde ricadevano disordinate sul viso, coprendo in parte gli occhi stanchi circondati da occhiaie. «È sabato mattina, dovresti dormire».

«Non avevo sonno» si limitò a dire. Aveva il sospetto che sua madre sapesse tutto sul loro gatto tenuto non troppo di nascosto, ma preferiva evitare di dirlo ad alta voce. Sarebbe dovuta essere la madre a dirlo per prima, fino ad allora avrebbe taciuto.

«Ti faccio del latte, ti va?» chiese mentre la sedia sulla quale era seduta solo pochi istanti prima produceva rumori simili a scricchiolii. Ancora prima di ricevere una risposta iniziò ad armeggiare ai fornelli per mettere su una moka di caffè.

«In realtà avrei preferito del caffè», il latte non gli dava la stessa energia rispetto al caffè, anzi aveva l'effetto opposto. «Poi però non dormi più» commentò la madre. Voleva che almeno il sabato e la domenica i suoi figli rimanessero a letto fino a tardi per avere l'intera casa a disposizione e poter fare tutto quello che era nei suoi piani senza nessuno che la intralciasse. Amava i suoi figli, ma a volte li preferiva fuori dai piedi. «Mamma è quello l'obiettivo» concluse ovvio Gerard sedendosi poi a tavola.

A Summoning // Frerard Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora