🕸️ Viviamo in un traballante castello di carte - I

30 3 6
                                    

Seduto alla sua scrivania stava studiando. Era inusuale vederlo studiare di sabato mattina, ma ormai c'erano ben poche cose normali nella sua vita. Fissava il quadernetto che una volta era dedicato agli appunti di letteratura, aveva disegnato una lunga linea che aveva diviso in quattro segmenti, quella era una linea temporale. Ad ogni segmento era stato assegnato un nome e una data. Era tanto che li fissava sperando che gli rivelassero il segreto che celavano, anche se aveva la consapevolezza che così non sarebbe stato.

Scrivere quello su un foglio però aveva avuto un'utilità. Mettere su carta i pensieri che regnavano anarchici nel suo cervello era un modo per renderli, di conseguenza, già più ordinati. Le parole che gli erano vorticate per giorni nel cervello avevano la forma di flebili ipotesi, ma ora, inchiostro su carta, avevano assunto una sagoma più definita e reale. Un gruppo indefinito di parole e ipotesi erano state ora riassunte in pochi nomi e segni.

Per giorni aveva quasi temuto l'idea di mettere il tutto su carta perché temeva che sarebbe diventato tutto più vero e plausibile, e a malincuore doveva ammettere che così era stato. C'era uno strano schema che non poteva essere passato inosservato a tutti. Era certo che non fosse l'unico ad averlo notato, semplicemente non poteva un semplice diciassettenne aver nutrito quei dubbi tutto da solo. L'idea che qualcuno avesse intuito, aver avuto i suoi stessi pensieri, lo rassicurava e faceva sentire meno paranoico.

Il primo segmento era stato nominato "X" e gli era stato accostato il mese di novembre. Il secondo segmento aveva il nome di Bob, il quale era stato scritto con la peggiore delle calligrafie, e gli era stato assegnato nuovamente il mese di novembre. Il nome di Jamia occupava il terzo segmento e sotto di esso il mese di dicembre, ed infine sul quarto segmento le lettere in stampatello minuscolo formavano il nome di Ray e adiacente ad esso il mese di gennaio.

Inizialmente aveva assegnato solamente i nomi, solo in seguito, dopo aver passato parecchi minuti a cercare altre strane teorie da riassumere sul quadernino, si era reso conto che da quel pomeriggio novembrino, il giorno in cui aveva accettato di prendere le redini del gioco, in cui aveva accettato l'aiuto di sua nonna, era sempre successo qualcosa, o per meglio dire, morto qualcuno. Pensò se rimpiazzare quella "X" col nome di Frank, era come se fosse stata la prima vittima.

Con la penna tracciò una linea sopra la "X", e sopra ad esse in piccolo scrisse Helena. Pensò che secondo la sua teoria, in fin dei conti, era con l'incantesimo di sua nonna Helena che era iniziato tutto. Non aveva ancora delle vere a proprie prove, era tutto campato su ipotesi fragili come un castello di carte, pronte a sgretolarsi alla prima folata o alla minima incongruenze, per questo esitava nel scrivere altro. Non aveva prove che fosse colpa di sua nonna, che i suoi incantesimi funzionassero al cento per cento, non era sicuro che quelle non fossero solamente delle macabre coincidenze. Forse l'idea che Frank fosse maledetto o roba del genere era insensata quanto le sue fragili teorie.

Affondò le mani fra i capelli scuri. Il capo chino sul quaderno, sperava di riuscire a vederci chiaro. Doveva, sentiva di doverlo a Frank più che a sé, soffriva nel vederlo giorno dopo giorno sempre più mogio. Si sforzava di essere sorridente con tutti, e sfogava intere giornate con Gerard. Non riusciva più a vederlo così, gli sembrava si stesse consumando nel tentativo di portare avanti la pantomima del ragazzo perfetto, bravo a scuola, negli sport, che frequenta regolarmente la chiesa e con una famiglia perfetta, e ormai gli restava solo quella.

Due tocchi si udirono dall'altro lato della porta di Gerard, la maniglia si abbassò e la posizione del ragazzo si raddrizzò. Dalla fessura aperta fece capolino il volto di Mikey sorridente. Ispezionò velocemente la camera e poi parlò. «Mi annoio, facciamo qualcosa insieme?» domandò entrando del tutto nella stanza e appoggiandosi sul letto ancora sfatto. Lo stesso in cui i due amanti avevano dormito insieme due volte quella settimana. Aveva imparato a mettere una sveglia poco prima dell'alba, così che Frank riuscisse a tornare a casa senza che nessuno scoprisse nulla.

A Summoning // Frerard Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora