🕸️ Frank abbandona la partita

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Gerard quel giorno gli pareva parecchio strano. Avevano avuto modo di stare più vicini, anche in sala mensa si erano seduti allo stesso tavolo, quello in fondo, e gli era sembrato diverso. Non sapeva spiegarlo, ma sembrava che avesse paura di avere qualcuno intorno, non faceva altro che distribuire maniacalmente in giro  occhiate sospettose, e assicurarsi che il proprio zaino fosse accanto a lui. Se Frank aveva provato a chiedergli cosa avesse o se fosse successo qualcosa tra loro due, ma lui gli aveva fatto un sorriso ed era tornato ad adocchiare la cartella.

Anche durante il teatro, quando era dovuto andare a dipingere i fondali dietro le quinte, si era portato lo zaino insieme, invece di lasciarlo ai loro soliti sedili come sempre. Quella mattina Gerard, secondo lui, era un mix strano. Un insieme di sentimenti e comportamenti normali se presi singolarmente, ma bizzarri tutti insieme. Sembrava triste, sospettoso, distratto, pensieroso e falso. Tutti i sorrisi con i quali lo invitava a stare tranquillo erano finti, dal primo all'ultimo.

Si erano messi d'accordo di passare del tempo insieme dopo il teatro. Gerard gli doveva parlare. Ormai non c'era più nessuno. Tutti gli aspiranti attori avevano lasciato la stanza, i professori avevano salutato Frank un paio di minuti prima, e Gerard stava ancora trafficando nelle quinte. Durante la pausa non aveva detto una parola, e questo non faceva altro che far preoccupare Frank. Temeva che Gerard non riuscisse più a stare con qualcuno che stava passando un periodo del genere. Forse lo voleva lasciare o forse gli voleva dire che aveva frainteso tutto, che era una fase, e che loro due sarebbero dovuti restare solo amici.

Non sapeva se solo l'amicizia di Gerard gli sarebbe bastata, non sapeva se sarebbe riuscito a restare in vita senza i loro attimi, i loro baci, i loro abbracci, o più semplicemente le carezze fra i capelli. Al rumore dei passi sul parquet scosse il capo da quei pensieri drammatici e si voltò a vedere Gerard sedergli di fianco, con le gambe a penzoloni sul palco.

Si guardarono in faccia. Gerard prese due respiri profondi e iniziò quello che era il più difficile dei discorsi da affrontare. Al solo ricordo di quello che aveva letto fra le pagine del tomo verde rabbrividì. Mise la cartella fra i due ed estrasse quello che conservava come una reliquia. Frank lo vide prendere un quaderno nero, la copertina era consunta e gli angoli consumati dal tempo, chissà quanto; un blocco appunti pieno di ritagli di giornale sporgenti e un libro; quest'ultimo era, secondo lui, il pezzo forte. Rimase incantato dalle rilegature in oro, dal torso quasi intagliato e dalle raffigurazione sulla copertina.

Ancora nessuno aveva detto nulla. Entrambi concentrati su quello che Gerard aveva messo tra di loro. Frank lo guardò e Gerard esitò un attimo, ma subito dopo iniziò. «Ti dovevo parlare», Frank annuì, «Ti ricordi quando mi hai chiesto se mia nonna potesse aiutarti a riguardo della fattura che temevi di aver ricevuto?» domandò. Certo che se ne ricordava, quella sensazione di angoscia a stento lo lasciava libero di respirare. Sentiva di essere stato forse un po' sciocco nel fargli quella proposta, ma non se n'era certo dimenticato.

«Sì» affermò solamente, rapito da quello che avrebbe detto Gerard. «Ci ho parlato, ma è tutto più grande di quello che pensi» sospirò, sarebbe dovuto partire dall'inizio, non tralasciando alcun dettaglio,  ammettendo le sue colpe, e quella non era delle migliori premesse. «In che senso?» domandò, sempre più preoccupato dal tono dell'altro. «Per quanto preferirei evitare mi conviene partire dall'inizio» sospirò, Frank annuì.

«Ricordi Halloween e tutto quello che ne è seguito? Ero stanco, davvero. Tu mi sei sempre piaciuto, ma a tratti non sembravi considerarmi neanche, per  questo sono andato da mia nonna. Lei mi aveva suggerito questo incantesimo per ottenere l'amore». Una scheggia di ghiaccio penetrò nel cervello di Frank, ma non disse nulla, e continuò a guardarlo in silenzio sperando che la storia prendesse una piega diversa da quella che immaginava. Ma orami non poteva che andare di male in peggio.

A Summoning // Frerard Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora