Veloce, doveva essere ancora più veloce, nessuno gli sarebbe dovuto stare dietro. Doveva essere il più veloce. Doveva correre ancora, finché le gambe non gli si fossero mosse da sole, finché non si fosse più sentito i piedi e il cuore gli sarebbe esploso in petto. Era così che si sentiva ora, ma sapeva di poter essere ancora più veloce.
Il gelo gli entrava nei polmoni e gli graffiava la gola. Ogni respiro gli consentiva di restare vivo, ma gli dava l'impressione di avvicinarlo alla morte. Aveva sempre provato dolore quando, da affannato, respirava aria fredda. Il petto si alzava e abbassava in maniera compulsiva. Sentiva il cuore martellare come a voler evadere dalla gabbia toracica. Le tempie battevano a ritmo e sapeva di non poter andare ancora molto lontano.
Mancava poco. Poche altre falcate e sarebbe arrivato alla meta. Dopo tutta quella strada non poteva di certo abbandonare, soprattutto quando a separarlo da una doccia calda c'erano solo due isolati. Se fosse stato più veloce sarebbe potuto stare anche di più sotto al rigenerante getto d'acqua.
Quando fu di ritorno a casa mancava un quarto d'ora alle sette del mattino, i suoi genitori si sarebbero svegliati di lì a poco. In casa non volava una mosca, tutto taceva come sempre, quelle mura non avevano mai imparato ad assorbire la vivacità di una famiglia numerosa. Percorse in fretta l'ingresso per recarsi al secondo piano. Attraversò le scale a due a due, cercando di fare il meno rumore possibile. Passando da camera sua prese tutti gli indumenti che avrebbe indossato a scuola ed infine entrò in doccia.
Aprì il getto caldo. Il vapore si innalzò ad appannare ogni vetro presente nel bagno. L'acqua lo percorreva per tutto il corpo e questa gli dava una bellissima sensazione di ristoro. Sentiva ogni pressione lasciarlo, il battito rallentare e i muscoli rilassarsi.
Una doccia calda era proprio quello che gli ci voleva, anche se non era un grande amante del caldo. Preferiva il freddo. Lui non lo soffriva, ci era abituato ormai. Uscire anche d'inverno con una giacchetta addosso non era un problema per lui. Era come se in lui la vita scorresse solo quando ogni parte del suo corpo veniva invasa dalla pelle d'oca.
Quella di riempirsi i polmoni della frescura delle prime ore del giorno era un'abitudine che aveva ormai da anni, merito del padre quello di svegliarsi presto per sfruttare le prime ore per allenarsi. Abituarsi al freddo per rinforzare sia il corpo che lo spirito, così gli diceva il padre. Queste erano cose che odiava da piccolo, non lo facevano sentire bene, si sforzava ogni volta per essere all'altezza del padre, però ora non c'era più il bisogno, dato che ormai erano abitudini che facevano parte di lui.
Pulì lo specchio appannato passandoci la mano sopra così da poter vedere nitidamente almeno la sua faccia. Con un pettine sistemò i capelli bruni, dandogli un ordine, e dopo essere certo di essersi sistemato e di non avere nulla fuori posto, scese al piano inferiore per la colazione.
Quando entrò in cucina ad accoglierlo l'odore delle uova fritte e del caffè. Il televisore come ogni mattina era rigorosamente spento. Gli unici rumori a dare una parvenza di vita a quella casa erano, oltre allo sfrigolare delle uova e al borbottare della macchina del caffè, il rumore delle pagine di giornale che venivano sfogliate.
Poggiò la cartella e il borsone, con all'interno la divisa e tutto l'equipaggiamento sportivo, accanto alla sua sedia per terra. Le borse procurarono un tonfo sordo per il quale il signor Iero alzò il capo dalle pagine e guardò il figlio.
La signora Iero spense entrambi i fornelli. Un rumore di stoviglie sottolineò il fatto che aveva preso un piatto, con la spatola trasportò le uova dalla padella al piatto, poi prese due tazzine, le riempì di caffè non zuccherato ed infine servì il tutto a tavola, accogliendo i due che erano seduti con un sorriso.
«Buongiorno» esordì Anthony Iero dopo aver piegato con cura le pagine del suo giornale e averlo adagiato di fianco a lui. Prese la tazzina e se la portò alle labbra che bagnò solo leggermente con la sostanza amara. «Come è andata oggi?» domandò prima di mandare giù un sorso di caffè.
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A Summoning // Frerard
FanfictionMonroeville era sempre stata una cittadina tranquilla, non c'erano mai novità lì, erano sempre gli stessi volti con le stesse storie. Monroeville aveva sempre avuto albe stupende, in particolar modo se queste venivano ammirate sopra le sue colline. ...