Di fronte al volto gli danzavano diverse sfumature di rosso e arancione. Il calore gli riscaldava le gote facendole arrossare e gli seccava gli occhi. L'intreccio di quei colori e di quelle forme facilmente variabili, che si innalzavano come colonne per poi sfumare per tornare piccole e innocenti, aveva un effetto ipnotico su di lui. Sin da piccolo trovava affascinante quanto rilassante fissare le fiamme colorarsi, bruciare e consumarsi sotto la sua vista.
Il crepitio delle fiamme scandiva il tempo nella casa silenziosa. Sentiva gli zigomi andare in fiamme dal calore, gli occhi sbarrati, fissi sull'oggetto della sua attenzione, chiedevano dell'idratazione tanto erano secchi. Non gli era mai andato via il vizio di stare troppo vicino al camino. Gli piaceva stare caldo, ma tendeva ad avvicinarsi troppo, tanto che una volta da piccolo riuscì a bruciacchiarsi un ciuffo di capelli, ma questo non gli fu da insegnamento.
Continuò a tenere lo sguardo fisso sul fuoco fino a quando uno scoppio più forte degli altri, riprodotto dalla legna bruciata, lo risvegliò facendogli scuotere la testa. D'un tratto riebbe la coscienza di sé. Come se fosse appena nato in quel corpo, tastò la chitarra ancora incastrata fra le gambe incrociate, accarezzò le corde che aveva accordato poco prima, e si ricordò perché era lì.
Fuori faceva troppo freddo per fare tutto. L'ultima volta che aveva messo il naso fuori dalla finestra aveva sorpreso dei fiocchi di neve cadere sopra di lui, quindi aveva ponderato la scaltra decisione di accendere il fuoco. Giacché doveva restare in casa tanto meglio stare al caldo, si era detto prima di accendere il fuoco; poi non sapendo come passare il tempo fino a quando sarebbero arrivati i suoi, all'incirca all'ora di cena, aveva deciso di provare qualcosa con la chitarra.
Non aveva altri spartiti se non i canti sacri che doveva suonare ogni domenica in chiesa. Fermando le dita sul manico della chitarra e muovendo la mano destra a produrre un suono melodioso, pensò a quando aveva invitato Gerard a vederlo suonare in chiese, egli aveva rifiutato gentilmente, spiegando che in una chiesa non ci metteva piede da fin troppo tempo, e che non gli sarebbe piaciuto ricominciare in quel momento. Non sapeva cosa ci fosse tra Gerard a la chiesa, ma in quel momento avrebbe preferito stare con lui che con i canti domenicali.
Continuò a muovere la mano sinistra sul manico, cambiando in continuazione la posizione delle dita con la disinvoltura degna di chi aveva una lunga esperienza in merito allo strumento. Ripensò all'ultima volta in cui lui aveva messo piede in una chiesa senza al suo fianco la chitarra, era stato il funerale di Jamia. Non riusciva neanche a calibrare bene il tempo che era passato da quel giorno, anche se lo ricordava bene.
Vestito elegante, lo stesso vestito che aveva indossato un mese prima, era lì che non riusciva a versare neanche una lacrima, aveva già pianto troppo prima di quell'evento. Pensò alla vista della madre e del fratello maggiore, il quale cercava di consolarla. Mentre gli zigomi quasi bollivano dal calore, continuava a tenere chino il capo sugli accordi.
Ora lei e Bob stavano insieme, sarebbero restati insieme per sempre, vicini, in qualche modo, a Gerard. Ogni volta che riusciva a sgattaiolare da lui non riusciva ad evitare il pensiero di essere vicino ai suoi amici, e un po' invidiava Gerard per quello. Continuò a suonare fin quando si rese conto dell'orario, l'orologio segnava le sette di sera, di lì a qualche minuto i suoi sarebbero arrivati, e sarebbe stato meglio non farsi trovare vicino al fuoco, non voleva essere sgridato come da piccolo.
Dalla porta d'entrata fecero il loro ingresso i coniugi Iero. Frank si era sistemato sul divano in salotto, con la chitarra in braccio e gli spartiti sparpagliati su di un cuscino del divano. Tutte le luci della casa erano spente, l'unica illuminazione era il camino che rifletteva l'ombra del ragazzo ricurvo a leggere i fogli. Linda e Anthony interruppero la loro conversazione per guardare il figlio, che preferiva sforzare la vista che accendere la luce.
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A Summoning // Frerard
FanfictionMonroeville era sempre stata una cittadina tranquilla, non c'erano mai novità lì, erano sempre gli stessi volti con le stesse storie. Monroeville aveva sempre avuto albe stupende, in particolar modo se queste venivano ammirate sopra le sue colline. ...