🕸️ Potresti anche schiodarti di lì e darmi una mano

52 8 1
                                    

Lasciò la presa fredda della maniglia in ottone, voltò le spalle alla porta in mogano dell'entrata di casa e iniziò a percorrere gli scalini del porticato. Gerard usciva di casa per dirigersi a scuola sempre un po' in anticipo rispetto alla reale durata del percorso casa-scuola, preferiva prendere la via più lunga, quella meno trafficata.

Percorse tutto il viale con il solito passo tranquillo che lo contraddistingueva durante quelle giornate soleggiate e varcò l'uscita posta alle spalle dell'abitazione a due piani - l'unica che potevano usare oltre a quella principale del cimitero - . Dopo solo qualche passo sentì dietro di sé dei tonfi rumorosi che calpestavano goffi i ciottoli di pietra. Il bruno incuriosito dai rumori decise di voltarsi e cercare di capire cosa stesse succedendo alle sue spalla.

Quando si voltò vide il piccolo Mikey corrergli incontro. Ad ogni falcata che compiva lo zaino sulle sue spalle si alzava e abbassava di conseguenza. Era una scena piuttosto comica: vedere il gracile Mikey, con un zaino che a tratti sembrava più grande di lui e con gli occhiali che gli si stavano appannando, correre come se ne andasse della sua stessa vita.

Il maggiore si rese conto di non aver capito il motivo di questa sua maratona improvvisata alle sette e quaranta del mattino. Quando il fratello gli arrivò vicino, dapprima lo investì con lo sguardo interrogativo che aveva tenuto tutto il tempo, poi cercò di porgli la domanda, ma il biondo lo anticipò sul tempo e, fermandosi sul posto per riprendere fiato, gli rispose tra un respiro profondo e l'altro «L'autobus è qui». Il piccolo stava piegato su se stesso, con la schiena inarcata e le mani poggiate sulle ginocchia. Ogni respiro gli sembrava l'ultimo.

Gerard, nel vedere la situazione del fratello, si affrettò a rovistare nella tasca dello zaino in cui di solito metteva la merenda e ne fece uscire l'inalatore del biondo. Glielo porse e Mikey, come fosse acqua nel deserto, se lo avvicinò frettolosamente alla bocca e ne prese due grandi respiri.

«Ora è meglio se torni a correre» lo incoraggiò il maggiore avendo notato che l'autista non sembrava voler aspettare ancora molto alle porte del cancello. Mikey infilò l'inalatore in tasca e riprese la sua corsa. Nonostante ogni giorno l'orario nel quale prendere l'autobus restasse sempre alle sette e cinquanta, capitava che gli autisti decidessero di anticiparlo di cinque o dieci minuti, e questo comportava restare senza passaggio.

Per fortuna di Mikey ora che Gerard aveva la patente e un automobile - seppur discutibile - poteva ovviare al problema in quel modo.

Gerard prese la sua strada subito dopo essersi assicurato che il più piccolo fosse riuscito ad entrare. Era suo fratello maggiore, era normale che avesse certe accortezze nei suoi confronti. Anche se Mikey con certe argomentazioni, o  comportamenti, si atteggiava da adulto, restava comunque niente più che un tredicenne. Per quanto potesse crescere, agli occhi di Gerard lui restava quel bambino che con degli occhioni lucidi di lacrime si infilava tra le coperte del suo letto e cercava conforto fra le sue braccia. Era quello che voleva che gli venisse letta la favola della buona notte, anche se alla fine i libri che trafugavano dagli scaffali dello "studio" della nonna erano tutt'altro che favole. Il fratello restava per lui sempre quel ragazzino distratto al quale ricordare in continuazione di prendere tutto il necessario prima di uscire.

Gerard rideva di se stesso, sembrava di sentire parlare sua madre. Mikey non era più un bambino, certo, ma restava comunque il piccolo della famiglia, e il suo fratellino minore.

I suoi pensieri venivano accompagnati dal crepitio delle foglie aranciate che volontariamente cercava di calpestare. Ogni mattina i rumori della natura, una conseguenza di quella via più lunga che sceglieva, lo accompagnavano non solo nel percorso, ma anche lo cullavano nei pensieri.

Spesso si ritrova a rimuginare sempre sugli stessi argomenti, questi gli venivano suggeriti dalla meta che si trovava a raggiungere, ovvero la scuola. A pensarci sentiva un peso chiudergli lo stomaco, il respiro difficilmente compiva il suo percorso e una sensazione cupa gli attanagliava il cuore. Un ambiente in cui si è costretti a passare gran parte della giornata non dovrebbe diventare un tale peso, eppure erano pochi, se non nulli, i motivi che lo facevano resistere e continuare a frequentare senza marinare neanche un giorno.

A Summoning // Frerard Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora