C'erano due modi per definire quello che aveva fatto. Il primo, ed il più elegante, era "metodo empirico", aveva dimostrato a se stesso tramite degli esperimenti cosa gli piaceva, cosa era più adatto a lui; mentre il secondo, quello più crudo e forse che rispecchiava meglio l'altro lato della medaglia era "cazzata". Perché, anche se da un lato aveva dimostrato a se stesso la verità dei fatti che ancora faticava ad accettare, dall'altra aveva illuso la sua migliore amica.
Era vero che non aveva promesso nulla a nessuno, non c'era nessun patto secondo il quale da quel bacio lui avrebbe capito che Jamia fosse l'amore della sua vita, ma non la dava a bere a nessuno. Si vedeva lontano un miglio, anche lui si era reso conto di come lo guardava ultimamente, di come lei era felice di quell'appuntamento. Frank non aveva il coraggio di smontare l'enorme castello di carte che lei stessa si era creata, ma al quale Frank aveva indubbiamente fornito delle fondamenta.
Non aveva avuto il cuore di dirle che non gli era piaciuto. Si stava comportando da vigliacco, e portare così tanto per le lunghe quella situazione non giovava in suo favore.
«Allora?» aveva domandato dopo aver allontanato il suo volto da quello di Frank. Nei suoi occhi si leggeva la speranza e il desiderio di ricevere una risposta positiva. Aveva tenuto dentro di sé per molto tempo l'amore nei confronti di quello che purtroppo era destinata a chiamare solamente amico, che quando aveva letto l'invito all'appuntamento era tornata ad una gioia infantile.
Frank sorrise, allontanandosi timidamente dalla ragazza. Le guance delle giovane si erano arrossate, come avvolte da una tempesta di petali di rosa. Nello stomaco di Frank si stagliava una sensazione sgradevole, come l'impulso di allontanarsi da lei e da quella situazione. Ora che aveva la mente lucida e pronta, aveva capito che non gli era piaciuto, per nulla, non era la stessa sensazione che si aspettava, che si era immaginato avrebbe provato con Gerard.
Abbozzò un sorriso, e le strinse le mani. Iniziò a concentrarsi sulle loro dita, sulle sue che accarezzavano quelle sottili di Jamia. «Non posso descrivere come mi sento, non ho i termini giusti» cercò di uscirne così. Non voleva vedere quella luce nel volto della ragazza incrinarsi. «Puoi dirmi se non ti è piaciuto», eccola, aveva sentito nell'affermazione un rottura, stava già perdendo quella speranza che la rendeva così bella. «Saremo comunque amici» gli aveva stretto le mani fasciate dai guanti.
Frank alzò lo sguardo incrociando quello di Jamia, già un po' più grigio. «Non ho mai avuto esperienze, non so come sentirmi» cercò di giustificarsi. Jamia pareva comprensiva e lui le sorrise di rimando, senza sapere quando e se le avrebbe detto la verità. Non era stupida, ci sarebbe arrivata, ma questo non lo sollevava dall'incarico morale.
Si rigirava i pollici seduto sul divano. I suoi genitori erano con lui nel salotto, entrambi erano intenti a parlare fra di loro e con Frank, lasciando il televisore acceso solo come spunto per inserire altri argomenti. Frank che era appena tornato dall'appuntamento non aveva detto nulla a riguardo, ma Anthony aveva tratto da sé le sue conclusioni. Per lui, il suo unigenito, aveva avuto un gran successo con chiunque fosse la ragazza, proprio come capitava a lui ai tempi del liceo, lo vedeva pensieroso perché perso nel ripensare alla ragazza.
Linda diede un'occhiata di sfuggita al programma, catturò la sua attenzione un ragazzo. «Sapete chi mi ricorda quel ragazzo?» disse ad entrambi. I due si voltarono a guardare il ragazzo, per poi guardare la donna in attesa di una risposta: «Il figlio degli Atkins!» esclamò come se entrambi avessero dovuto capirlo al volo, «È da molto che non si vede in giro» disse pensierosa. Anthony si raddrizzò sulla poltrona pronto a dire la sua «Sai cosa si dice di lui in giro?». Purtroppo Frank conosceva le maldicenze su Ollie Atkins, e quello lì non era il momento adatto a sentirle uscire dalla bocca del padre.
«Dicono che sia uno di quei figli dei fiori sostenitori dell'amore libero, e pare sia omosessuale. A quanto ho sentito i genitori volevano mandarlo in qualche istituto per rimetterlo in riga, ma è scappato, ora vive alla giornata, come fosse un barbone. Daniel dice di averlo visto dalle parti di New York quando ci è andato un mesetto fa» Linda sembrava interessata alla storia, mentre Frank si sentiva sempre più sprofondare. «Da piccolo era un così bravo ragazzo, mi dispiace così tanto per i suoi genitori, non so cosa farei io al posto loro» scandì poggiando lo sguardo benevolo e grato su di Frank. «Ma per fortuna noi abbiamo un ragazzo con la testa sulle spalle, che fa strage di cuori fra le ragazze» ammiccò Anthony al figlio, che a stento riuscì a fingere un sorriso.
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A Summoning // Frerard
FanficMonroeville era sempre stata una cittadina tranquilla, non c'erano mai novità lì, erano sempre gli stessi volti con le stesse storie. Monroeville aveva sempre avuto albe stupende, in particolar modo se queste venivano ammirate sopra le sue colline. ...