Faceva aderire la schiena il più possibile allo schienale in legno della piccola sedia, così da poter assumere una posizione ben diritta. Sentiva il colletto della camicia stringerlo come una morsa attorno al collo, cercava con le mani di allentare la presa, però il maglioncino bordeaux non gli facilitava il compito.
Ancora seduto sulla sedia, - i piedi che non toccavano il suolo -, continuava a muoversi, insofferente per ciò che ogni sabato mattina era costretto ad indossare per via di sua madre. Le scarpe "buone", quelle che gli era consentito usare solamente il sabato mattina e la domenica a messa, non si erano ancora modellate al suo piede, rendendole così rigide e scomode da indossare per un bambino di sette anni. I capelli, che gli erano stati ordinati con una spalmata di gel, gli prudevano, ma si stava torcendo le mani pur di non toccarli, non poteva rovinare il suo aspetto, almeno non fino alla fine del catechismo.
Il parroco era uscito dall'aula lasciando detto ai bambini di prendere posto nel semicerchio di sedie, ma tutti i piccoli - alunni stavano deliberatamente ignorando quando detto dato che continuavano ad aggirarsi e giocare attorno al tavolo delle attività - erano ovunque fuorché nel semicerchio. Padre Gregory sarebbe tornato di lì a poco con la sua chitarra classica per provare i canti, che poi avrebbero fatto durante la domenica, e avrebbe trovato tutti ancora in piedi a giocare. Non l'avrebbe presa bene, pensò Frank mentre dondolava i piedi avanti e indietro.
Frank, come sempre, era stato l'unico ad obbedire immediatamente alle parole del prete, anche se di certo non avrebbe fatto null'altro: giocare a rincorrere i suoi compagni avrebbe richiesto uno sforzo fisico che non si sentiva di far affrontare ai suoi poveri piedi. Mentre guardava i suoi piedi dondolare a penzoloni sentì un colpo, qualcosa di morbido gli aveva colpito la nuca. Un bambino, sicuramente tutto intenzionato nel centrarlo, gli aveva lanciato un peluche appresso, non gli aveva fatto male, quanto infastidito.
Si voltò e guardò tutti, nessuno sembrava prestargli attenzione, anche se aveva un sospetto: c'era un bambino con il quale non andava per nulla d'accordo. Accantonata l'indagine sull'attentatore notò come tutti gli alunni smisero di giocare non appena alla soglia dell'aula lo sguardo azzurro annacquato percorse l'intera stanza e alle orecchie di tutti arrivò un colpo di tosse.
Con passi lenti percorse la distanza che lo separava dalla sedia più grande posta al centro del semicerchio. Teneva la chitarra per il collo, mostrandola bene a tutti, come a sottolineare che era il momento di cantare, ora bisognava sedersi e stare tutti insieme. Prima di sedersi aspettò ancora un attimo, diede il tempo ai più lenti di raggiungere il resto del gruppo. Quando ebbe notificato che tutti ci fossero e che nessuno stesse ancora giocando si sedette e poggiò la chitarra sulle ginocchia.
Cambiò finalmente in volto, sfoggiando ora un sorriso tale da illuminare lo sguardo curioso dei bambini. Quello della canzone era il loro momento preferito, non che fosse difficile trovare qualcosa di più interessante per dei bambini rispetto alle sacre scritture. Tutti erano seduti fremendo sul posto per iniziare, a loro piacevano delle canzoni in particolare e ogni volta speravano di cantare le loro preferite.
Padre Gregory si schiarì la voce guardando tutti. «A chi va di cantare oggi?» domandò. Frank, che si trovava direttamente di fronte a lui, alzò la mano nel tentativo di spiccare fra gli altri, i quali avevana tutti alzato la mano. L'uomo regalò un sorriso in particolare a Frank. Sapeva che lui era il più interessato alla musica, aveva notato come fissava incantato le sue dita che correvano sulle corde. Era il bambino più educato lì dentro, merito dei suoi genitori, ne era certo, conosceva abbastanza i coniugi Iero per poterlo affermare.
«Va bene, cantiamo quella della settimana scorsa, sappiamo tutti come fa, vero?». In coro tutti dissero di sì, mettendosi già pronti per cantare. Accanto a Frank un bambino alquanto agitato non faceva altro che muoversi e muovere di conseguenza la sua chioma sfuggita al controllo. Quello, Frank, non lo conosceva, si era unito alla classe solo quel giorno e nonostante non conoscesse nessuno sembrava essersi già inserito, era come diventato l'anima della classe. Frank ci avrebbe scommesso la mano che quel riccio lì aveva il diavolo in corpo.
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A Summoning // Frerard
FanficMonroeville era sempre stata una cittadina tranquilla, non c'erano mai novità lì, erano sempre gli stessi volti con le stesse storie. Monroeville aveva sempre avuto albe stupende, in particolar modo se queste venivano ammirate sopra le sue colline. ...