L'aria pungente che accompagnava i primi di dicembre gli aveva lasciato un graffio inciso nei polmoni. Stretto nel caldo abbraccio del maglione, affondava le mani, coperte dai guanti neri, nella giacca della squadra rivestita di pelliccia. Muoveva dei piccoli passi sul posto, come ancora non avesse smesso di fare la corsa mattutina, nel tentativo di distrarsi un po' durante l'attesa .
Aspettava, al solito angolo di strada, Ray. Il sole stava ancora prendendo il suo tempo per destarsi, così come l'amico, se la stava prendendo comoda per raggiungerlo. Quella mattina si erano messi d'accordo di incontrarsi un po' prima, per deviare il percorso verso casa di Jamia e passarla a prendere. Avevano deciso che quei giorni le sarebbero stati più accanto possibile, speravano che nella loro vicinanza lei avrebbe trovato qualcuno con cui sfogarsi e magari svagarsi.
Lei era stata indubbiamente quella colpita nella maniera peggiore da quei giorni, e Frank non avrebbe fatto l'errore di non starle accanto. Era certo dell'idea che la presenza di un amico in certi casi fosse il miglior toccasana, e aveva visto gli effetti di avere Gerard accanto. Escludendo la loro litigata, si era sentito più libero, la pressione che gli schiacciava i polmoni si era attenuata. Voleva che anche Jamia si sentisse meglio come si sentiva lui.
Voleva che quell'espressione, quella che aveva visto calcarle il volto quando le aveva dato le condoglianze per la morte del padre in Vietnam, venisse addolcita dai suoi radiosi sorrisi.
Baciata da uno dei raggi di sole nascente, vide la folta chioma riccia di Ray assumere sfumature d'ambra. Il ragazzo lo stava raggiungendo a grandi passi, muovendosi velocemente con un espressione di pseudo scuse in volto. Quando furono uno di fianco all'altro non diede a Frank neanche il tempo di parlare che subito lo incoraggiò a camminare. «Lo so che ho fatto tardi, ma non è del tutto colpa mia» si parò.
Frank lo guardò aspettando che continuasse e, riprendendo un po' di fiato, il più alto riprese a parlare. «Ero pronto ad uscire di casa quando è squillato il telefono, era Jamia. Mi ha chiamato per dirmi che non sapeva se venire o no a scuola, e io ho cercato di convincerla dicendo che così avrebbe assistito all'assemblea dedicata a Bob» spiegò riprendendo un passo più calmo e un respiro regolare.
Frank se n'era completamente dimenticato. Dopo il ritrovamento del corpo la notizia della morte di Bob aveva fatto il giro della città in poco tempo e la scuola aveva annunciato che avrebbe fatto un assemblea in suo onore, per fare in modo che nessuno dimenticasse l'atleta Robert Bryar, morto in un tragico incidente. Era stata classificata così la sua morte, come tragico incidente. Nonostante non avesse visto per bene il corpo al ritrovamento, gli pareva strano che fosse ridotto così male per un incidente, però bisognava anche includere l'azione degli animali, e nessuno voleva allarmare senza alcun motivo la cittadina parlando di omicidio.
«Perché non mi ha chiamato?» domandò Frank subito dopo, pensava di avere un bel rapporto con l'amica, non capiva perché non avesse avvisato anche lui. «Ha detto che ci ha provato, ma non ha risposto nessuno» rispose Ray. Probabilmente era già uscito di casa, tutto qui, rispose con un cenno del capo. «Come ti è sembrata al telefono?» domandò guardando di fronte a sé. «Come ieri» rispose Ray rattristandosi un po'. Erano andati con la famiglia a fare le proprie condoglianze, e la ragazza era rimasta tutto il tempo zitta per conto suo, non aveva detto una parola, ma neanche versato alcuna lacrima.
Dopo qualche minuto videro l'esterno della casa che presentava una cura non indifferente come sempre, ma all'interno erano certi che l'atmosfera fosse ancora pesante.
Attraversarono il vialetto di ciottoli e Ray suonò il campanello. Aspettarono un po' prima di vedere uscire, spoglia del bel sorriso che metteva in mostra tutti i denti dritti, Jamia. I lisci capelli neri raccolti in una frettolosa coda bassa, lo sguardo svogliato e lo zaino appeso ad una spalla. Li saluto non sforzandosi di sorridere e avvisò sua madre che stava andando a scuola. «Non volevate salutarla, giusto?» domandò senza animo nella voce, appena prima di chiudere la porta. Entrambi risposero di no e andarono.
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A Summoning // Frerard
ФанфикMonroeville era sempre stata una cittadina tranquilla, non c'erano mai novità lì, erano sempre gli stessi volti con le stesse storie. Monroeville aveva sempre avuto albe stupende, in particolar modo se queste venivano ammirate sopra le sue colline. ...