Stava ben attento a non toccare in alcun modo il pelo dell'animale; guardava il gatto accucciato al suo fianco muovere pigramente la coda che, di tanto in tanto, gli sfiorava la gamba del pantalone. I pomeriggi, sempre più corti, regalavano meno ore di luce, e di conseguenza il viale decorato dai cipressi era già illuminato a giorno dai lampioni, anche la luce nella veranda di casa Way era stata accesa.
Inchiostro miagolò toccando con la zampa un laccio consunto delle scarpe in tela nere di Gerard. C'era calma piatta attorno a loro, nonostante la famiglia fosse tutta operativa, c'era il silenzio ad immergere gli unici due esseri viventi all'esterno della abitazione. Gerard poggiò il capo sui dorsi delle mani, i gomiti erano piegati sulle ginocchia ed i capelli gli cadevano a coprirgli gli occhi.
«Quello era un sì? Sono riuscito a rovinare tutto anche senza averlo fatto di proposito, o con intenzione?» sospirò guardando il gatto ciondolare con la coda più velocemente, «Devi ammettere però che ci vuole dell'arte nel fare questo» commentò con un sorriso amaro stampato in volto.
Gli sembrava che la sua vita fosse una tragicommedia. Appena qualcosa stava andando bene, si stava aprendo e comportando come effettivamente ogni ragazzo della sua età faceva, subito vedeva crollare la scena. Eppure gli sembrava di essersi comportato bene, in maniera normale, di non aver fatto nulla. Non aveva sabotato in alcun modo quella scena, le battute erano giuste, ma il teatro era comunque crollato.
«Inchiostro tu che hai visto tutto giù nell'ombra, mi confermi che non ho fatto nulla io, sono stato gentile, non ho aggredito nessuno, giusto?» domandò portandosi le mani a stringere i capelli, il micio miagolò in risposta e accarezzò le scarpe del ragazzo, raschiando con gli artigli sul tessuto. «Allora perché è scappato e ha iniziato ad ignorarmi come un mese fa?», ormai era solito accennargli un saluto, sempre meno abbozzato, per i corridoi o quando si incrociavano, invece in quel paio di giorni Gerard era tornato un fantasma.
Gerard sbuffò mettendosi i capelli dietro l'orecchio, riportando vivo il ricordo di quella sera. Le mani di Frank che lo sfioravano, quella sensazione che lo aveva percorso, un brivido violento lo scombussolava al solo pensiero. Erano stati talmente vicini, aveva catturato ogni sfumatura visibile dei suoi occhi e delle ciglia sottili che gli cingevano lo sguardo. Poi, come se fosse un mago durante un trucco di prestigio, era sparito e non l'aveva visto più, se non solo lasciare in fretta la via verso il cancello.
«Però è stato lui ad avvicinarsi…» cercò di giustificarsi iniziando a perdere lo sguardo nel vuoto. Inchiostro si stiracchiò e, leggermente, iniziò a fare le fuse accanto alla gamba di Gerard, il ragazzo assorto nei pensieri non si preoccupò neanche di scacciare il gatto. «Secondo te stava per…» si interruppe ritraendo indietro la gamba, «No, è impossibile, lui è come tutti gli altri». Fra i due era lui quello sbagliato, come sempre.
«Però è lui che si stava avvicinando» continuò affondando sempre di più le dita affusolate fra i capelli, queste si perdevano e regalavano un forte contrasto fra le mani pallide arrossate dal freddo e le ciocche mosse castane. Era più probabile pensare che Frank fosse etero come tutti, sembrava che solo Gerard fosse nato sbagliato, solo Gerard sembrava diverso in quel piccolo spiazzo di provincia.
Gerard si alzò e passò le mani sul pantalone stropicciato, nel tentativo di pulirlo dai peli dell'animale. «Ho bisogno di qualcuno che mi sappia dare anche una risposta però» esordì, prima di voltare le spalle e lasciare Inchiostro andare a fondo per le vie che si formavano tra le varie lapidi.
Aprì la porta facendosi avvolgere a pieno dalla vita che, fino a qualche istante prima, era rimasta rinchiusa in quelle quattro mura. Un'onda lo aveva inzuppato da capo a piedi. Sentiva i passi pesanti di Mikey che scendeva le scale sbuffando con una cassetta colma di attrezzi ad ingombrargli la presa, Donna che intimava al figlio minore di fare attenzione con quegli strumenti e di non combinare guai e Donald, dal retro, che chiamava a gran voce il biondo mentre aspettava i suoi attrezzi.
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A Summoning // Frerard
FanfictionMonroeville era sempre stata una cittadina tranquilla, non c'erano mai novità lì, erano sempre gli stessi volti con le stesse storie. Monroeville aveva sempre avuto albe stupende, in particolar modo se queste venivano ammirate sopra le sue colline. ...