Perquisì le tasche dei jeans una terza volta e quelle della giacca una quarta volta, ma nulla di nuovo era uscito fuori. Si dovette arrendere all'idea che aveva dimenticato le chiavi di casa e che doveva per forza suonare il campanello per poter entrare. Di solito non era un problema, ma quella sera aveva sperato di risultare il meno visibile possibile, o almeno di non rendere la sua sbadataggine un ulteriore capo di accusa nei suoi confronti.
In un fortuito lampo di genio si ricordò dell'esistenza della tasca più piccola nella sua cartella - la usava come deposito per cianfrusaglie - si riservò di rovistarci dentro prima di suonare. Trovò un mucchio di cartacce, tappi di penne, gomme e matite che aveva dato ormai per disperse e anche una monetina da un quarto di dollaro, ma niente chiavi. Si arrese, avvicinò il dito e premette il tasto.
In brevissimo tempo rispetto al solito la porta di casa si aprì e si mostrò una figura alta con l'espressione accigliata in volto. Anthony non sembrava per nulla contento di vedere rientrare il figlio a quell'ora e non sembrava neanche disposto a delle spiegazioni. Non lo salutò, e neanche Frank ci provò, a testa bassa varcò la soglia di casa e si diresse in sala da pranzo, lì dove stava sua madre ad aspettarlo con già la tavola imbandita.
Frank non lasciò lo zaino e nemmeno si sfilò la giacca di dosso, ma anzi rimase in piedi, sempre con lo sguardo basso, aspettando un rimprovero dai suoi. Quando anche Anthony si sedette nuovamente, Frank ancora non aveva alzato lo sguardo verso sua madre, immaginando un volto deluso; aspettò la parola di uno dei due per alzare la testa.
«Frank, hai per caso qualcosa da dirci?» a porre la domanda fu il padre. Il figlio guardandolo ripercorse in fretta gli avvenimenti di quella giornata ben deciso di non farne parola con nessuno se non Gerard. Frank non rispose, ma anzi guardò sua madre che teneva un'espressione seria, ma con il suo tratto dolce che la contraddistingueva. «Penso sia meglio che ce lo dica tu» continuò il padre in risposta al silenzio del figlio.
Frank non aveva idea di cosa dire loro. Sembrava palese che sapessero che aveva saltato gli allenamenti e che fino a quell'ora non era rimasto a scuola, ma non sapeva se avessero parlato con il coach o con Raymond. «Ho saltato gli allenamenti» iniziò a tastare il terreno, doveva andare cauto per non rischiare di buttarsi la zappa sui piedi da solo. Anthony fece di sì con il capo, e con un gesto della mano lo incoraggiò a proseguire.
«Perché?» domandò invece Linda precedendolo nel continuare il suo racconto stentato. Un groviglio si strinse all'altezza dello stomaco di Frank. Il suo motivo aveva un nome e un volto ben preciso, ma avrebbe dovuto mentire, evitare a tutti i costi la verità. Lì su due piedi tirò fuori la scusa più banale che conoscesse: «Non mi andava oggi».
Il volto di Anthony acquisì un'espressione ancora più dura, le sopracciglia sempre più corrugate e le labbra serrate come non le aveva mai viste. «Non ricordavo che il baseball, che ti farà guadagnare una prestigiosa borsa di studio, andasse praticato solamente quando ne avessi voglia e non con costanza» replicò il padre con un'ironia tagliente che era rovinata dal tono della voce troppo arrabbiato. Frank deglutì abbassando di nuovo lo sguardo.
Passarono dei minuti in cui nessuno dei tre presenti voleva parlare. A farsi avanti fu sua madre, «E dove sei stato fino ad ora? Cosa ti costava tornare a casa?» domandò. Frank tornò a guardare entrambi gli interlocutori. Perché non era tornato a casa? Perchè stava con Gerard e voleva passare del tempo con lui lontano da tutti. Questa era la risposta vera e ora avrebbe dovuto modificarla in modo da renderla adatta ai suoi. Gli bastava dire una mezza verità. «Volevo passare un po' di tempo da solo, è da tanto che non mi capita» affermò cercando di mostrarsi sincero nelle parole.
I genitori lo scrutarono, Frank vide, ma soprattutto percepì, il giudizio dei suoi genitori percorrerlo da capo a piedi. «Cosa ti costava avvisarci prima di uscire da scuola?» domandò il padre, il tono continuava a non cambiare affatto. Le mani nelle tasche che giocavano con la monetina che aveva ripescato dallo zaino. «Non avevo abbastanza soldi» mentì sicuro. Anthony continuò a guardarlo con un duro sospetto negli occhi.
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A Summoning // Frerard
FanficMonroeville era sempre stata una cittadina tranquilla, non c'erano mai novità lì, erano sempre gli stessi volti con le stesse storie. Monroeville aveva sempre avuto albe stupende, in particolar modo se queste venivano ammirate sopra le sue colline. ...