Non avevano detto molto durante il ritorno a casa, non avevano bisogno di dirsi chissà cosa, quello che avevano sentito era bastato. Un piccolo tarlo iniziò a picchiettare nel cervello di Gerard, non sapeva perché, ma sentiva che qualcosa non gli tornava. Forse era un sottile senso di colpa. Dopo anni di bullismo quell'idiota riusciva a torturarlo anche da morto. Era morto… nonostante fosse praticamente nato in mezzo alla morte questa volta gli aveva fatto uno strano effetto.
«Quindi quel biondo delle uova è andato, eh?» pronunciò Mikey risvegliato dal suo silenzio, non voleva sembrare insensibile in quello che stava per dire, ma non trovava un modo gentile per dirlo. Gerard sfilandosi la cintura di sicurezza annuì. «Non voglio sembrare insensibile o cosa, ma sinceramente non mi dispiace per nulla, anzi, ora ci sarà qualcuno in meno ad infastidirti» disse per poi slacciare la cintura e uscire dalla vettura sbattendo la portiera.
Gerard rimase a fissare il volante qualche istante. Dentro di sé c'era una piccola battaglia. Un parte gli diceva che Mikey aveva ragione, seppur la morte di una persona era sempre un evento spiacevole, in particolare se la vita era stata spezzata in maniera precoce e violenta, ma si era liberato di uno dei suoi bulli; l'altra parte si sentiva in colpa, come se la morte di Bob fosse colpa sua.
«Mikey…» cercò di riprenderlo mentre lo seguiva all'entrata di casa, ma non riuscì a dire nulla. «Cosa? Un po' se lo meritava dai» ribatté di fronte alla porta, aspettando che qualcuno aprisse. A Gerard sembrava che quello non fosse suo fratello, non l'aveva mai sentito così cinico e arrabbiato. Non aveva mai mostrato apertamente molta sensibilità per chi esulava dalla sua famiglia, ma non era neanche mai stato così stronzo nei confronti degli altri. «È morta una persona! Sembri felice cazzo» sbottò stranito dal comportamento del fratello.
«Chi è morto?» domandò Donna che aprendo la porta aveva fatto in tempo ad ascoltare l'ultima parte della frase. Il più piccolo ignorò la domanda della madre, entrò e pose una domanda a Gerard: «Non mi dire che non l'hai mai voluto vedere sotto terra?». Donna guardò i due, sempre più preoccupata, pose nuovamente la domanda, ma venne ignorata ulteriormente. «Un conto è fantasticare quando si è incazzati, un conto è essere felici quando muore davvero!» pronunciò alzando il tono della voce entrando e sbattendo la porta dietro di sé.
«Da quando hai fatto amicizia con quel Frankie sembri scusare tutte le cattiverie che ti fanno! Svegliati Gee» disse a metà delle scale per il piano di sopra. Sottolineò, facendo il verso, il nome di Frank. Lasciò Gerard a dover gestire la domande della madre con un'occhiata quasi di delusione e si chiuse in camera. Forse… No! Non li aveva scusati affatto, semplicemente da persona normale, per la morte di uno stronzo un po' gli dispiaceva comunque, non per lui, ma per il dolore che aveva lasciato dietro.
«Ma insomma, mi volete rispondere?» domandò innervosita la madre. Gerard si voltò a guardarla e sbuffando le disse quello che voleva sapere. Vide l'espressione della madre gelarsi, perse lo sguardo nel vuoto, poteva immaginare cosa stesse pensando, probabilmente le dispiaceva non conoscendolo affatto. «Quel povero ragazzo» mormorò. In uno slancio abbracciò il figlio, la consapevolezza della fragilità della vita sulla terra la travolse. Gerard si trovò a pensare che la morte colpisce in maniera differente quando accade vicino a te.
«Cos'è successo, perché stavate gridando?» domandò Helena, irruppe nel corridoio dell'entrata, lasciando dietro di sé il salotto con il televisore a parlare con una stanza vuota. «Nulla» rispose svogliato sfilandosi il cappotto e appendendolo al appendiabiti. Lo sguardo della nonna continuò a scrutare il nipote, sapeva che si trattava di qualcosa di serio se i due fratelli avevano iniziato a litigare, capitava di rado. Aveva sentito nominare quel ragazzo che aveva a che fare con Gerard, quello dell'incantesimo, tutto quello le puzzava terribilmente.
STAI LEGGENDO
A Summoning // Frerard
FanfictionMonroeville era sempre stata una cittadina tranquilla, non c'erano mai novità lì, erano sempre gli stessi volti con le stesse storie. Monroeville aveva sempre avuto albe stupende, in particolar modo se queste venivano ammirate sopra le sue colline. ...