«Mikey quanto ti manca?» domandò Gerard alzando la voce in modo che da camera sua raggiungesse quella del fratello chiusa a chiave. Gerard si guardava allo specchio, come ogni mattina. Nonostante le cose fossero cambiate sia all'esterno che all'interno di sé, egli restava comunque una piccola macchia nera. Quei jeans neri consunti gli fasciavano troppo le cosce - che odiava - , ma in compenso indossava nuovamente il maglione grigio nel quale riusciva a nascondersi al meglio e il giacchetto nero in cui riusciva a celarsi così come nella sua tanto amata sciarpa a strisce nere e grigie.
Immerse il volto dal colorito funereo nella sciarpa, odorandola e pensando al ragazzo che donava del colore al suo viso. Strinse l'estremità della sciarpa con le mani adornate da nocche rosse. Ripensò a quello che gli aveva detto Frank, a quanta agitazione ora avesse in corpo. Frank era stato chiamato in commissariato per essere interrogato sulla scomparsa di Bob.
Quella che loro pensavano essere una semplice assenza si era purtroppo trasformata in qualcosa di molto più serio. Non si aveva traccia di Robert da giorni. I due amici quando erano andati in commissariato, accompagnati dai loro genitori, avevano detto tutto quello che sapevano. L'ultima volta in cui entrambi l'avevano visto era stata vicino allo skatepark e questo avevano detto entrambi. Questa informazione però non sembrava essere stata abbastanza utile alle ricerche, dato che dopo un sopralluogo nei dintorni non avevano trovato nessuno.
Quel pomeriggio, dopo l'interrogatorio, con la scusa di trattenersi un po' con Ray, e con il fatto che i genitori sarebbero dovuti tornare a lavoro, Frank andò da Gerard. Gli vomitò addosso tutte le sue paure. Gli confessò quella brutta sensazione che aveva avuto prima di lasciare Bob andare da solo. Gli disse di come ora si sentiva in colpa, di quanto sapeva che avrebbe dovuto insistere di più quella sera.
Nonostante Gerard avesse provato a consolarlo, rassicurandolo sul fatto che l'avrebbero trovato, che sarebbe tornato a scuola restando il solito sbruffone, Frank era rimasto con le lacrime agli occhi. La convinzione che fosse colpa sua non sembrava volerlo lasciare. Era convinto che fosse successo qualcosa di brutto, lo sapeva. Quella mattina infatti, con la cera peggiore che Gerard gli avesse mai visto in faccia, gli aveva confessato - in disparte, lontano da sguardi indiscreti - che meditava di non giocare quella sera.
Gli aveva detto che non valeva la pena di andare a vederlo, tanto non ci sarebbe stato in partita. Gli si vedeva scritto in faccia che quella era l'ultima cosa di cui gli importava in quel momento. Però Gerard, così come aveva fatto Ray durante tutta la giornata, gli aveva consigliato di giocare comunque, di liberare la mente da quei pensieri. "Fasciarti la testa ora non aiuta nessuno" gli aveva detto, anche se non gli era mai importato dello sport, ora sentiva che era la cosa giusta: motivarlo a giocare.
Si guardò un'ultima volta. Anche i suoi occhi, che fingevano di essere sicuri di sé e senza timore per il destino di Robert, in realtà erano intrisi di timore. Anche lui condivideva con Frank un orribile presentimento, ma non glielo avrebbe mai confessato.
«Eccomi, giusto il tempo di sistemarmi i capelli» annunciò Mikey affacciandosi alla porta del fratello, esso distolse in fretta la vista dal suo riflesso e guardò il minore. Mikey indossava un cappotto che lo faceva apparire più magro e fragile di quello che in realtà era, sul capo aveva un berretto in lana, esso portò Gerard a chiedersi il motivo di sistemarsi i capelli per poi coprirli.
«Dai andiamo, inizia tra poco» disse Gerard impugnando le chiavi della macchina e sistemandosi meglio la sciarpa attorno al collo. Mikey, strisciando i piedi sul pavimento, percorse tutta la strada tra il piano superiore e la porta d'ingresso ostentando una già visibile svogliatezza nell'accompagnare il fratello. «Smettila» lo riproverò Gerard mentre apriva la porta. «No che non la smetto, io a questa partita non ci volevo venire, e non capisco perché ci voglia andare tu!» si lagnò.
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A Summoning // Frerard
FanfictionMonroeville era sempre stata una cittadina tranquilla, non c'erano mai novità lì, erano sempre gli stessi volti con le stesse storie. Monroeville aveva sempre avuto albe stupende, in particolar modo se queste venivano ammirate sopra le sue colline. ...