Gerard tese le orecchie, pronto a prestare la massima attenzione ad ogni singola parola, doveva far filare tutto liscio. «Prima di tutto, come ti dissi, io non comando il futuro, ciò che ci circonda può influire sulla fattura. Non è un gioco. Questi» indicò il suo libro, «Sono incantesimi che alterano la realtà, ma anche essa può influire sull'incantesimo» esplicò. Gerard annuì serio in volto, aveva catturato le parole della nonna, ma ora voleva passare ai fatti.
«Perché questa fattura abbia il risultato che desideriamo c'è bisogno che sia tu a pronunciarla» iniziò a sfogliare le pagine del libro. «Ascolta» iniziò a leggere i piccoli caratteri artistici delle pagine, «Ogni persona che tiene o a cui il soggetto al quale è indirizzato l'incantesimo tiene, in modo particolare, lascerà spazio a chi pronuncia l'incantesimo. Colui che aiuterà la strega nell'opera è un'entità sospesa tra il mondo dei morti e quello soprannaturale. Tale entità, il Qareen» aggiunse quasi a memoria Helena, «Lascerà immuni solo coloro che pronunceranno la formula e si fermerà solo quando la strega avrà raggiunto il suo obiettivo».
Helena si fermò dal leggere, alzò lo sguardo verso il nipote per capire se fosse tutto chiaro. «Capito?» domandò guardando il suo sguardo pensieroso. «Quindi questo coso» fece per riferirsi all'entità di nome Qareen, «Mi aiuterà a conquistare chiunque io voglia? Ma come? E come fa a capire da chi andare?» domandò nella speranza di non sembrare stupido. Ora tutta quella faccenda stava diventando più reale, ma allo stesso tempo più fantasiosa.
«A noi non deve interessare il modo in cui lui agisce, ti basti sapere che non ti devi preoccupare. Poi per quanto riguarda il come il Qareen faccia a sapere da chi andare, be', ci serve un oggetto appartenuto al tuo interessato per l'incantesimo, e il resto viene da sé. Niente sangue o ciocche di capelli, solamente un oggetto» spiegò con calma Helena, non guardando mai Gerard negli occhi.
«Quindi Gerard prima di procedere mi devi dare del tempo per preparare la stanza, e come avrai capito, mi serve un oggetto» lasciò la frase sospesa, vedendo l'espressione smarrita del nipote. Helena si era già eretta in piedi per iniziare a progettare con lo sguardo come sistemare la stanza. Notando però il silenzio del suo interlocutore spostò l'attenzione su di lui, decidendo di rassicurarlo: «Guarda che non dobbiamo farlo per forza oggi se non hai nulla, anche domani va bene», gli mise una mano sulla spalla.
Come se avesse preso la scossa, a quel contatto Gerard scattò in piedi con un ampio sorriso sul volto. «E invece ti sbagli! Ho quello che ci serve!» esclamò correndo al piano superiore. Nel tragitto incontrò sua madre, intenta ad entrare in camera sua, con un cesto pieno tra le mani. «Gee non hai neanche salutato quando sei rientrato» l'aveva rimproverato anche lei quando entrambi furono entrati nella camera del ragazzo.
«Mamma per caso hai già fatto il bucato?» domandò notando che, né per terra, sotto il letto, sulla sedia o sulla cassapanca sotto la finestra c'era traccia di una maglietta. «Lo sto per riporre ora. Sei talmente distratto ultimamente che neanche ti sei accorto che il cimitero di vestiti disseminati in questa stanza era sparito». Gerard però, di tutto quello che gli aveva detto la madre, aveva sentito solamente la prima parte.
«Hai trovato una maglietta bianca, con il logo della scuola?» domandò iniziando a frugare nella cesta che era stata posata sulla sua scrivania. Donna allontanò il ragazzo dal suo bucato ordinato, «Fermo, così incasini tutto! Eccola» estrasse da una pila, lasciandola comunque intatta, una maglietta «Poi dimmi perché è così importante» disse mentre il figlio era già scappato nuovamente al piano di sotto.
Gerard scese le scale del seminterrato sventolando trionfante la t-shirt. Helena, vedendolo così, lo trovò diverso dal solito, sicuro, con un obiettivo da perseguire. «Se questa è sua, posso iniziare, appena è tutto in ordine ti chiamo io, non ci vorrà molto». E così fece, Gerard uscì aspettando vicino al sottoscala ed aspettò finché la nonna, dopo una decina di minuti, lo richiamò.
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A Summoning // Frerard
FanfictionMonroeville era sempre stata una cittadina tranquilla, non c'erano mai novità lì, erano sempre gli stessi volti con le stesse storie. Monroeville aveva sempre avuto albe stupende, in particolar modo se queste venivano ammirate sopra le sue colline. ...