Il vento freddo che svettava sul dorso delle colline muoveva inesorabili i fili d'erba piegati al suo volere e infastidiva i pochi fiori superstiti, che sopravvivevano al tempo sempre più rigido per loro. Quel clima, il freddo sempre più presente, le piogge, che durante le giornate più gelata davano vita a piccoli fiocchi di neve destinati a una breve esistenza, ed il cielo quasi costantemente nuvoloso, erano degni di novembre inoltrato. Il cielo ogni giorno che passava percorreva tutte le sfumature di azzurro fino a sfiorare l'indaco, sempre più in fretta. Striature cremisi squarciavano la volta come fosse una tela.
Quei luoghi, le colline, nonostante godessero durante tutto l'anno di una vista magnifica degna delle migliori cartoline, durante quei mesi invernali, vista la piccola finestra di ore pomeridiane toccate dal sole, restavano molto spesso sole. Sole, come lo erano quei due ragazzi, seduti l'uno di fianco all'altro, entrambi con la punta del naso arrossata che spiccava sulla pelle chiara.
Il primo cercava di affondare il più possibile il volto nella lunga sciarpa di lana a righe grigie e nere, l'altro nascondeva le mani nelle tasche per evitare di incorrere nei geloni, ma entrambi non si guardavano in faccia, ne osavano sfiorarsi. Di sfuggita si concedevano attimi fugaci mentre l'altro non guardava, o fingeva di non farlo. Era già quasi un'ora che stavano insieme, e si erano detti poco più di una manciata di frasi. In quel momento ad entrambi bastava solamente il silenzio, e la presenza dell'altro di fianco.
In teoria sarebbe stato il turno di Frank parlare. Si era reso conto che molto di tutto quello che avevano passato entrambi l'aveva innescato lui. Ma non aveva le forze. Un semplice bacio, quell'atto, gli era costato tutto il carico di coraggio e intraprendenza di quel giorno, o forse di quella settimana.
In quel bacio però non c'era solo l'atto di dimostrare il proprio sentimento. In quel bacio c'era una ribellione al mondo e al modo in cui era cresciuto. Si era sempre finto un angelo, anche quando non erano più i suoi a vestirlo così aveva iniziato a travestirsi da solo in quello che volevano. Per amore in loro fingeva. Per amore in Gerard voleva togliersi l'aureola.
«Guarda» aveva detto Gerard indicando con il dito dalla punta rossastra il cielo, stava indicando una delle prime luci che si facevano spazio tra l'indaco sempre più scuro e il cremisi sempre più intenso. Quella era stata la prima parola uscita dalla bocca del ragazzo da parecchio tempo, più o meno da quando all'uscita, nel cortile scolastico si erano detti di passare del tempo insieme.
In effetti quell'incontro non l'aveva pianificato nessuno dei due. Dopo il bacio oltre a qualche sguardo imbarazzato accompagnato da guance roventi e un "allora ci vediamo dopo?" non c'era stato. Non avevano ancora parlato del bacio, e sembrava di camminare su un campo di mine antiuomo, ogni volta che qualcuno dei due pareva aprire bocca c'era il rischio che quell'argomento esplodesse e si dovesse affrontarlo.
«Sembra essere la prima» affermò Frank ammirando la stella, e rubando un frammento del profilo di Gerard. «Mia nonna mi diceva che quella era la prima a sorgere e l'ultima a tramontare perché era il nonno che vegliava su di noi» commentò Gerard continuando a scrutare il firmamento. Frank sorrise a quell'affermazione, gli regalava una sensazione di tenerezza pensare a Gerard da piccolo ricordare così il nonno.
«E ora?» domandò il più alto guardando l'orizzonte, il sole meno accecante diventava sempre più aranciato e si adagia sul profilo della città. Frank d'istinto si voltò per scrutarlo e cercare di decifrare quella domanda decontestualizzata. Il giovane non rispose, ma continuò a guardarlo invitandolo a dargli più indizi. Gerard si voltò e incrociò lo sguardo di Frank.
Succedeva ogni volta, e sarebbe successo per sempre. Fermarsi su quei occhi nocciola gli aveva fatto saltare un battito. «È dalla prima volta che ti ho visto per i corridoi al primo anno che sogno di baciarti, di passare momenti del genere con te. Avevo ormai perso l'ultima piccola speranza da qualche settimana, ma ora che siamo qui non mi pare reale. Ho come la certezza che mi sveglierò e capirò che non è successo davvero» gli disse. Le labbra nascoste dalla sciarpa facevano uscire delle parole ovattate, quasi sussurrate, ma Frank riuscì comunque a capire.
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A Summoning // Frerard
FanfictionMonroeville era sempre stata una cittadina tranquilla, non c'erano mai novità lì, erano sempre gli stessi volti con le stesse storie. Monroeville aveva sempre avuto albe stupende, in particolar modo se queste venivano ammirate sopra le sue colline. ...