Capitolo 16

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'𝑪'𝒆̀ 𝒖𝒏 𝒕𝒆𝒎𝒑𝒐 𝒑𝒆𝒓 𝒊𝒏𝒔𝒊𝒔𝒕𝒆𝒓𝒆,
𝒆 𝒖𝒏 𝒕𝒆𝒎𝒑𝒐 𝒑𝒆𝒓 𝒍𝒂𝒔𝒄𝒊𝒂𝒓 𝒔𝒄𝒐𝒓𝒓𝒆𝒓𝒆.
𝑷𝒐𝒔𝒔𝒂 𝒕𝒖 𝒓𝒊𝒄𝒐𝒏𝒐𝒔𝒄𝒆𝒓𝒍𝒊 𝒆𝒏𝒕𝒓𝒂𝒎𝒃𝒊.'

𝑮𝒊𝒐 𝑬𝒗𝒂𝒏

Come si fa a capire s'è tempo per insistere?

"Driinnn." Il suono prepotente della sveglia mette in pausa le mie domande, la spengo.
Vaffanculo notte insonne!
Buon giorno mondo! E vaffanculo pure tu!

Mi alzo e vado a correre. Infilo le cuffiette dirigendomi a grandi falcate verso l'uscita del campus. Corro fino al parco, passo davanti casa di Chris e ritorno verso il dormitorio. Fuori il cancello dell'istituto ci sono gambe lunghe ed occhi belli che discutono animatamente, abbasso la musica e rallento i passi per cercare di captare qualcosa. Entrambi si bloccano e mi fissano ammutoliti, quindi riprendo a correre e torno in camera. Faccio una doccia e vado a lezione. In classe per tutto il tempo non ho fatto altro che pensare alle parole di Chris, alla sua rabbia, poi mi veniva in mente quel bacio appassionato mozzafiato e il mio cuore si scioglieva...

Vibra il cellulare, lo controllo tenendolo sotto il banco per non farmi beccare dalla prof, è di Thomas.
Certo ho sussultato come una stupida, non poteva essere di Chris. Non ho il suo numero e lui non ha il mio.

TH : Passi oggi? Sono tre giorni che sei sparita!

IO:👍

Ha ragione...
A volte i miei pensieri mi travolgono al punto di farmi dimenticare tutto il resto.
Le lezioni passano lente ed io ho solo Christian nella testa. Quando suona la campanella è una liberazione.

Mi fermo alla solita panchina del campus a completare dei compiti da consegnare per inizio settimana. Il giovedì sera sto dando una mano a Joe nel suo locale, la serata karaoke richiede fegato!
Non è niente d'impegnativo, verso da bere e tal volta ascolto i problemi delle persone. Ovviamente mi astengo nel dare consigli, sono la persona meno adatta. Joe paga bene, e le mance mi permettono di arrotondare, avere una bella presenza a volte ha i suoi vantaggi.


Scrivo un messaggio a Thomas.

IO : Sono da te tra 10 minuti, ci sei?

TH: Finalmente una frase di senso compiuto. Ti aspetto.

Esco dal campus e mi dirigo al locale, camminando e canticchiando con la musica ad alto volume.

Ricorda Stef, è la mente che controlla il corpo.

Fingiti felice e lo sarai.

Una volta arrivata apro la porta. «Thomas dove sei?»
Una voce rimbomba in lontananza. «Sono fuori... Cazzo!»
Un forte tonfo mi fa balzare, corro immediatamente in giardino. «Che succede?»
Thomas è a terra e si massaggia il polso. «Sono caduto, non si capisce?»  Dice in tono scherzoso.
Lo aiuto ad alzarsi.
«Guarda un po'!» Indica con lo sguardo la parte superiore del gazebo.
«Non ci credo... L'hai fatto tu?»
Annuisce fiero e soddisfatto.
Ha ricoperto la parte superiore del gazebo grezzo con delle assi di legno inchiodate l'una all'altra.

«È perfetto!» Esclamo.
«Mi sa che il polso è andato!»
In effetti è già molto gonfio. «Andiamo dentro, prendo del ghiaccio.»
Mi segue, cerco nel freezer dietro al bancone, lui mi osserva rapito.
«Che c'è?» Chiedo.
«Non ti avevo mai guardata dall'altra parte. Waow!»
Sorrido, stendo la sua mano sul bancone e metto la bustina con ghiaccio sul polso. «Ci sto bene?»
«Tu stai bene ovunque.»
Alzo le sopracciglia. «Preferirei una sdraio, costume da bagno, una spiaggia e una noce di cocco!»
Socchiude gli occhi come ad immaginare la scena. «Si, saresti perfetta!»
Sorridiamo insieme, il mio stomaco brontola, Thomas sgrana gli occhi. «Hai fame? »
Annuisco piegando le spalle. «Colpevole, non ho mangiato.»
Scatta all'in piedi raggiungendomi. «Ti preparo subito qualcosa. Che ti frulla per la testa, non hai guardato l'orologio? Sono le tre!»
Gli metto una mano sul petto. «No, faccio io. Tu devi tenere il ghiaccio.»
Mi evita e prende delle fette di pancarrè e del companatico.«Non dire sciocchezze, fatti coccolare un po'.»
«Okay, se proprio insisti.»
Mentre lui è intento a preparare dei tramezzini, tolgo dei quaderni dalla borsa e continuo a completare gli esercizi di matematica.
Bisbiglia. «Ghiaccio, acqua di cocco e...»
«Ananas!» Esclamiamo insieme.
Spinge davanti a me un piatto con il cibo che ha appena preparato, il drink, e viene a sedersi sullo sgabello accanto al mio. Chiude il quaderno. «Basta studiare, mangia!»
Faccio una smorfia dispettosa e prendo a mangiare. «Mmh, tu hai le mani d'oro...» Dico masticando a bocca aperta.

Tra le crepe del mio cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora