Capitolo 24.

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𝑪𝒉𝒓𝒊𝒔.

'𝑽𝒐𝒈𝒍𝒊𝒐 𝒆𝒔𝒔𝒆𝒓𝒆 𝒂𝒄𝒒𝒖𝒂 𝒑𝒆𝒓 𝒍𝒂 𝒕𝒖𝒂 𝒂𝒏𝒊𝒎𝒂
𝒄𝒊𝒃𝒐 𝒑𝒆𝒓 𝒊𝒍 𝒕𝒖𝒐 𝒄𝒖𝒐𝒓𝒆.

𝑴𝒂 𝒔𝒆 𝒑𝒓𝒆𝒇𝒆𝒓𝒊𝒔𝒄𝒊 𝒑𝒐𝒔𝒔𝒐 𝒆𝒔𝒔𝒆𝒓𝒆 𝒍𝒂 𝒅𝒓𝒐𝒈𝒂
𝒄𝒉𝒆 𝒄𝒂𝒏𝒄𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒊𝒍 𝒎𝒂𝒍𝒆.
𝑳' 𝒂𝒍𝒄𝒐𝒍 𝒄𝒉𝒆 𝒕𝒊 𝒔𝒄𝒐𝒓𝒓𝒆 𝒅𝒆𝒏𝒕𝒓𝒐
𝒑𝒆𝒓 𝒖𝒃𝒓𝒊𝒂𝒄𝒂𝒓𝒕𝒊 𝒅𝒊 𝒎𝒆.
𝑰𝒍 𝒔𝒆𝒔𝒔𝒐 𝒄𝒉𝒆 𝒔𝒂 𝒅'𝒂𝒎𝒐𝒓𝒆
𝒄𝒉𝒆 𝒏𝒆𝒔𝒔𝒖𝒏𝒐 𝒔𝒊 𝒆̀ 𝒑𝒓𝒆𝒔𝒐 𝒊𝒍 𝒕𝒆𝒎𝒑𝒐 𝒅𝒊 𝒓𝒆𝒈𝒂𝒍𝒂𝒓𝒕𝒊.'

𝑪𝒉𝒓𝒊𝒔𝒕𝒊𝒂𝒏 𝑴𝒊𝒍𝒍𝒆𝒓.



Ce l'ho fatta!

Sono entrato nella foresta, ho camminato a piedi nudi tra le rovine, inciampando in molteplici buche, è vero,  non mi sono fermato quando il corpo è stato graffiato dai rovi di spine, né alla vista dell'immenso e solido muro. L'ho scalato, seppur sembrasse non avere fine.

Quei fiori intrisi di silenzi e ferite mi attiravano a loro passo dopo passo. Ho attraversato la distesa di campi di girasole, e le ho viste, le girandole gialle, sono riuscito a soffiarci su.

Lo ammetto, sono un inguaribile romantico, non ho mai perso la speranza.
Lei è stata un fulmine a ciel sereno. Un fiume in piena che ti trascina violentemente giù per la cascata.
Mi chiama occhi belli.
Si sbaglia. Gli occhi belli non sono i miei, ma i suoi.
Ammalianti e travolgenti.
Di un caldo color castagna, puntinato e variopinto da ogni nuance di marrone, contornati da sfumature ambrate.
Mi hanno stregato al primo sguardo.

Boom.

Una botta alla spalla, rumore di libri sul pavimento e non c'è stato nulla da fare.
Waow.
Eccolo, l'unico pensiero che il mio cervello è stato in grado di assemblare.
Giù immediatamente.
Mi sono ritrovato con le gambe piegate, fingendo di raccogliere qualcosa, ho serrato in un pugno un mazzo di chiavi e, sono rimasto lì.
Immobile.
Irretito in una folta chioma di lunghi capelli color caffè con ombreggiature nocciola.
Rapito da una smorfia presuntuosa.
Il mondo, in quel preciso istante ha smesso di girare.
E con lui anch'io.
Ho capito che avrei fatto qualsiasi cosa per perdermi nuovamente in lei.

Non ho fama di essere uno sciupa femmine, e comunque un gentiluomo non si vanta mai delle sue conquiste, o scappatelle. Le ragazze si invaghivano del mio bell'aspetto con troppa facilità. Credevo di avere un serio problema, poiché perdevo l'interesse prim'ancora di uscirci, l'enigma si è risolto quando mi è sbattuta contro.
Nessuna ha mai fermato il mondo col solo sfiorarmi una spalla. Per quello le mie storie non sono durate più di una notte.

Lei è diversa. Così piena di sé, briosa ed altezzosa, sfacciata e intrigante, ma dietro la sua maschera, ho sempre pensato ci fosse un'anima delicata e preziosa.
Quando l'ho vista ballare sul tavolo con la sua amica ho pensato che non ci fosse stella in grado di oscurarla. È bella da togliere il fiato nella sua semplicità. Short e canotta rigorosamente a costine. Il suo corpo sinuoso farebbe perdere la testa anche ai santi. Ogni forma, ogni curva è al punto giusto. Si veste sempre di nero, per intonarlo al suo umore forse, o forse, per nascondersi meglio. Inutile dire che anche al buio, emana luce senza volere.

Sono un fatalista, credo nel destino e nei suoi segni.
Due incontri o meglio, due scontri in un'unica giornata, dev'essere stato per forza il fato.

Si è arrampicata sulla casetta sull'albero cadendomi quasi addosso, la sua presunzione nel volermi dire quale fosse il modo giusto di guardare le stelle..
Quel suo modo di essere danneggiata celato, da una ciocca di capelli che tira dietro un orecchio, per paura di farsi vedere, di lasciarsi ascoltare, capire.
Le smorfie, il modo arrogante di parlarmi, tutto gridava spogliami, arriva fino in fondo.

Tra le crepe del mio cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora