Capitolo 30.

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"𝑳'𝒂𝒎𝒐𝒓𝒆 𝒆̀ 𝒒𝒖𝒂𝒏𝒕𝒐 𝒄'𝒆̀ 𝒅𝒊 𝒑𝒊𝒖́ 𝒑𝒓𝒐𝒔𝒔𝒊𝒎𝒐 𝒂𝒍𝒍𝒂 𝒑𝒔𝒊𝒄𝒐𝒔𝒊.
𝑳'𝒂𝒎𝒐𝒓𝒆 𝒆̀ 𝒑𝒂𝒛𝒛𝒊𝒂."

𝑺𝒊𝒈𝒎𝒖𝒎𝒅 𝑭𝒓𝒆𝒖𝒅.




Wow. Chi diavolo sei?
Tutto e il contrario di tutto! Un mare calmo che diventa tempesta, una montagna di muscoli che cela tenerezza mista ad una passione indescrivibile, un raggio di sole capace di squarciare la notte più buia. I miei pensieri sembrano camminare su un filo teso tra due enormi montagne, sotto di essi chilometri di rocce e foschia fino a che la vista non si perde nel vuoto.

Sono distesa sul pavimento del bagno, - se qualcuno mi stesse guardando mi prenderebbe di sicuro per una squilibrata, eppure per me, è un'azione consolatoria senza paragoni- per la prima volta non mi sento persa.

L'inquietudine e il dolore lancinante che mi dilaniavano sono spariti.
Li ha presi lui.
Ha preso il mio dolore..

Sorrido ripensando alle ore appena trascorse insieme e a ciò che abbiamo fatto. 

La parte razionale di me non la pensa così, è scientificamente impossibile. Non funziona così, non nella vita reale, nessuno ti dice: "dammi il tuo dolore" e sparisce per davvero. Magari fosse così facile, avrei potuto lanciarlo via già tempo fa, evitando di lasciarmi spezzare da esso.

Mi faccio coccolare dall'idea poetica dell'azione, per qualche frammento di secondo, poi la parte logica di me prende immediatamente il sopravvento.

È un'illusione, un po' come quando i bambini si fanno male e chiedono un bacio alla mamma per guarire, non guariscono, la ferita è sempre li. Stringo gli occhi provando a leggermi dentro.
Cosa provo?
Come mi sento?
Ne sono uscita?
Basta davvero la preghiera sussurrata di una persona speciale a rimescolare le carte in tavola?


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Stefanie, 6 anni.

<<Non ci voglio salire più!>> Lascio cadere la bicicletta spingendola con un piede contro l'asfalto.

<<Ma chère riprovaci, sono sicura che andrà meglio.>>È piegata sulle ginocchia per arrivare alla mia altezza e con una mano mi accarezza amorevolmente i capelli.

Tiro su col naso per evitare di piangere.<< Ma mamma guarda..>> Le mostro le manine ferite sporche di sangue e terra.

<<Vediamo cosa posso fare..>> Prende il mio viso paffutello e comincia a riempirlo di baci, le guance, il naso, gli occhietti, la fronte. Tanti sonori baci.<<Adesso arriveranno fino a qui.>> Sussurra sfiorandomi la spalla piano fino ad arrivare ai palmi pulsanti. <<Così la bua passerà.>> Conclude sicura.

In un primo momento la guardo interdetta, poi abbasso lo sguardo sulle mani e allargo la bocca in un sorriso stupito. <<È passata mamma!>> 

<<Hai visto?>> Domanda tirando su un angolo delle labbra mentre si rimette in piedi. <<L'amore cura tutto petite étoile. Ti va di riprovarci?>>

Annuisco felice, riprendo la bicicletta dall'asfalto e rimonto in sella come se non fossi mai caduta.

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Ricordo di essermi chiesta più volte come fosse possibile, di aver fissato le mani per un tempo indefinito, il dolore era passato davvero nonostante le ferite fossero ancora lì.

Tra le crepe del mio cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora